Pensieri

da picciona

Sono qui in queste quattro mura a scrivere delle parole che rappresentano il mondo là fuori.. Intorno a me computer, I-pod, cellulare e chissà cos'altro costituiscono una felicità che poi alla fine non vale poi così tanto. Tra un pò mia madre mi chiamerà, mi dirà che il pranzo è pronto, e magari davanti a quel piatto fumante riuscirò anche a dire "che schifo", a lamentarmi del lavoro di mia madre. E mentre pronuncio queste parole soltanto qualche centinaio di chilometri lontano c'è gente che muore di caldo, di fame, di sete, che ha voglia di essere amato e sogna anche solo uno dei giorni e dei pasti che io disprezzo tanto. Questa gente non ha una casa, non ha vestiti da indossare, magari non possiede neanche quell'amore legittimo che tutti dovrebbero avere: quello dei propri genitori. E ci sono bambini che muoiono per malattie che mai potranno essere guarite, muoiono per un semplice raffreddore, muoiono perché hanno fame e non possono mangiare. Passano tutto il giorno in fabbriche claustofobiche, tutto il giorno in un lavoro che non vale neanche il loro futuro, tutto il giorno sognando di essere felici. La povertà è un problema che affligge sopratutto i Paesi più poveri, quelli meno sviluppati, dove magari le condizioni climatiche non permettono un'agricoltura, uno sviluppo che vorrebbe dire la salvezza. Paesi meno sviluppati che dipendono da "quell'altro Stato più ricco", Paesi che vengono sfruttati da quell'altro Stato, che forse non avreanno mai pace e felicità. Paesi meno sviluppati dove per colpa di quel debito sempre più grande piano piano si è perso tutto. Paesi meno sviluppati che chiedono aiuto, non un aiuto di parole inutili, ma un aiuto costituito da pane, asqua, una coperta per cosprirsi, dei soldi per sopravvivere. Un aiuto che però non arriva mai. E le risorse non bastano, perché la popolazione aumenta a dismisura e di cibo non ce n'è mai abbastanza. E l'unica soluzione che sembra la fine dei propri problemi è andarsene, scappare, per permettersi un lavoro vero che venga pagato. E allora si scappa, si emigra in quello Stato dove forse si potrà sfiorare finalmente la felicità. Ma non sempre è così. Spesso quelle povere persone vengono viste come un pericolo, solo perché la loro pelle è di un colore diverso dal nostro, spesso vengono viste come un pericolo solo per colpa di schifosi pregiudizi che ci coprono gli occhi e non ci fanno vedere la verità: un povero uomo che ha bisogno di aiuto e non di essere disprezzato. Sono molte le cause che spingono la gente ad emigrare. Forse è solo la ricerca di un posto in cui vivere meglio, in cui ricominciare da zero verso dove non si sa. Oppure si scappa dalle guerre, i cosiddetti "profughi", perché tutto quel rumore di bombe lanciate e tutto quel sangue che scorre sempre più velocemente li hanno resi sordi e cciechi. Ci sono tanti motivi per cui si emigra, ma per noi non importa il "perché", a noi importa soltanto di distinguere la gente in "stranieri" e "non stranieri", in "buoni" e "cattivi". Per me è giunto il momento di dire BASTA. Basta allo spreco di cibo ed acqua, se dall'altra parte del mondo si muore di sete e di fame. Basta a tutti quei soldi sprecati dietro a firme inutili, se dall'altra parte del mondo non ci sono i soldi neanche per dirsi "ti voglio bene". Basta a tutti quei pregiudizi inutili che non fanno bene proprio a nessuno. Perché se dall'altra parte del mondo bambini innocenti stanno dando il loro ultimo respiro, è anche colpa nostra.

4 gennaio 2010

Categoria: Pensieri