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da monica per Anonimo
Ciao, sono capitata in questo sito solo cliccando "solitudine" nel motore di ricerca perchè ne soffro da sempre, ma ultimamente più che mai. Leggendo le varie dediche mi sono resa conto che molte persone che si sentono sole pensano di uscire dalla loro situazione solo con l'amore di una persona, anch'io ho sempre pensato così, ma ora ho riflettuto su una cosa, e cioè che forse bisognerebbe capire prima di tutto se stessi, capire qual'è la propria strada e dare un senso alla nostra vita, crearsi una personalità così forte che ci permette di stare bene con noi stessi, di avere la nostra pienezza, in modo che quando troveremo una persona da amare non sarà per riempire un vuoto ma per condividere la nostra pienezza con questa persona; tante volte siamo concentrati sull'idea di "essere amati", su quanto potremmo stare bene a ricevere amore, ma dobbiamo anche essere capaci di "amare", e possiamo donare noi stessi ad una persona completamente solo se prima di tutto troviamo una vita per noi stessi per poterla condividere nella sua pienezza. Anch'io do e ho sempre dato moltissima importanza all'amore, per me è l'essenza stessa della vita e ho sempre pensato che ti fa migliorare se è ricambiato e sereno, ma col tempo ho elaborato questo concetto, questa sfumatura che ho appena esposto. E' vero che a volte è proprio l'amore ad aprirti la tua strada di gioia e serenità, ma quello che voglio dire è che non bisognerebbe viverlo come una dipendenza o per riempire un vuoto, ma come condivisione fra due persone che hanno già la loro pienezza, mantenendo sempre la propia indipendenza, la propia autonomia. So che non è semplice da capire, nè da applicare, io ho letto un libro "un posto nel mondo "di Fabio Volo, che mi ha fatto capire tante cose tra cui questa. Non so se sia vero o no, è solo uno dei tanto modi in cui si può vedere e interpretare la vita, l'amore e noi stessi, ma l'ho trovato molto interessante.
27 giugno 2006 - Reggio Emilia
Categoria: Solitudine
da Auanagana Bob
Cara Monica, hai espresso molto bene lo stesso mio pensiero, non ho letto quel libro ma ci sono arrivato con lo yoga, la filosofia orientale, ma il punto di arrivo è lo stesso.
Considero un grosso errore "appoggiarsi"su un altra persona completamente per sentirsi completati,"pieni",in realtà la felicità o il desiderio di vivere le cose della vita devono essere personali e trovare "un compagno di viaggio" con il quale condividere molti aspetti della vita è importante, determinante,ma ognuno con la propria individualità, in uno scambio e in un arricchimento e rispetto reciproco, questo rappresenta secondo me un grande motivo di evoluzione personale.
Ti abbraccio molto forte e ti faccio i miei complimenti per questa profondità di pensiero.
Kiss
28 giugno 2006
da Fede
che dirti... la penso come te..credimi...mi hai fatto commuovere..porca vacca...la pensiamo allo stesso modo..nn pensavo che su qsto universo ci fosse una persona che la pensa allo stesso modo... cmq c'è la mia e-mai.. se vuoi puoi rispondermi!! un bacione!! Fede!
28 giugno 2006
da silvia
anch'io ho letto il libro e sono pienamente d'accordo con quello che dici. L'amore non solo non basta, ma a volte non serve neanche se prima non si è in grado di stare soli con sè stessi. baci!
28 giugno 2006
da monica
Grazie a tutti per avermi risposto e per avere capito il mio pensiero, ora non vorrei esagerare ma per me questo libro ha significato moltissimo, riporta in modo semplice e a volte anche con ironia dei concetti veramente molto profondi sull'esistenza umana, io ne ho percepito il significato, mi è entrato dentro, ho capito che vorrei cambiare, che non mi sento in sintonia con la vita che vivo ma più che altro in lotta, mi sento "disarmonica" rispetto alla vita che faccio, come se mi stessi forzando a vivere in questo modo anche se apparentemente sembra che vada tutto bene, invece secondo me una persona dovrebbe sentirsi in sintonia con al vita, come se ti lasciassi trasportare da un'onda che va in quella direzione e tu sai che vuoi andare da quella parte, che ti va bene così. Il problema è che non so come fare per "cambiare", vorrei farlo ma ci sono troppi condizionamenti e non ce la faccio a fregarmene di tutto... per me il concetto di "felicità" è molto legato a quello di "libertà", non è libero chi va chissà dove, ma chi da libero sfogo ai propri desideri, chi illumina la propria interiorità e non la tiene nell'ombra per inquadrarsi come vuole la società. La creatività è il respiro della personalità e ti mostra il tuo mondo, ti rende libero, ti illumina. Una frase di Paul Valery diceva" arricchiamoci delle nostre reciproche differenze", nel senso che due persone pur essendo "diverse" possono amarsi attraverso un "incastro" dei loro caratteri, una sorta di compensazione che non è dipendenza, ma solo arricchimento; infatti secondo me i rapporti sia d'amore che d'amicizia vanno molto "ad incastro". Fondamentalmente ognuno di noi guarda il mondo da dentro, tutto il resto è "fuori", per questo le persone possono aiutarci sempre in modo limitato ad uscire dalla solitudine, o solo parzialmente, forse possono alleviarci dai malesseri, possono darci anche tanto, ma poi sta a noi, solo a noi, trovare un equilibrio tra noi stessi e quello che sta fuori, se dentro di noi c'è un vuoto dobbiamo capire se è solo bisogno d'amore o se manca dell'altro e lo interpretiamo erroneamente solo con quel bisogno quando invece forse mancano anche altre cose che dovremmo risolvere solo con noi stessi. Io ad es. ho delle amiche anche carine e simpatiche e aperte al dialogo, ma poi mi rendo conto che finita la serata ognuno torna alla sua vita e allora devo fare i conti da sola con la mia vita e di lì ecco la solitudine, il vuoto... io non gliene faccio una colpa, mi rendo conto che la vita va così, come nell'amore anche nell'amicizia prima bisogna ritrovare se stessi per poi vivere meglio i rapporti interpersonali ed emanare positività. Mi sono resa conto che piangere solitudine dalle persone ti da solo negatività, susciti pena, per quanto ti possano e vogliano aiutare le cose non cambieranno se non ti viene da dentro. Il problema è che la vita andrebbe vissuta intensamente in ogni suo momento, bisognerebbe coglierne l'essenza, invece mi rendo conto che spesso speriamo che passi nell'attesa di qualcosa, ma in questo modo ne "riduciamo" il tempo; Leopardi diceva che la felicità è data dall'ettesa del desiderio, forse è vero, ma questa è una visione un po' di rassegnazione, invece bisognerebbe reagire, cercare di cambiare, e allora la felicità scaturisce dal desiderare cio' che si fa, dal volere le cose che si fanno, e non subirle per andare avanti zoppicando. Scusate se sono stata lunga un po' confusionaria ad esporre i concetti, ma lo sto facendo di fretta... spero comunque di essere capita.
Chiudo con due belle frasi che ritengo molto intense:
"LA VITA E' CIO' CHE CI ACCADE MENTRE SIAMO IMPEGANTI A FARE QUALCOS'ALTRO, E SI CONSUMA NELL'ATTESA DI CIO' CHE DESIDERIAMO".
"LE COSE NON SI VEDONO PER CIO' CHE SONO, MA PER CIO' CHE SEI".
29 giugno 2006
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