Sono triste e solo, ma mi distraggo sentendo il ritmico cadere incessante della pioggia che mi ipnotizza. Voglio pensare a qualsiasi cosa, ricordare memorie ormai passate, o immaginare prospettive future... Tranne tè. Ma daltronde, che cosa pesare del passato, la mia vita adesso è vuota più di un alveo, più insignificante di una lacrima nell'oceano, anche se di lacrime per tè ne ho versate molte, e tutte molto dolorose. Ecco, non sono riuscito a distrarmi, ti ho pensato ancora una volta, ed ecco che ancora le lacrime scendono ancora dei miei tristi occhi, più amare di qualsiasi veleno, più umilianti di qualsiasi sconfitta, più taglienti di qualsiasi lama. Ho perso tutto oramai, non'ho tè, non'ho più la mia vita, non'ho la forza di volontà di prosegiure, non'ho traguardi da raggiungere, se non il tuo cuore, che ora è chiuso come una mescella di una fiera, che tiene in bocca la sua preda. Non mi dire che sono esagerato, altrimenti dimostri di non aver capito niente del sentimento che mi corrode l'anima e che mi consuma come un parassita, che si nutre della mia carne e dei miei pensieri. Ho bisogno dei tui abbracci, dei tuoi baci, delle tue carezze, del tuo calore, del tuo profumo, del tuo sguardo, del tuo amore, insomma, ho bisogno di tè... Ma tu non mi ami, non mi amavi, e non mi amerai mai, sei troppo diversa, troppo lontana, troppo angelicamente perfetta, siamo come il sole e la luna... Tu, splendido sole, che illumina il mondo con la sua splendida luce, troppo bello per essere guardato, ma visibile a tutti. Io, invece, triste luna, opaca, sola nella notte, mentre tutti dormono, mentre nessuno la vede, oscurata al mattino dal sole, dalla sua prorompente radiosità, che la cancella dallo sguardo. Si sfiorano ma non si toccano, simili, ma completamente diversi. Ora rabbrividisco, sento freddo, ma non'è freddo dal gelo, è freddo dalla solitudine che mi assale, è il freddo che mi merito... Tutto mi ricorda tè, mi fa ritornare alla mente quella piacevole tortura che è il mio amore, il lento cadere della pioggia sembra sussurrarmi beffardamente che tu non sei più mia, ed il ticchettio delle lancette dell'orologio sembra sottolineare l'inutilità della vita passata con tè nel suo lento scorrere. Non vedo l'ora che finisca, non il mio amore per tè, che riempie sempre i miei aridi giorni, quelli che han fatto germogliare il mio cuore, che prima era appassito, non'è altro che una inutile sofferenza, e non voglio più sopportarla, non posso più sopportarla... Reciderò quelle terribili catene che mi legavano in modo indissolubile a tè, canellerò quei sentimenti così puri e forti, scavando nel cuore oggetto delle mie tentazioni. Non sarò più tuo prigioniero, non sarò più un suddito di eros, ma chi priverebbe una persona dal suo cuore? Solo una persona può avermi tolto il cuore, prosciugandolo ed estirpandolo, plasmande e facendone ciò che avesse desiderato, sei stata tu, dolce maga, sei stata tu, meravigliosa ladra, sei stata tu, che me l'hai rubato... ridammelo!
13 agosto 2009
Categoria: Lettere