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da Flavio per Serena
Dormivo. Sognavo, forse. Qualcosa di bello. Piacevole, se non altro. Poi mi sveglio, e come un interruttore che scatta nel momento esatto in cui il mio cervello inizia piano piano a recuperare le sue normali funzioni, quel senso di tristezza mi attanaglia, come un macigno chiuso dentro al petto. Un altro giorno senza lei. Un altro giorno senza abbracciarla, stringerla a me, coccolarla, accarezzarla, baciarla.
Mi alzo a torso nudo e a passi pesanti come il piombo mi dirigo verso il bagno. Faccio il bisognino mattutino, tiro l'acqua, apro la finestra. Mi fermo un attimo davanti allo specchio. Porca p***ana, la palestra sta dando i suoi frutti. Non ricordo di avere mai avuto degli addominali così sviluppati.
Esco dal bagno e vado in cerca delle sigarette. Le trovo nella tasca del mio giubbotto, al piano di sopra. Scendo di nuovo ed apro la porta che da sul retro. Esco in giardino, sempre a torso nudo. Nonostante ci sia un pallido sole che fa capolino dietro alle fronde degli alberi e questo Dicembre sia il più caldo degli ultimi milletrecento anni, o così dicono i TG, l'aria è gelida, ed il vento rende la temperatura ancor meno sopportabile. Non me ne curo. Estraggo una Kim al mentolo dal suo astuccio e me la infilo in bocca, dopodiché l'accendo ed aspiro. Esalo ed osservo il vento disperdere il fumo.
Inizio a pensare. A lei, ovviamente. Penso alle cose che non le ho mai detto. Penso a "che sarebbe successo se", penso a tutti i momenti che avrei voluto condividere con lei che, come visioni che ogni tanto mi appaiono davanti agli occhi, tormentano ogni mia giornata. Con la mente tento di andare avanti nel tempo. Cosa succederà? Riuscirò mai ad averla? Proverò mai di nuovo quella sensazione nell'abbracciare qualcuno? Ma tanto è tutto inutile. Non ho la sfera di cristallo, e anche se l'avessi, non sarebbe buona neppure come soprammobile. La mente razionale mi suggerisce che forse dovrei lasciar perdere. Cancellarla dalla mia testa. Purtroppo credo sia impossibile.
Una folata di vento mi riporta con i piedi per terra. Brividi gelidi percorrono la mia schiena. Osservo le mie braccia ergere la rada peluria che le ricopre, nel vano tentativo di intrappolare molecole d'aria calda e quindi ridurre la dispersione di calore corporeo. Faccio un tiro, sento il mentolo misto a fumo caldo di tabacco scendermi giù nei polmoni, distruggendo ciglia e spargendomi catrame negli alveoli polmonari.
Torno ad immergermi nei miei pensieri. Penso a quello che avrei fatto per lei, ovvero qualsiasi cosa. Per un giorno con lei avrei dato dieci, cento, mille, diecimila dei miei giorni su questa terra. Per lei ero pronto a cambiare, a diventare una persona migliore, o comunque qualsiasi cosa lei avesse voluto io fossi. Era per lei che andavo di nuovo a scuola. Era per lei che ogni santo giorno mi allenavo, oltre che per sfogarmi. Era per lei che vivevo. Ora è tutto come prima, sono apatico, svogliato, svuotato, con l'unica differenza che sto anche di m**da. Prima che mi capitasse questa cosa non avevo un vero motivo per vivere. Poi l'ho trovato, ma ora l'ho perso di nuovo, e fa male da morire.
La sigaretta è giunta quasi al termine, il gusto del mentolo si fa ad ogni boccata più intenso. Getto il mozzicone in giardino e rientro in casa. Varco la soglia della mia camera, e constato lo stato pietoso in cui essa versa. Mi tornano in mente i giorni in cui ci credevo ancora. La camera era perfettamente in ordine, io ero felice. Si, lo stato di camera mia rispecchia quello dell' anima. Attacco il cavo della corrente al computer e lo accendo. Aspetto l'avvio di Windows, creo un file di testo ed inizio a scrivere: "Dormivo. Sognavo...".
15 dicembre 2006 - Milano
Categoria: Amore impossibile
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