Penso di avere un problema. Irrisolvibile. Mi sono infatuata di un uomo di cui conosco solo il nome, il cognome, quei bellissimi occhi grandi, quei riccioli arruffati, quel metro e ottanta di altezza, quel fisico sicuramente mozzafiato nascosto dietro giacca e cravatta, quella voce accattivante con cui ti pone domande abbastanza insolite e spronanti a cui devi ribattere sapendo che quella cattedra in mezzo è un muro che puoi infrangere solo dando la risposta giusta, quella camminata a passo risoluto tra i corridoi universitari e……la firma sul mio libretto. Sì, sono pazza del professore che mi ha interrogata in occasione della materia che ho appena dato all’università. Sono talmente folle da tenerlo costantemente nei miei pensieri anche adesso che so benissimo di non poterlo rivedere in alcun modo. L’esame è andato, ed anche alla grande, e non ci sarà più una materia che potrà ricondurmi da lui. Ho cercato per mari e per monti informazioni sul suo conto e ne ho trovate di entusiasmanti. Ma anche di spiacevoli… Come ad esempio il fatto che non abita nella mia regione: è un pendolare, quindi le probabilità che presto o tardi cerchi di avvicinarsi alla propria città cambiando sede sono molto alte. E del resto, credo che questo mio discorso abbia poco senso, considerando che anche se restasse qui io non avrei uno straccio di scusa o di pretesto per rivederlo se non tra qualche anno, quando pochi mesi prima della laurea potrei richiedere una tesi nella materia per cui lui è professore. Ma sono già abbastanza matura per sapere che due anni costituiscono un’infinità di tempo… Tutto potrebbe cambiare, e non solo perché lui potrebbe non insegnare qui, ma soprattutto perché quella dicitura “single” che ho trovato sul suo profilo facebook (che visito dall’esterno, non avendo il coraggio di inviare una richiesta d’amicizia) possa sparire per lasciare il posto a “impegnato” o, peggio ancora, “fidanzato ufficialmente”. Senza contare il fatto che perfino le mie attuali sensazioni e i miei attuali sentimenti potrebbero cambiare. E io vorrei viverle ora, adesso. Vorrei sapere se l’interesse che mi è parso di vedere anche in lui sia stato per la mia media molto alta, per il mio aspetto gradevole, per la mia capacità di tenergli testa durante l’esame, per il mio sguardo turbato nell’essere stata letteralmente folgorata dal suo o per qualcos’altro. Qualcos’altro che forse non saprò mai. Ecco, mi ostino a mettere un “forse” davanti a ogni discorso e non mi accorgo che l’unica certezza è solo il fatto di essermi imbattuta in una trappola senza uscita. Prigioniera di un pensiero che si ostina a non andarsene. Non è il primo né l’unico trentenne (credo che la sua età possa oscillare tra i 30 e i 38 anni, ma non posso averne la sicurezza, visto che su facebook non c’è la sua data di nascita) che io abbia intravisto tra i corridoi della mia facoltà. Benché la maggior parte di chi aspira alla carica di assistente o ricercatore o dottorando o assegnista di ricerca o chi ne ha più ne metta sia costituita da ragazzi seriosi e saccenti, il fascino non manca. Le mie colleghe sono tutte “innamorate” del nuovo ricercatore inflessibile dall’aria snob o del più veterano tra gli assistenti di una certa materia con i suoi occhioni azzurri e capelli lunghi da toccare sempre con la mano destra per avere quel tocco da intellettuale. Ma io non sbavo dietro questi soggetti. E il mio apprezzamento è sempre stato limitato ad un aspetto estetico certamente gradevole, ma non in grado di farmi impazzire. E allora perché per quest’altro professore non sono stata in grado di fare i soliti commenti positivi con le amiche ridendoci su davanti ad un caffè o durante una telefonata? Credo che lui valga molto di più che qualche complimento. Quando mi ha chiamata in elenco, io mi sono alzata per accomodarmi e sostenere l’esame senza avere minimamente fatto caso, per tutte le estenuanti ore di attesa, neppure alla sua presenza lì in quelle enormi cattedre dove si siedono coloro che interrogano. Sembrerà strano, ma…è proprio così: io ho capito che lui mi piacesse non quando è entrato in aula e, dopo aver stretto la mano al professore ordinario, ha preso posto e ha cominciato a smaltire gli studenti esaminandi; non quando la sua voce forte e chiara chiamava coloro che in elenco erano segnati prima di me; e neppure quando mi ha nominata ed io mi sono erroneamente seduta al posto sbagliato e davanti al professore sbagliato. La scintilla è scoccata quando mi ha fatto cenno che con lui avrei dovuto sostenere l’esame e mi ha fatto segno di accomodarmi di fronte a lui. A quel punto, ho capito… non riuscivo a smettere di sorridergli, di guardarlo negli occhi. Prima di pormi la prima domanda ci ha pensato su. E poi ne ha fatta una particolare. Talmente tanto che il nostro non sembrava un esame, ma più una discussione tra esperti. Era esterefatto. Ed io lo ero di lui. Al termine dell’esame, il sogno è svanito. Un’ora dopo ero già sull’autobus, pronta a rientrare a casa. E da allora sono sempre assorta nei miei pensieri. Mi fermo a pensare a come potrei incontrarlo di nuovo e, anche se un po’ mi vergogno a dirlo, la sera prima di addormentarmi viaggio senza accorgermene con la fantasia ed immagino il giorno in cui accadrà un nostro incontro. Non ho la presunzione di dire che lui stia pensando a me o che anche solo minimamente gli sia tornata in mente dopo l’esame. Anzi, sono certa che dal suo punto di vista io sia stata, nel momento in cui eravamo faccia a faccia, solo una studentessa molto carina e capace di sostenere brillantemente un esame. Ma sono altrettanto certa che se a quell’esame fosse seguita una qualsiasi circostanza del destino in cui poterci rivedere, parlare, guardare, beh… forse anche per lui qualcosa sarebbe cambiato. Adesso non è più possibile. Resterò la sola a sbirciare sul suo profilo di facebook, la sola ad averlo in mente, la sola perfino a ricordarmi di quell’esame. Perché le emozioni sbocciano, ma vanno coltivate. E questa emozione non potrà esserlo. Non ci sarà un seguito. Per questo, cadrà. La sua – se mai esistita – è caduta subito dopo aver posto la firma sul mio libretto; e la mia si esaurirà molto presto, se è vero il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Per il momento, sogno ad occhi aperti. E pianifico occasioni delle quali nessuna potrà mai avverarsi.
22 gennaio 2010
Categoria: Amore