Vita

da giuggi per LA DROGA

Visitai le strade di quella città, posta al confine con la realtà.Una città cosi misteriosa, così proibita.Passeggiavo con un piccolo sorriso sulla faccia. I negozi erano belli. I colori ornavano le case.Gli oggetti sembravano avere forme fuori dal normale. Crescevano fiori d?oro che profumavano. Cieli di un azzurro mai visto prima, tramonti rossi che sembravano esplosioni. Passeggiavo da turista per questa città. I boschi erano così rigogliosi e raggiungibili in pochi minuti dal centro.
I prati erano sempre verdi e il sole splendeva alto facendo luccicare quelle limpide acque del mare. Una musica allegra ti raggiungeva in qualsiasi posto.
Mi piacque talmente tanto quella città che qualche giorno dopo accompagnai la mia amica a visitarla.Eravamo due giovani ragazze di 14 anni, quel giorno mangiammo bastoncini di caramelle e zucchero filato. Mano nella mano saltellavamo per quelle strade. Era tutto così magico, così diverso. Incontrammo alcuni abitanti della città;simpatici ragazzi liberi e passammo il pomeriggio con loro sorseggiando deliziosi e proibiti nettari. Passeggiando tra le strade, sedendoci sui muretti, sempre di più ci sentivamo di far parte di quella città stupenda.
Ogni giorno volando raggiungevo il confine della realtà e mi tuffavo in quella magica città fatta purtroppo solo di illusioni. Trovai un amore che mi tenne li, trovai un falso amore di un angelo senza ali.
Piano piano la vista si annebbiò, le nuvole ricoprirono il cielo e la pioggia si confuse con le mie lacrime.
Giorno dopo giorno scoprii i vicoli della città, così bui e abbandonati, così sporchi e disperati.Giorno dopo giorno vidi quei miei amici cadere in terra e capii che non erano che illusi come me, come la mia amica, non erano che persone abbandonate a loro stesse, spesso in preda alla violenza che anche le mie carni conobbero.
Tornavo nel mondo di tutti e nella mia casa dove l?amore di chi ti ha dato la vita ti tiene ancora attaccato alla realtà perché ancora non puoi permetterti di sprofondare. Malgrado questo, ogni giorno ogni maledettissimo giorno volavo giù verso quella città non so nemmeno in cerca di che cosa. Ne visitai anche i boschi che tanto mi erano piaciuti all?inizio.Ora si presentavano pieni di animali cattivi, spiriti e rumori inquietanti, la musica era diventato soltanto un insieme di note distorte. I ricordi di quello che era la mia vita prima della mia visita in quella città si sfuocarono lentamente e quando ne presi consapevolezza questo mi fece una grande paura;tutto aveva preso il sopravvento, tutto era routine.
Il sole non raggiungeva quasi più la città ma incominciai ad amare il buio che mi avvolgeva in gelidi abbracci e nascondeva il mio volto pallido.
Imparai cose importanti ma facendo errori enormi..I prati diventarono marroni, non più un fiore d?oro ma solo rose nere e pungenti che a volte raccoglievo ferendomi le mani.
Tutti noi, che stavamo in quella città eravamo cosi simili e allo stesso tempo cosi diversi gli uni dagli altri, sicuramente soli. Divenni la migliore amica di me stessa perché in quella città tutto era permesso, tutto lecito e nulla scontato. Quello era il posto dove pur di avere qualcosa in più per te rubavi al tuo più grande amico.La città dove non potevi fidarti di nessuno. Capii tardi questa cosa prendendo tante fregature e versando troppe lacrime. Perché infondo li sentivo tutti miei fratelli.
Un giorno capii che da quando ero entrata in quella città avevo cominciato a costruire mura intorno a me intrappolandomi da sola. Mura fatte di ingenui mattoni di scelte sbagliate, messi su uno dopo l?altro senza nemmeno darci troppo peso, ed ecco all?ultimo mattone la consapevolezza, quel senso di soffocamento.
Impiegai tutte le mie forze per distruggere un pezzetto di muro, giusto un buco che mi permettesse di passare;così scappai dalla città per alcuni giorni ma qualcosa di invisibile senza che me ne accorgessi mi riportò dritta dritta in quel buio. Le speranze mi abbandonarono e ricoprii il buco con altri mattoni tronando a sentirmi in trappola, la forza cominciò a mancarmi.
Dentro me nacque quella sorta di disperato egocentrismo tipico di quelli come me.
Divenni una persona nervosa, lunatica, imprevedibi e a volte senza controllo.
I colori vivaci delle case erano spariti. I negozi vendevano solo menzogne come se non bastassero quelle che raccontavo quotidianamente a me stessa. Al mercatino dell? usato era lo scempio degli amori finiti e dei cuori affranti. Quanti amori esposti su quei banchetti, chi avrebbe mai voluto comprarli? Passavo ogni giorno al mercatino e spiavo se il mio doloroso amore verso quel ragazzo(conosciuto durante la prima visita alla città)era stato comprato da qualcuno. è già..avevo venduto il nostro amore consumato e doloroso a quei commercianti di sogni persi.
Mi accorsi che quella città era cambiato e che aveva cambiato anche me senza che me ne accorgessi.
Quel luogo incantato era sparito sotto i miei occhi ma ero stata cieca troppo a lungo.
La città di cui parlo non è altro che il mondo della droga: inizialmente di una bellezza cosi travolgente che alla fine finisce per travolgerti...
Arrivai senza partire, tornai senza tornare.morii.

9 dicembre 2008

Categoria: Vita