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da Duamutef per Tutti quanti
Ciao ragazzi... io una volta scrivevo qui... mi sentivo così solo. Poi ad un tratto ho capito quale fosse il problema... Oltre il velo della razionalità gli uomini sono anche esseri guidati da impulsi, impressioni, sensazioni. La tristezza è qualcosa che prevalica tutto quanto esiste sotto il controllo della ragione. Diventa un'attitudine, un modo di camminare, di tenere la testa, di muovere gli occhi, il corpo. Bisogna distruggere la tristezza dalle basi, anche fingendo di essere felici. Una lunga finzione crea una verità. Così, proprio perché non avete nulla da perdere, immaginate di essere perfetti e felici, realizzate che siete così tristi perché siete sensibili, delicati ed intelligenti. Provate a sorridere, ad andare tra la gente con decisione. Ad avere entusiasmo in ogni piccola cosa del quotidiano. Parlate con chiunque vi capiti a tiro. Sconfiggete la timidezza, la gente è meno restìa al contatto umano di quanto non sembri. Prendete per mano una persona appena conosciuta. Guardate intensamente la prima persona che vi interessa quando uscite...
L'autocommisera è il motore della tristezza. Purtroppo tutti quei commenti che pensavo ipocriti e perbenisti come "c'è qualcuno anche per te", "devi continuare a provare" sono veri. Già, è stranissimo, ma quella che a voi sembra una riflessione fasulla e frivola (c'è qualcuno per tutti) in realtà è una realtà banale. Quelli strani siamo noi, perché abbiamo preso l'universo troppo sul serio, e non abbiamo mai imparato a volerci bene.
Pensateci su, e fatemi sapere cosa ne pensate.
19 settembre 2005
Categoria: Solitudine
da amy
ciao
trovo che hai ragione!! non ho ancora parovato di essere felice, cioe fingendo, io non parlo di miei problemi ai pocchi amici che ho, e quasi a nessuno, in generale le risolvo da sola, quando lo posso, ma trovo che è una buona idea, forse fingendo diventa vero ci provero, togliere le trisetezza dalla base!! è questo che ci vuole, tu sembri essere uscito allora magari funziona,
ti faro sapere ciaooo
21 settembre 2005
da li
hai scritto delle cose bellissime..soprattutto xkè c credo davvero in quello ke dici..nn scrivo altro xkè nn m sentirei all'altezza
22 settembre 2005
da Annonnimmmo
Sono d' accordo in parte. Io non sò se fingendo di essere felici alla fine si diventa felici. Credo sia giusto vivere quel che hai dentro senza negarlo. Credo sia importante cercare di capire perchè si è tristi e ci si sente soli e quindi vincere il problema estirpandolo alla radice. Ma sono anche d' accordo con te quando dici che probabilmente siamo noi a crearci la condizione in cui viviamo. Per me è mettendosi in discussione che si può riuscire a capire e a cambiare la condizione che non ci piace.
Immagino che se andassi in giro parlando e fingendo di essere felice, costruirei menzogna e magari la gente in generale mi rimanderebbe un feed-back positivo e mi potrei illudere di essere sereno, ma in verità credo che quello che ho e sono dentro non si può nascondere per sempre. Sì, forse il tuo "metodo" può far infossare dentro di me la mia tristezza, ma credo che prima o poi tornerebbe a farsi sentire. E' solo un rimandare il problema e questo non mi piace. Preferisco affrontarlo a muso duro e vincerlo. Non sarà la solitudine a vincere me, sarò io a vincere la solitudine...E poi la sofferenza fa parte della vita non si può pensare di vivere senza incontrarla...a meno che "non si voglia vivere". Ciao
22 settembre 2005
da Enrico
Già, a sentirti sembra tutto facile. Io credo che molto dipenda dalle circostanze. Ti faccio un esempio. Dovevo iscrivermi all'università tempo addietro, ma quel periodo è stato caratterizzato da solitudine, amicizie fallite, liti e depressione. Se ancora per qualche settimana io fossi stato bene avrei probabilmente ingranato all'università e ora sarei studente con più amici di qunti mi ritrovo (e migliori), nonchè migliore caratterialmente e più comprensivo verso tutti. E invece è andata male. Nonostante sia una persona più interessata e abile in certe discipline che molti laureati mi ritrovo a fare il call-center e a macerarmi nei brutti ricordi. E' solo un esempio tra i milioni de esempi sbagliati della mia vita, la quale è più o meno un disastro assoluto. Anche per colpa mia, lo so. Ma ti assicuro non solo.Quindi i vari discorsi del tipo:"siamo ciò che vogliamo essere" non mi trovano molto d'accordo.Non del tutto perlomeno. Cmq ti auguro che la tua vita sia sempre migliore. Augurio che estendo anche a ame stesso.
23 settembre 2005
da Annonnimmmo
Ragazzi per me la vita non è facile. Soffro anch' io.
Il mio cell non suona quasi mai, se non è per qualche attività particolare (hobby), nei momenti liberi sto da solo. Uscivo con amici con i quali ogni giorno sentivo il peso della relazione. Sapevo che non mi volevano, ma restavo con loro per paura di perdere quel poco di relazione che avevo almeno con loro. Ho provato a parlarci, ma a parole loro mi dicevano di essermi amici, ma che amici sono quelli che non ti telefonano per sapere come stai e sei sempre tu a dover chiamare.
Il problema è che io sono un tipo ansioso e quindi ho un carattere un po' difficile: complessato. Forse mi mentono per bontà di cuore, ma io non voglio più un amicizia di questo tipo. Non mi importa se rara o che cosa, ma voglio riuscire a liberarmi della mia ansia per potermi aprire agli altri e vivere un amicizia sincera e interessata con qualcuno.
Riconosco i miei limiti di persona e riconosco la mia "ansia", accetto che la gente fatica a reggerla, per questo sono deciso a vincerla e non mollerò.
Da quando ho riconosciuto la mia condizione e quindi la mia parte di responsabilità nei rapporti con gli altri, le cose vanno meglio, riesco anche a sentirmi più leggero dentro, perchè sto imparando a controllare l' ansia.
Non è vita facile, ma lo accetto. Faccio tanta fatica e il "processo di cambiamento" vedo che è lento e difficile, si parla di anni; ma i risultati, per quel che mi riguarda, li vedo.
Ultimamente sto imparando a capire che spesso nella mia testa esistono grossi pregiudizi verso gli altri che mi condizionano i rapporti con la gente. Per usare una metafora: è come se sia ruscito a togliere un mattore del muro che ho davanti agli occhi e dall' altra parte trovo "l' altro da me" che stavo cercando.
A volte mi capita anche che sono io che non voglio trovare l' "altro da me", perchè lavorare per "rompere il muro" mi costa fatica e a volte sento di non essere abbituato all' affetto della gente che un po' mi spaventa.
Bisogna fare passi piccoli e non avere fretta. Senza porsi un limite di tempo, bisogna lavorare per l' obbiettivo "l' altro da me" (se è questo che mi interessa), passando per il "trovare se stessi".
Tutto qui!!
Io credo che: volere è potere, ma tutto ha un costo.
Ciao
24 settembre 2005
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