Mi trovavo qualche anno fà nel pomeriggio a girare dentro scuola in piena autogestione, entravo ed uscivo dalle varie classi per vedere cosa succedeva e in una classe una di quelle morette da non passare inosservate stava insegnando a baciare a compagni di classe, alcuni timidi altri goffi, le dico di poter provare, a 17 anni avevo fatto poca pratica, un dilettante allo sbaraglio, ma fingo di essere un esperto e le smollo un bacio da paura, me ne accorgo perchè dopo essermi staccato lei è rimasta lì ad occhi chiusi un altro pò,mi giro e veloce come ero arrivato sparisco.
Il giorno dopo mi aspettava davanti scuola e, insomma Cecilia diventa la mia ragazza, si e me lo dimostrava in ogni modo.
Stare con una ragazza così per me era il massimo, molto ambita, sinceramente molto carina, forse troppo, passano giorni bellissimi con telefonate dopo cena lunghe e urli dei miei per le bollette, insomma tutte le cose folli che fanno tutti ma in lei c'era sempre un velo di tristezza, qualcosa che non girava bene, e io intuivo questo ed incolpavo me di non essere all'altezza di una ragazza così,e mi sperticavo, inventavo gag assurde, impossibile non ridere e divertirsi.
Il suo amore era reale e mi diceva sempre di avere genitori molto severi e dovevo lasciarla sempre lontano da casa, troppo lontano e saltava anche dei sabati, delle domeniche, ingenuo non ci facevo caso, più che altro pensavo che era la mia ragazza e non dovevo farmi delle paranoie assurde.
Un sabato pomeriggio stavamo su una panchina, lei sulle mie gambe e io sommerso dai suoi stupendi capelli neri, a un certo punto si irrigidisce come un sasso, come paralizzata e la guardo, comincia a tremare e punta in una direzione come un setter, mi giro e vedo un ragazzo mettere il cavalletto allo scooter dirigersi con un passo militare verso di noi, non solo si ferma estrae un coltello a scatto e lo apre!
Lei comincia a farsi prendere dal panico e capisco in un attimo tutto, quella che arrivava a passo spedito era l'ombra che lei aveva sempre sugli occhi.
La situazione è veramente drammatica e faccio l'unica cosa che reputo giusta da fare:gli vado incontro, me la tolgo da dosso e gli vado incontro e per un attimo nel suo sguardo vedo il terrore, sto facendo una cosa assurda, lo so, ma vado e gli dico chiaramente:Guarda, credo di aver capito che tu hai a che fare con lei, ma io non ne so nulla, lei mi ha detto quando l'ho conosciuta di essere libera come l'aria!
Nei miei occhi c'era la fermezza della verità e la certezza di essere stato anch'io ingannato, per cui aggiungo, rivolgendomi a lei:E' vero? E lei a testa bassa risponde di si.
Lui barcolla letteralmente e mi accorgo che la sua angoscia è enorme rispetto a quello che provavo io, e rimane immobile barcollante e lascia cadere il coltello dalle mani, in un secondo con un balzo degno di un gatto selvatico lo raccolgo, lo chiudo e me lo metto in tasca e incredibilmente rivolgendomi a tutti e due dico:Penso che voi due avete bisogno di parlarvi, di chiarirvi, di darvi delle spiegazioni, a me basta questo che ho visto.
E li ho lasciati lì,mi sono voltato un ultima volta vedendoli discutere fitti fitti, ma per fortuna civilmente.
Dentro al cuore per mezz'ora avevo un mattone e ricordo di essermi fermato a guardare dei glicini stupendi e a raccoglierli, non so perchè ma in quel momento mi sono sentito sollevato, di nuovo libero, quasi felice.
Dei suoi tentativi di colloquio con me portati avanti da sue intime amiche, non produssero su me alcun effetto, ci parlai dopo una settimana e le dissi che non intendevo perdonare un inganno così,anche doppio, mi dispiaceva.
Effettivamente non mi importava più di lei, ancora oggi non comprendo bene una risolutezza così che poi nemmeno mi appartiene.
In seguito venni a sapere che aveva quel ragazzo da tre anni e che per vedersi con me aveva detto a lui di aver bisogno di una pausa di riflessione.
Due mesi con me a riflettere...bah!
Un abbraccio ragazzi.
3 maggio 2006 - Roma
Categoria: Vita