Solitudine

da NEVE

"Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro" N.
Ho pensato a lungo e mi ritrovo a cercare di capire cose che non sono da capire in quanto la nostra razionalità preclude le strade dell'istinto. Le parole che ho scritto razionalmente incutono timore, paura, sono il preludio di un qualcosa di irreparabile al quale è difficile tornare indietro ma è quella paura che tiene in vita tutto sommato, chi non ha paura non ha piu' niente da perdere da conoscere da trovare, non vi è piu' solitudine, dolore, frustrazione, angoscia. Quando si prova anche solo un sentimento, siamo ancora vivi, e forse qualunque esso sia uno lo deve vivere per trovarne altri.
Io istintivamente non ho piu' paura.
E tu Cavalcanti a cosa stai pensando adesso?

6 novembre 2009

Categoria: Solitudine

da Cavalcanti

L'esistenza non possiamo proprio spiegarcela o eluderla col raziocinio;si può solo subirla, amarla o detestarla, adorarla o temerla, in quell'alternanza di felicità e di orrore che esprime il ritmo stesso dell'essere, le sue oscillazioni e le sue dissonanze, le sue vemenze amare o allegre. Ma di cosa siamo vittime noi? Come guarire da un male non localizzato e sommamente fumido, che colpisce il corpo senza lasciarvi traccia, che si insinua nell'anima senza imprimervi un segno? (Chi soffre di uno specifico male, non ha il diritto di lamentarsene, ha un'occupazione.Ogni sofferenza intensa suscita un simulacro di pienezza, mentre la sofferenza senza materia, in quel lutto temporale che è la noia, non oppone neinte che la obblighi a un passo fruttuoso). Reitti sonnambuli, trasciniamo la nostra esistenza come un drappo insanguinato. Deambuliamo senza sosta sino a che, l'esercizio continuo dei nostri vagheggiamenti senza onore e dignità, ci elevi ad una nirvanizzazione della realtà. Siamo gli stoici di una civiltà al tramonto.
"Neve",credi all'atarassia? Io non credo, perchè non nutriamo fiducia nella quiete che cerchiamo, né nei piaceri che inseguiamo.
...
Sublimiamo i sentimenti nella velleitaria speranza di vederli assidersi sulla cima...io li innalzo per rendere più longeva la loro caduta.
Un tempo, amante della sommità, poi delusa da essa, finii con l'amare la mia caduta, affrettandomi a compierla;strumento di un'esecuzione strana, affascinato dall'illusione di toccare i confini delle tenebre, le frontiere del mio destino notturno. Volluttà alla rovescia, dio che comincia sotto i nostri talloni, estasi dinnanzi alle crepe dell'essere e brama di un'aureula nera...
(Eppure questa caduta è ben lungi dall'essere solenne e lirica)
Ma è altresi vero che in questo cupo uragano splendono, raramente, timidi raggi. La bellezza dell'indicibile risiede nella semplicità del banale. Fuori piove;sono in camera in compagnia di un notturno di Chopin, di una silenziosa sigaretta e leggo, piacevolmente perduto, cullandami in questa siderale assenza...

8 novembre 2009

da NEVE

Forse L'atarassia è uno stato d'animo nel quale ci si trova senza cercarla o volerla. Come il nostro corpo per ogni ferita resta segnato da cicatrici insensibili alla carezza, così la nostra anima rimane insensibile al turbamento delle emozioni, giorno dopo giorno..
La pelle riporta le cicatrici visibili come segni di storia, nel nostro intimo ce ne accorgiamo quando è tardi perchè celiamo con la nostra cecità la sofferenza e la rimuoviamo per sopravvivere, ma c'è. Un giorno ci svegliamo, chi prima, chi dopo, chi mai e la capacità di carpire quella brezza leggera che muove i sentimenti, trascinandoli in un turbinio di venti, non c'è più... tutto è fermo. Tante piccole insignificanti cicatrici hanno fatto perdere la sensibilità alla vita. E come un vascello che ha subito tempeste senza affondare, si ritrova ad arenarsi su un basso fondale senza equipaggio ed armatura.
Sarebbe bello elevarsi dalla mediocrità di questo mondo, per capirsi, per capire, per comprenderci. Lontani da tutto questo rumore e dal tempo.
Turbamento... ecco cosa hanno provocato in me le tue parole
(pensa l'esatto opposto dell'Atarassia). Come una finestra spalancata da un forte vento.. e mi piace. Come un'immagine forte davanti i miei occhi o come una musica mai udita ma ben conosciuta. Grazie... anche per il tuo momento di intimità...
" La bellezza dell'indicibile risiede nella semplicità bel banale ".. momenti di pace e serenità, dove anch'io mi trovo nell'assaporare le cose semplici con solo i miei cinque sensi. Le foglie cadono e dolce e malinconico è il fruscio del mio passo tra di esse, un thè caldo giapponese (il preferito è Fleur de Geisha), la luce del fuoco nel camino, e musica solo musica senza parole...

16 novembre 2009

da Cavalcanti

Bellissimo Neve.
Una descrizione flautata ed eterea, intima e toccante.
Bellissimo Neve...

16 novembre 2009

da NEVE

Grazie ma,
sei tu che muovi il mio pensiero
in strade conosciute ma non più percorse da tempo.

17 novembre 2009