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da giusy
vita... cos'e la vita ho 16 è ancora non lo capita... che si fa nella vita si piange per l'amore devi sentire i genitori : questo nn lo devi fare questo nemmeno quel'altro nemmno... e xke rinuciare alle proprie cose x colpa dei genitori oggi ci siamo domani no e xke soffrire dopo k in un momento tutto finisce... la vita e brutta e dura... io come vivo la mia vita fregandomene della gente o sembre il sorriso sulla bocca nn smetto mai di sorridere mi piace un mondo divertirmi... e quello che penso faccio!!! ragazzi un consiglio... non dite domani questo lo farò xkè nn sai se domani ci sarai... vivi la vita attimo x attimo...
24 agosto 2006
Categoria: Vita
da Antonella
Cara Giusy,
ho sentito frasi come le tue da una ragazza di 14 anni che in un anno ha perso una zia giovanissima di malattia e un cugino di 18 anni per un incidente di moto. La precarietà della vita in questi casi diventa un pensiero che angoscia. In realtà quello che angoscia è il pensiero della morte e del senso della vita. Alla tua età non ci sono risposte, ma è il momento giusto per cominiciare a cercarle.
Certo domani potresti non esserci più e per questo pensi che non vale la pena fare rinunce. Ma se poi per caso sopravvivi e non hai costruito niente? Guarda le persone adulte. Chi sono quelle felici? Io sono scampata miracolosamente ad un incidente stradale e ho potuto fare il bilancio della mia vita: ho sofferto molto alla tua età in famiglia e ho cercato e trovato bravi sacerdoti e persone che mi hanno insegnato ad amare Dio e gli altri, insomma la vita; ho studiato, ho trovato un ragazzo che consideravo degno di condividere con me il cammino della vita e i miei figli mi ringraziano perché è un padre speciale, siamo fedeli al nostro patto d?amore perché significa contare sempre l?uno sull?altro e quando sono stata malissimo lui ha pensato anche ad accudirmi con affetto; ora ho un bel lavoro, una bella casa, due figli stupendi di 19 e sedici anni. Mia figlia che ha la tua età non la pensa come te perché sa che fare quello che ti passa per la testa, se non è ponderato, prima o poi farà soffrire qualcuno e a volte anche te stessa. Non nasce la felicità dalle sofferenze degli altri. Spero che ti sia utile questo racconto:
Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell'aldilà e fu destinato al paradiso.
Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un'occhiata anche all'inferno.
Un angelo lo accontentò.
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt'intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà.
"Com'è possibile?" chiese il samurai alla sua guida.
"Con tutto quel ben di Dio davanti!"
"Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all'estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca"
Il coraggioso samurai rabbrividì.
Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti.
Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.
Qui lo attendeva una sorpresa.
Il paradiso era un salone assolutamente identico all?inferno!
Dentro l?immenso salone c?era un?infinita tavolata di gente seduta davanti ad un?identica sfilata di piatti deliziosi.
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all?estremità per portarsi il cibo alla bocca.
C?era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.
?Ma com?è possibile??, chiese stupito il coraggioso samurai.
L?angelo sorrise:
?All?inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino?.
Paradiso e inferno sono nelle tue mani. Oggi.
Un po? come a dire che a parità di condizioni di partenza, sta a noi crearci l?inferno o il paradiso (finché siamo in vita!). L?inferno è dove ognuno pensa per sé, e non si accorge che da solo non è in grado di risolvere i suoi problemi, mentre il paradiso ha luogo quando le persone si accorgono che se non possono risolvere i loro problemi possono risolvere quelli degli altri e così nello scambio infine un altro risolverà i suoi problemi.
La nostra felicità esiste fin quando saremo noi a ricercarla e costruirla. Se invece desideriamo utilizzare gli strumenti che abbiamo nel modo sbagliato, allora siamo consapevoli o inconsapevoli artefici del nostro inferno.
Un giorno, se saprai lottare quanto un valoroso samurai contro lo scoraggiamento che ti spinge a lasciarti andare, dall?amicizia e dall?amore imparerai il senso della vita e sarai soddisfatta di te stessa. Non sono i piaceri che soddisfano, ma sentirti vincitrice nella lotta per il tuo bene che presto scoprirai sta nel bene di chi ti sta intorno.
26 agosto 2006 - Roma
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