Vita

da Auanagana Bob per Giovani

Per molti è il primo viaggio. La prima estate lontano da casa. Per altri è l'unico modo per entrare in contatto con un ambiente internazionale e scoprire un luogo immaginato a lungo. Per tutti è il modo migliore per dare una mano, in un periodo di vacanza, a chi ha bisogno. Non si tratta di solo turismo. Né di solo lavoro. Ma di qualcosa che ha un po' dell'uno e dell'altro e che vale molto di più delle due cose messe assieme. Trascorrere un paio di settimane della propria estate in un campo di lavoro vuole dire avvicinarsi a un'esperienza difficile da classificare in cui si mettono in moto energie sconosciute prima di tutti in noi stessi.
Molte sono le opportunità in Italia, nel Sud e nel Nord del mondo e se è vero che a partire sono soprattutto le ragazze, tanto che nei campi a esaurirsi prima sono quasi sempre i posti destinati a loro, anche i ragazzi non si tirano indietro. Si aiuta a costruire una scuola, si combatte contro il bracconaggio, si fa qualcosa per proteggere le specie animali. E intanto, mentre per cinque o sei ore al giorno ci si dà da fare anche in piccoli gesti quotidiani come cucinare o pulire un sentiero di una riserva ambientale, cresce la consapevolezza di quel che accade sul pianeta.
Tanti i giovani che ogni estate si impegnano per fare qualcosa di utile per gli altri, per l'ambiente, per la pace, per la memoria storica e per l'arte. Le destinazioni sono le più disparate. Dalla Mongolia alla Siria. Dal Canada fino alla Sicilia. E' proprio dall'isola tormentata che può partire il percorso ideale delle scelte possibili. Dai terreni di Corleone, Monreale, Mesagne, Gioia Tauro e Castelvetrano, da quelle terre che prima erano in mano alle famiglie mafiose e dove ora invece lavorano tante associazioni di volontariato.Tutti dobbiamo fare la nostra senza aspettare". Il primo campo è partito qualche anno fa. Ora le cose sono cresciute e questa estate si aspettano più di mille giovani nelle diverse strutture sparse per l'Italia. Non solo in Sicilia ma anche in Piemonte, Puglia, Calabria, Campania e Sardegna.
Quelli che vengono aiuteranno gli operatori agricoli e sociali a produrre farina, pasta, vino, legumi o passata di pomodoro. Ma non si tratta solo di questo. "Partecipare è una testimonianza da parte di tutti a questa battaglia contro la mafia. I volontari che sceglieranno questi campi avranno la possibilità di lavorare a fianco dei ragazzi. Ma ci saranno anche dei momenti di incontro e di formazione, dove ragazzi spiegheranno come si é arrivati all'espropriazione dei terreni ai mafiosi. La mafia non viene sconfitta dall'oggi al domani, non basta toglierle un campo".
Inoltre fino a settembre sono molte le opportunità legate anche alla tutela ambientale. In Italia e all'estero. Dalle vette più alte fino alle profondità marine. Un campo si tiene nel Parco Naturale delle Prealpi Giulie. Si dorme in una ex canonica e tra declivi e boschi, vette dolomitiche, camosci e stambecchi, i partecipanti lavoreranno soprattutto al ripristino ambientale di un'area nelle vicinanze del rifugio dove in passato erano stati abbandonati dei rifiuti. Un altro campo è quello nell'Area Marina Protetta Capo Gallo Isola delle Femmine in Sicilia dove i volontari, dopo un breve corso formativo, saranno impegnati nel censimento di specie ittiche.
Ma non solo Italia. Il Servizio civile internazionale, organizza per quest'anno più di seicento campi di lavoro in oltre sessanta nazioni diverse. Un'offerta importante visto che per alcuni, quello del campo di lavoro, è l'unico modo per aprirsi a un ambiente internazionale. Si va dal campo in Colorado nel Mission Wolf Sanctuary, un rifugio per lupi in cattività, all'isola Vanuatu nel sud dell'Oceano Pacifico. Le mete più desiderate dai ragazzi e dalle ragazze sono quelle che un po' meno ti aspetti. Quest'anno, soprattutto l'Islanda dove vengono organizzati più di cinquanta campi, quelli ambientali e quelli legati ai festival culturali. Quanto al tipo di attività, negli ultimi anni i campi internazionali più richiesti sono quelli legati alla difesa dei diritti umani, dei rifugiati e delle minoranze etniche. Dalla Serbia alla Polonia. Dalla Siria all'Ucraina.
Vicini alle comunità locali. Fare un campo di lavoro vuol dire anche riuscire ad entrare meglio all'interno della realtà locale con cui si viene a contatto. "Questa esperienza è molto più gratificante di un viaggio normale. Si conosce meglio la comunità locale, si vive all'interno di un contesto che permette la conoscenza diretta con il posto. E poi c'è il valore aggiunto di farlo con volontari di tutto il mondo. Si condividono esperienze con coetanei che vengono dall'Africa o dagli Stati Uniti o da qualsiasi altro paese europeo".
Ad ogni modo trascorrere parte del suo tempo in un campo lavoro deve sapere che è un'attività che richiede attenzione. Un campo di lavoro "è un impegno dove è necessario essere responsabili. Si deve essere flessibili e predisposti a risolvere problemi con il dialogo. Si deve essere pronti ad imparare. E' difficile collocare un'esperienza di questo tipo. Certo è che si deve essere dotati di una certa sensibilità ed essere aperti all'aspetto dello scambio di culture. Aiuta conoscere un minimo di inglese ma quello che è più importate è avere la voglia di farsi capire e essere pronti e avere la volontà di risolvere problemi". Anche da qui si può partire per imparare l'arte della tolleranza e sconfiggere la pratica del fanatismo. Anche da qui si può partire per imparare a dialogare con chi appartiene a culture diverse.
Questo é vivere positivamente aiutare il nostro pianeta, gli altri, in questo modo noi stessi.

27 giugno 2007

Categoria: Vita

da Sabina

Ciao mi chiamo Sabina ho 22 anni.Studio Antropologia a Pisa e da due anni lavoro come educatrice in un centro giovani della provincia, dove vivo. Ho partecipato al campo di lavoro che si è svolto a Empoli, in collaborazione con l'associazione Mani Tese. Lì ci siamo occupati di sostenibilità ambientale, lavorando alla cura e alla gestione del territorio. La cosa bella di questa esperienza, insieme all'impegno civile, è lo spirito di gruppo che si crea e la condivisione che si vive. Ad esempio mi sono resa conto che per molti ragazzi, anche stranieri, può essere un modo diverso per conoscere altra gente, altri giovani e confrontarsi con nuove realtà. Se poi pensiamo a come per uno studente sia difficile mettere da parte i soldi per una vacanza, allora i campi d'estate vanno benissimo anche dal punto di vista economico.

28 giugno 2007

da Luca

Mi chiamo Luca, ho 23 anni. Sono originario della provincia di Benevento e studio Giurisprudenza. Lo scorso anno ho saputo dell'iniziativa dei campi di lavoro e ho preso contatto con l'Arci di Firenze per sapere come collaborare. Ho passato 15 giorni a Canicattì a spiantare viti bruciate e a piantarne di nuove in uno dei campi confiscati alla mafia ed è stata un'esperienza così importante, molto più di una vacanza, che ho deciso di ripeterla anche questa estate in Calabria. Da una parte infatti c'è la curiosità di conoscere certi posti, simbolo del potere mafioso, di vedere come vive la gente che abita lì, dall'altra c'è il fatto di sentirsi utile a una buona causa. Ed è molto meno noioso di una vacanza 'classica'. Certo ci si stanca, non è proprio un periodo riposante, ma il rapporto con i ragazzi del posto, il confronto con gli altri volontari, le feste in piazza compensano la fatica. E alla fine sei contento di passarci tutta l'estate.
E' una esperienza molto costruttiva e positiva.Fatela!Ciao

28 giugno 2007

da Flavia

Faccio parte della Consulta provinciale studentesca, ho 17 anni e ho fatto varie esperienze di volontariato: dall'assistenza in ospedale, a quella ai bambini ospitati nelle case famiglia. Al momento sto preparando con la scuola un'attività di teatro integrato insieme a persone in cura presso il Cim. Non considero il volontariato un lavoro, lo vivo come una cosa spontanea; anche se il problema del tempo esiste. E quando si deve pensare a cercare un lavoro, o già si lavora, è davvero difficile conciliare le due cose. Ma si cresce in esperienza.

28 giugno 2007 - Viterbo

da Rosalba

Mi chiamo Rosalba, ho 24 anni.
Sono stata in Burundi questa estate, dopo aver fatto un corso di preparazione di sei mesi. Il progetto prevedeva delle attività di animazione per bambini. Per me è stata un'esperienza importantissima, che ho cercato a lungo e che spero di ripetere. Intanto, dopo la laurea in Storia, mi sono iscritta a un corso di Cooperazione allo sviluppo, ma non credo che la strada del volontariato e del lavoro debbano per forza unirsi, anzi. Credo che il vero volontario sia quello non retribuito. Adesso nel sociale è in voga il volontariato, ma per me rimane fondamentale la dimensione della gratuità: un dono all'altro.

28 giugno 2007 - Roma

da Valentina

Ciao Auanagana, sei un grande, mi chiamo Valentina, ho 25 anni.
L'associazione dove faccio volontariato da sei anni si occupa di assistenza alle persone e protezione civile. Ho cominciato perché volevo fare qualcosa per chi stava peggio di me, e ora sto terminando il periodo di servizio civile retribuito nella mia associazione. Per fortuna studio e ho già un lavoro per cui continuerò a lavorare gratuitamente come volontaria. E devo dire che, anche se la retribuzione per noi ragazzi, è importante, poi si vede chi lavora con spirito di volontario e chi lo fa solo per altro...aiutare altri aiuta se stessi!

28 giugno 2007

da Stefano

Ciao mitico Auanagana, mi chiamo Stefano, ho 27 anni, e ho visti pochi giovani arrivati a fare volontariato perché volevano fare volontariato. Ho visto invece tanti ragazzi avvicinarsi ai disabili per motivi contingenti: una conoscenza in comune, un incontro fortuito, la necessità, l'obbligo o la convenienza a svolgere il servizio civile o un tirocinio. Il volontariato inteso nell'ottica del "per sempre" non lo vedo proprio: seppur importante, è per i più una parentesi, che prima o poi si è consapevoli dovrà terminare. Inoltre, secondo me il volontariato non è esente da una caratteristica dei nostri tempi e forse non solo di questi: non si fa niente per niente. Troppe aureole sulla testa dei volontari. Le associazioni presso le quali operano riconoscono loro diritti, vantaggi, agevolazioni. Il volontariato puro e duro è minoritario. Oggi si avvicina sempre più ad una logica di lavoro: io ti do, tu mi dai. E talvolta, come detto, un lavoro ci diventa davvero. Il che è un bene...e l'entusiasmo aiuta molto ma ci vuole molta determinazione!
Saluti a tutti

28 giugno 2007 - Roma