Vita

da Auanagana Bob per Tutti

Si proprio questa é la vita.
E' un inverno freddissimo, come non se ne vedono da anni, come non se ne sentono da anni. Il freddo è così pungente e penetrante, le ossa sembrano sul punto di spezzarsi, le membra congelate, il respiro allo spasimo. La neve non fa in tempo a scendere ed è già ghiacciata, per strada non si vede anima viva, dalle finestre baluginano i fuochi dei camini, nelle case fortunate che li posseggono. C'è un'ospedale tutto grigio, austero e dall'aspetto triste, in fondo alla strada che porta al mare.
Fuori, come un sacco mezzo vuoto, se ne sta afflosciata una giovane donna, tremante e sporca. Vestita a strati, da chissà quanti stracci. Sembra una senzatetto, forse ubriaca o drogata, ma queste temperature obbligano i sensi a ridestarsi, e lei fa meno paura di quanta ne faccia questo gelo, a chiunque passi di lì. E' quasi bella, se si desse una ripulita, se avesse vestiti profumati e capelli candidi. Sembra avere dai venti ai trentanni, e un'aria fragile da creatura smarrita.
Sono dieci giorni, sta pensando la ragazza, dieci giorni che sono qua fuori. Non me lo lasciano vedere, non mi lasciano nemmeno entrare, non so se è vivo o morto. Cosa diavolo devo fare? E stringe la neve con quel guanto mezzo rotto, per soffocare un grido una protesta un lamento. E quella mano è livida, paralizzata dal freddo improvviso e pungente come cento spine. Si alza piano, sfinita e dolorante, sembra una vecchina. Si annoda il fazzoletto sulla testa, con l'altra mano si asciuga gli occhi, e trascinandosi si allontana. Si gira un attimo però, solo un istante prima di svoltare l'angolo, e guarda l'ospedale grigio, soffiando un bacio alle finestre dell'ultimo piano, con un sorriso lieve. Ecco la Chiesa. E' bellissima, pensa la giovane. E calda, e illuminata. Manca poco più di un'ora alla Santa Messa, se entro e mi riposo un po' magari non mi vedranno, e nessuno mi caccerà fuori. Allora entra piano e... ohhh che incanto, le sfugge a voce alta, o almeno così pensa lei, perché in realtà la sua voce è ormai un sussurro, roca e flebile come il suo cuore.
E' quasi Natale, e la luce di mille candele illumina le statue come i fari il mare in tempesta, quasi fosse un atto di salvezza di soccorso di guida. Non veniva mai in posti come questi, lei. Nemmeno quando i loro amici scavalcavano la staccionata e forzavano la porta, per passare finalmente la notte in un luogo caldo e riparato, perché era la casa di Dio ma non ci abitava nessuno. Loro due, preferivano il parco, gli androni, le banchine giù al porto. Sempre, sempre erano riusciti a sistemarsi, a cavarsela! In un modo o nell'altro. Oddio, pensa la ragazza, mi cedono le gambe, E cade con le ginocchia contro il legno duro, senza riuscire ad alzarsi né a versare una lacrima. E' strano, il suo cuore sta singhiozzando. E' strano, si vede anche se lei non piange affatto, come se il suo corpo fosse trasparente. Devo alzare la testa, Signore fammi alzare la testa. Pulsa lo so, forse ho la febbre, ma devo controllare se arriva qualcuno, non posso cedere così al mio dolore, mi alzo, mi scaldo ancora un minuto e vado fuori. Forza, al tre. Testa su, e davanti c'è una statua di marmo.
Chissà chi è, sembra povero anche lui. Un uomo povero che pare triste. Faceva troppo freddo amore, ti sei spogliato di quasi tutto, per coprire me. Magari un giorno di questi ti affacci e mi vedi. Ho i piedi tagliati dalle ferite inferte dal freddo, la testa che mi scoppia, la bocca secca e le mani rosse e gonfie. Ma sotto ho la gonna di pizzo rosa, che mi hai regalato tu. E poi ci prendiamo per mano, perché i nostri guanti rotti se sono uniti ne formano uno intero, e camminiamo stringendocele forte, senza sentire più questo gelo terribile. Devi uscire da quelle quattro mura, maledizione, e ogni mattina che Dio manda in terra sorridere alla tua donna. Se avessi i soldi, se potessi comprare un biglietto di quella dannata lotteria, e se magari vincessi, ti regalerei dei guanti nuovi, un cappello, un pollo arrosto, calze pulite di lana vergine. E poi un viaggio. Vorrei regalarti il sole, un posto caldo dove non ci servono vestiti e dove nessuno si ammala, questo, mi dicevi!
Questo pensiero scalda una giovane donna, china su di un banco rigido, in una Chiesa illuminata, quando fuori nevica. Nel frattempo, in un'ospedale di pietra grigia, un ragazzo apre gli occhi e chiede di essere accompagnato alla finestra. Vede solo un uomo curvo, che entra in una Chiesa. Quest'uomo si avvicina ad una strana cosa che sembra un sacco mezzo vuoto, da lontano. Invece è una giovane donna sporca, ma bella come un angelo. E non respira più, ma sorride. Un'altra morte per assideramento, pensa tristemente l'uomo. E la neve, quello strano giorno di quell'inverno ghiacciato, ha cominciato a sciogliersi...
Si proprio questa é la vita.

16 febbraio 2007 - Roma

Categoria: Vita