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da Carmen per Solo tu A
Sapevo che tornare li sarebbe stato un grandissimo sbaglio. Ma che potevo fare? Non avrei mai potuto dire ai miei che non mi andava di andarci per colpa sua. Alla fine loro sapevano che stavamo ancora insieme, sarebbe stato un disastro su tutta la linea. Perciò ci sono andata, tanto alla fine avrei dovuto vederlo ugualmente per riprendermi ciò che avevo lasciato a casa sua. Maledetto cerchietto per capelli! Ci vado in macchina, mi aspettano sotto casa, così posso correre via il più velocemente possibile. Rivedere quella città era un colpo al cuore: un bar qui, una pizzeria li e le pugnalate si facevano sempre più dolorose. Ma sapevo di dover andare avanti. Lui non mi ha mai voluta e …basta! Troppe farneticazioni mentali senza senso. Riprenditi. Respira profondamente. Apri gli occhi e sorridi. Scendo. Suono. Lui non c’è. Ma riconosco subito la voce, è Mauro. Mauro. Carino, occhi scuri, sorriso da paura, latin lover di professione. Le scale. E’ la prima porta a sinistra, come dimenticarla, anche se ci sono passata poche volte. Mauro mi accoglie sulla porta, è in slip, il solito vizio! Il suo sorriso mi disarma, mi rende inerme. Mauro, non sono qui per te, perché fai così? Mi abbraccia anche se non l’ha mai fatto prima. Forse lo fa ingenuamente. Forse. “Ciao Carmen! Come stai? Ma che ci fai qui? Non mi aspettavo di vederti ancora, non dopo tutto quello che ti ha fatto!” . “Ciao Mauro! Eh. Ho dimenticato una cosa l’ultima volta che sono venuta e dovevo tornare a prenderla, anche se non avrei mai voluto. E sono felicissima che lui non ci sia. Dai, vado in camera a prendere quello che mi serve e vado via.” . Oddio, la camera. Quella camera. Sento il suo odore ancora prima di entrare. Ci rivedo a letto assieme, sudati, dopo aver fatto l’amore. Sento la mia mano accarezzargli i capelli, nella speranza di suscitare in lui qualcosa di più forte del voler bene. Ma niente, pensa all’altra, lo sento dai suoi pensieri. Basta, Carmen. Torna in te. Sii lucida, per favore, non hai bisogno di lui. Sfioro il letto con la punta delle dita. I miei occhi si posano su tutte le superfici possibili di quella stanza, per catturarne il più piccolo ricordo. Sento un leggero pizzicore agli occhi. Mauro entra in camera, si è messo una maglia. “E’ questo che cercavi? Era in bagno, l’hai lasciato li”, mi dice con un sorriso. “Grazie, non avevo ancora iniziato a cercarlo, mi hai risparmiato tanto lavoro”, sussurro. “E dai, per favore, fai un sorriso. Odio vedere le ragazze tristi per qualcuno che non le merita”, dice, “la vita va avanti, dovresti impararlo. Sii più dura con te stessa e vedrai che andrà meglio. Mmm, adesso vediamo… Soffri il solletico?!?! Ahhhh”. Si butta verso di me. E’un attimo. Le sue mani sono sulla mia pancia, pronte a farmi ridere e sorridere. Sembra un bambino. Un bambino bellissimo. Non molto ingenuo, ma molto furbo. Finisco sul letto tenendogli le mani ferme. Devo andare. Mi rialzo e mi sistemo i vestiti. “Guarda che hai fatto! Mi hai stropicciato tutta la maglia”, urlo quasi, sorridendo. Mi allontano. Ma Mauro mi afferra per il polso. “Aspetta, dimentichi questo” , dice porgendomi il cerchietto. “Grazie. Adesso devo andare”. I miei occhi finiscono nei suoi. Grandissimo sbaglio. E’ pericolosamente vicino. Dai Carmen, è il moroso della Flavia, te la ricordi? Quella splendida ragazza, l’unica che ti ha ascoltata quando hai parlato di lui. Non puoi. Non devi. Non ci cascare. Pericolosamente vicino. Sento il suo profumo. L’odore fresco e buono del suo alito. Troppo vicino. Ci guardiamo. C’è troppo silenzio, quasi assordante. Mi strappa il cerchietto dalla mano e intreccia le sue dita con le mie. E’ fatta. E’ la fine. Le sue labbra si modellano sulle mie. Piene, morbide, profumate e allo stesso tempo forti e rudi. Mi sciolgo, non ho mai ricevuto un bacio come quello. Lascia perdere la mia mano. Si muove verso il mio collo, tra i miei capelli. Pericolosamente al punto di non ritorno. Basta. Mi stacco. “Scusa”, dico in un sussurro impercettibile. “Ti prego, non farlo. Non ce n’è bisogno”, dice tranquillo. Prendo il maledetto cerchietto e vado via. Lo saluto con un cenno e scappo. Sento di avere la faccia in fiamme e le lacrime agli occhi. Mi sento male per quello che ho fatto. Latin lover di professione, ricordi? Non illuderti. Non ci sarà mai niente. E poi tu ami lui, perché fai così? Torno a casa. Mi butto sul letto e una vibrazione del cellulare mi avvisa che ho ricevuto un sms. “Sei arrivata? Stai bene? Quel cogli*ne mi fa sentire un bambino. Mi preoccupo per una persona che conosco pochissimo!” dice. E’ Mauro, ne sono sicura. “Sana e salva. Piccolo incidente di percorso, tranquillo. E poi non sei un bambino, sei solo più umano di lui. Hai un cuore”, è la mia risposta. Inizio a piangere. Ho chiuso davvero con questa città. E’ora di ricominciare da zero.
11 ottobre 2010 - Bari
Categoria: Pensieri
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