Poesie

da ossessa

A un'oscura, babelica libreria la mia culla era addossata:
scienza, romanzi, greca e cenere latina, vi si mischiava.
Io ero alto come un in-folio.
Due voci mi parlavano.
Una, ferma e insidiosa, mi diceva: La terre è un delizioso pasticcio dolce.
Posso, per tua gioia, far più capace la tua fame.
E l'altra: Vieni, su,vieni!passeggia nei sogni, più in la del conosciuto e del possibile!
E risuonava, questa,come il vento dei greti, inatteso fantasma che vagisce e l'orecchio molce e insieme spaventa.
E:Si, voce soave!io rispondevo.
Allora in quell'istante, s'è spalancata, ahimè,nella mia vita, una piaga fatale.
Oltre le quinte dell'esistere immenso, nel cuore dell'abisso, io vedo con chiarezza dei mondi singolari e, vittima incantata della mia doppia vista, trascino dei serpenti che mi mordono i piedi.
E da allora che, simile ai profeti, ho tanta tenerezza per il deserto e il mare, che piango nella gioia e rido nel dolore e nel vino più amaro ritrovo una dolcezza;
che, gli occhi al cielo, casco nelle buche e prendo spesso i fatti per tranelli...
Ma: Tienili i tuoi sogni!mi consola la voce,... "solo chi è matto ne ha di cosi belli.Baudelaire!

14 giugno 2007

Categoria: Poesie

da spadanelcuore

Meravigliosa anche questa!

15 giugno 2007

da Anonimo

Meravigliosa si... hai ragione Spada.

15 giugno 2007