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da Auanagana Bob per DonneUomini
Fù così che Anna arrivò a casa quel giorno.
Così semplicemente, stranamente, incredibilmente serena.
Sentiva una pace in se che mai aveva provato prima.
Il dolorino all'utero che l'aveva accompagnata nei giorni precedenti non lo sentiva più.
La ginecologa le aveva detto che forse era solo una lieve infiammazione dovuta alla spirale. Troppi anni di spirale.
Dieci giorni di ovuli da introdurre per guarire.
Comunque per sicurezza le aveva dato molte analisi da fare?..
Oramai tutto, o quasi, era a posto. Niente prurito, fastidio, dolore.
Qualche giorno prima aveva dovuto disdire l'appuntamento con Fabio.
"Sai, ho male proprio lì"
"Come mai? Cosa succede?"
"Non so, ieri ho avuto qualche perdita di sangue, domani mi aspetta la ginecologa, vediamo cosa mi dice, ti faccio sapere"
"Ok, Anna, fa niente... non voglio che ci si veda e poi tu stia male.. ci risentiamo"
Lo aveva liquidato così, neanche a malincuore?
Entrò in casa andando dritto in camera per spogliarsi e mettersi una vestaglia. Dopo una giornata di lavoro pensava ad una bella doccia e poi, finalmente, un pò di relax.
Voleva proprio gustarsi questo strano senso di quiete che la pervadeva.
Suo marito era in poltrona a leggere un giornale.
Aveva a stento risposto al suo saluto ma questa era oramai una abitudine consolidata.
Fino a qualche tempo fa era infastidita da questa collaudata freddezza oramai irreversibile, ora non più
Pensava a Fabio spesso. Tuttavia capiva benissimo che non avrebbe avuto nulla, neanche da lui, ma almeno in quegli incontri clandestini si sentiva ancora donna.
Suo figlio ormai grande era in giro come sempre.
Anna aveva la chiara coscienza che il suo bene passava attraverso il lasciarlo andare liberamente verso la vita, anche a costo di farsi male.
Le auto passavano veloci lasciando sempre un fastidioso rumore di motori ma anche della musica a palla di qualche ragazzino neo-patentato con le casse amplificate da far vibrare i vetri della casa.
La tv era accesa anche se nessuno la guardava.
In tutto quel caos di rumori il silenzio che regnava dentro Anna era assordante.
Non sentiva nulla.
Una sola voce, solo una: "Dai Anna, è arrivato il momento della tua libertà"
Ripensò per un attimo a sua madre e suo padre. Pochi attimi per decidere di spegnere la luce, e presto, anche su quei pensieri.
Erano andati via entrambi molto giovani ma le avevano lasciato un regalo importante: l'educazione.
Cosa era l'educazione Anna?
Fare la brava ragazza. Sposare il bravo ragazzo figlio della buona famiglia. Non esagerare con i divertimenti. Accontentarsi sempre di tutto e soprattutto non correre dietro alle fantasie e follie giovanili.
Questa era l'educazione.
Anna era stata tanto, troppo educata.
Solo da 2 o 3 anni aveva iniziato a essere un pò più trasgressiva e all'inizio aveva qualche senso di colpa. Poi, via via, neanche quelli.
Aveva iniziato a 40 anni oramai suonati.
Il gentile Fabio aveva solo 28 anni, era libero, era bello.
Era soprattutto un mastino che a letto la possedeva come mai nessuno aveva fatto,
si contorceva nelle più assurde posizioni che le fantasie di Fabio la forzavano a prendere, le dava quel senso di riscatto e rivincita che per troppi anni aveva rimosso.
Finalmente qualcuno infrangeva le regole insieme a lei.
Non capiva perchè essere presa così la facesse godere così tanto.
Quando rientrava a casa provava imbarazzo per il figlio ma solo le prime volte; niente invece, nessun rimorso per il marito. Non riusciva tuttavia a guardare le foto dei suoi genitori. Quelle foto sembravano rimproverarla, sempre.
Eppure suo marito era stato sempre bravo, buono, disponibile.
Forse troppo. Forse non l'aveva mai sbattuta a dovere.
Forse non le aveva mai fatto sentire il pulsante desiderio dal quale una donna, a volte, desidera essere avvolta e riempita.
Non una doccia. Un bel bagno.
Ancora più pace, ancora più quiete e relax.
La vasca era quasi piena. Anna chiuse la porta del bagno a chiave e, lasciando scivolare la vestaglia, restò nuda e poi, un piede dopo l'altro, entrò in acqua e dolcemente si distese.
Chiuse gli occhi, l'acqua tiepida, il respiro leggero e le immagini dei suoi sogni più belli si fecero incontro.
Cantava. Cantava in un coro con tante altre ragazzine e ragazzini. Interpretavano un'opera di Bach
avevano solo 14 o 15 anni ma erano davvero bravi.
Il coordinatore dell'oratorio, dopo l'esibizione pubblica nella piazza del paese, andò a parlare coi genitori invitandoli a supportare ed incoraggiare quell'innato talento che Anna sembrava dimostrare, stessa storia per lo sport, era molto portata per l?atletica leggera e anche lì il suo professore di educazione fisica la elogiava apertamente ma fu invariabilmente repressa dai suoi?.
I genitori le spiegarono che non era una buona strada, che doveva pensare agli studi, che doveva mettere su famiglia e che la maggior parte degli artisti o sportivi nella vita facevano una brutta fine.
"Dai Anna, è arrivato il momento della tua libertà"
Ecco di nuovo quella serena voce che le parlava dall'interno.
Aprì gli occhi e li richiuse il pensiero sempre lì?
Le analisi lette poco prima dalla ginecologa non davano dubbi, tumore alle ovaie, pochi mesi di vita, forse giorni?..
Per un poco il cuore battè fortissimo, poi si fermò, Anna reclinò il capo?.
ll marito vide un tremolio della luce della tv, poi senti una carezza sul volto come da una mano trasparente, la luce si spense per un attimo.
Rimase solo il chiarore che attraversava le finestre in quella rumorosa eppure tanto silenziosa sera di maggio.
Corse in bagno e cominciò ad urlare "Anna, Anna".
La porta non si apriva.
Anna non rispondeva.
Anna aveva ultimato la sua opera.
L'aveva ultimata in piena pace e quiete.
Non era stata l'opera o la prestazione sportiva che aveva sognato da ragazza.
Il corso degli eventi era stato di tutt'altro genere.
Ora però era libera, per sempre. L'ultimo atto era compiuto.
5 maggio 2008 - Roma
Categoria: Vita
da Greta
Chissà se davvero era in vera pace con se stessa, la rivincita(Fabio)è stata la strada più semplice e trasgressiva...chissà se era il marito che non sapeva desiderarla o era lei che non lo desiderava come il ventottenne..sono sempre più convinta che la vera serenità dobbiamo cercarla dentro di noi non all'esterno ad Anna neanche il figlio rappresenta la felicità ma questo per molte donne. La morte rappresenta la fine di una vita vissuta alla ricerca di una libertà?
5 maggio 2008 - Bari
da Auanagana Bob
Cara Greta questa storia é molto diffusa di questi tempi, molto di più di quanto si può pensare.
Anche io penso che la felicità non si troverà mai in un altra persona, ma solo dentro di te...
Questa donna é uscita dall'angoscia solo in quel tragico modo ma altri sono perseguitati spesso dai propri errori... bye
5 maggio 2008
da dominique
ho provato pure io a cercare la libertà nella morte purtroppo quando sei sola ad affrontare le sorprese spiacevoli che la vita ti riserva mi sono identificata in anna ciao .
6 maggio 2008
da lilla
avvolte si vuole solo kiudere gli occhi x non capire di sbagliare.. quindi si và alla cieca soluzione.
10 maggio 2008 - Agrigento
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