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da Cat

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da Cat

Greta: grazie Eleonora. Oggi è il mio compleanno e tu mi hai fatto un regalo bellissimo :-)

Mirtide: Anche per te provo gratitudine e deve essere fortunata la persona che ti ha accanto.

Federica: grazie, mille grazie Federica, Anche tu mi hai portato serenità :-) Non te ne sei accorta? :-)

9 agosto 2008

da federica

Cat, guarda che non ho fatto niente di speciale :)comunque sono felice se ti ho portato unpò di serenità e spero di parlare presto con te.grazie un bacione:)

9 agosto 2008

da marco

Caro Cat,

spesso il male di vivere ho incontrato.. :)
Certo che la vita è anche dolore.. e ho ben capito che la tua sensibilità ti porta ad avvertirlo e soffrirlo molto più ed allo stesso tempo molto meno degli altri.. d'altro canto lo stesso Montale scrive
"bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza "
In questo caso, però, va detto che il male è oggettivato, e perciò sottratto al controllo dell'uomo.. i casi che tu citi, invece, rientrano, nel pieno dominio dell'uomo, il cane abbandonato, il bambino che muore di fame.. sono azioni o mancate azioni dell'uomo.
Distinguerei due livelli : il primo è la questione del male e della sua esistenza che tu mi dici di non saper/poter concepire.
Il secondo, che discende dal primo, è l'impossibilità di accettarlo ovviamente ogni qualvolta esso si manifesti nel mondo.
Perchè esiste il dolore io non credo che si possa spiegare. Non più di quanto si possa spiegare la vita, o la morte.
Ma la domanda che ci dobbiamo porre è : come riscattare il dolore? ed è qui che l'uomo mostra la sua nobiltà.
Nell'opera umana che si deposita nella cultura tramandata di generazione in generazione, noi abbiamo da secoli ingaggiata la difficile lotta con la natura cieca e bruta.
E sia pure, dunque, che il male sia più sconvolgente ( anche se non mi è ben chiaro in che senso sarebbe qualitativamente superiore) e quindi più evidente.. il bene però, lungi dall'essere una pozza d'acqua nel deserto, continua la sua opera lenta e sotterranea forse poco visibile, ma non meno presente.
la posizione dell'uomo che in apparenza ha tutto ma in realtà è infelice è la posizione dell'uomo che non riesce a riscattare nè il dolore nè il male, è il sentimento dell'impotenza e dello scacco, del fallimento esistenziale.
é, appunto, la posizione dell'uomo che subisce la vita, come tu dici :)

11 agosto 2008

da rossella per cat

quante risposte eh eh... ( che ti portano un pò di serenità) ... aggiungi questa alle altre...

11 agosto 2008

da Cat

Per Marco:
Non c'è dubbio che il tuo intervento sia pertinente. Immagino che studi Filosofia o ne sei un appassionato. Non soltanto lo tradisce il grado di competenza, ma anche un certo stile che, se appunto risalta la pertinenza nell'argomento, denota una propensione a rendere in stato gassoso materie di marmo.
E un po', perdonami, mi perdo nelle particelle.
Distingui in due livelli ciò che invece è un'unica questione. Il perchè ontologico del male. Se l'Uomo crea dolore è perchè ha un istinto a questo. Ecco che l'oggettivo diventa soggettivo. Ed ecco i miei perchè.
Ci sono dolori, inoltre, che l'uomo subisce solo, senza neanche poterli combattere.
Forse era questa la tua differenziazione.
Il bene che noi possiamo produrre è naturalmente ciò che tu dici, ma molte volte è impotente di fronte alla quantità di cose da affrontare ed ecco la spiegazione della "superiorità qualitativa" del male. Se noi facciamo male questo si moltiplica molto più velocemente e molto meglio del bene. Fare del bene è spesso visto come sintomo di debolezza in una società ignorante e marcia come la nostra. Abbandonare un cane è molto più semplice che adottarlo non ti pare? Ci si vergogna molto di più a fare la carità che a domandarla.
La lotta secolare cui tu adduci ha visto l'Uomo contrapporsi alla Natura, ma l'abbiamo davvero vinta?

11 agosto 2008

da Cat

Rossella: noi abbiamoa ltri canali :-)

11 agosto 2008

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