Scuola

da Auanagana Bob per StudentiGenitori

Un anno fa…………..!
Amina è scomparsa. Diciassette anni, sordomuta, senza soldi, documenti né telefonino, è uscita di casa e non è tornata. Amina non voleva più salire sul pulmino della scuola. Era scoppiata a piangere davanti alla madre: "Ti prego, non voglio più andarci. Mi prendono in giro. Mi spingono. Dicono: "Torna al tuo paese, puzzi come tutti i marocchini"". La madre, Aziza Haddi, aveva cercato di consolarla, ma era rimasta ferma sulle sue decisioni: "La scuola è troppo lontana. Non posso accompagnarti tutte le mattine". Le aveva chiesto però di scrivere i nomi dei compagni che l'avevano aggredita, per poi parlarne con il preside.
Ora quel foglio spiegazzato con sette nomi segnati a matita è sul tavolo della cucina, vicino allo zaino di Amina. È scomparsa qualche giorno fà. Sul pulmino che doveva portarla all'istituto teconico di Pianezza, tredici chilometri fuori città, non è mai salita.
La cercano i carabinieri e la polizia. La cercano le insegnanti e le educatrici dell'istituto per sordi che frequentava tutti i pomeriggi. Foto sui muri, appelli, apprensione. Ieri sera alle undici ancora nessuna notizia. Giaccone bianco, jeans e scarpe da ginnastica. Così l'hanno vista uscire e non tornare più.
La casa di Amina Haddi è lungo le sponde della Stura, Torino nord, periferia di palazzoni, baracche e centri commerciali. Padre autotrasportatore, madre casalinga, si sono trasferiti in Italia sedici anni fa. Anche per curare Amina. Ha grosse difficoltà a sentire, ma sa leggere bene i movimenti della labbra, parla con qualche impaccio ma si fa capire. Brava a scuola, appassionata di computer, descritta da tutti come una ragazza molto tranquilla, non usciva quasi mai: "Solo qualche giro al pomeriggio da Auchan con sua sorella". E allora dove è andata Amina che piangeva, offesa dai compagni di scuola?
"Era già successo altre volte - dice ora la madre - su quel pulmino c'era molto razzismo". I carabinieri la cercano ovunque per ora inutilmente.Una persona nota uno zainetto azzurro su una panchina di un giardino. È lo zaino di Amina. Dentro c'è tutto: le merendine, i libri e il portapenne. Anche il portafoglio con venti euro e i documenti. "Stranissimo - dice il padre - perché Amina dal suo zaino non si separava mai. Era tutto il suo mondo". Dice di avere un brutto presentimento: "Non torna. Mi sento che non torna... Ha deciso di non salire su quel pullman, non so... Forse qualcuno l'ha rapita...il telefono cellulare? "No. Amina l'aveva perso dieci giorni fa". Sola, isolata dal mondo. Cosa è successo?
Gli investigatori certe parole hanno persino imbarazzo a pronunciarle. Ma le ipotesi sono soltanto tre: fuga volontaria, rapimento o suicidio. Così, per cercare di capire, si torna alle ultime parole di Amina: "Piangeva - ricorda la madre - diceva: "Ti prego, su quel pullman dove tutte le volte mi trattano male non ci voglio più salire"". Ma perché non è tornata a casa più tardi? Gli investigatori parlano di "un possibile attacco di sconforto". E quello zaino lasciato lì sarebbe come un segno: "Come per dire basta! Ho chiuso con la scuola". Forse, perché studiare ad Amina piaceva molto. Restano due cose importanti. Le dice una madre sconvolta: "Amina si trovava bene in famiglia, Amina non è mai scappata".
Questa crudeltà inutile senza ragione forse ha spinto questa ragazza a compiere un atto drammatico.
E’ passato da poco Natale, la festa di tradizione della ricca Europa che si accinge a regalare sciarpe, cinte, borsette, cravatte a chi le ha già, la festa dei regali superflui e della ipocrisia, tutti in questi giorni cercano o fingono di essere buoni, gentili e probabilmente riceveranno un regalo, anche quelli che vessavano questa povera ragazza.
Di certi esseri umani dire che sono bestie, animali, credo che sia una offesa alla natura perché non ci sono riscontri del genere, nemmeno tra le scimmie che più si avvicinano a noi nella specie.
L'ignoranza forse creata da una società ricca opulenta, del facile guadagno, tanta televisione, tanti giochi violenti al computer, tanti film hanno generato dei mostri, si dei mostri e sono tra noi, apparentemente normali ma con una locuzione mentale decisamente inferiore alle scimmie, e magari sono ragazzi stimati, amati, adorati, ricercati e invidiati perché popolari ma sappiate una cosa, alcuni di questi hanno una mente inferiore alle scimmie e scusate il riferimento a questi animali decisamente più nobili e dignitosi di quei soggetti che insultavano quella povera ragazza indifesa.
Siate civili denunciate gli idioti che vessano le persone più deboli, sempre, perché sono semplicemente vigliacchi.
Denunciate chi è responsabile di atti di bullismo.
Per non essere complici con la propria omertà.
Per non essere vigliacchi come loro.
Per non contribuire a un suicidio come è avvenuto in questo caso a chi è vessato spietatamente e crudelmente.

13 gennaio 2010 - Roma

Categoria: Scuola

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