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da Rugiada
La vita così preziosa così fragile, così misteriosa…la necessità, l’assurdo di troppe tappe e con troppe toppe incollate molte volte per farla stare in piedi, tra ricordi e desideri è vestita di illusione ma, con la forza dell’essenza della positività del giusto…Qual'è il mistero della vita? …Cosa dipende da noi e cosa tocca subire inesorabilmente? Quale la nostra responsabilità e qual’è la nostra colpa?...per me; il mistero della vita siamo noi… noi che cerchiamo la strada, la via giusta su tutti i punti di vista…Noi che scaviamo nei nostri animi, per trovare noi stessi, noi che vogliamo essere capiti per capire gli altri…noi ognuno diverso dall’altro
Che si fonde e si sgretola nelle gioie e nei dolori… luminosi e scuri persi per le strade dei giorni nella fortuna o sfortuna di lasciarci sorprendere dalla vita,
diventando simili a vortici in un processo di conseguenze di distillazione dove molto lentamente si comprende l’essenza delle cose anche se, molte volte, non si comprende non si riesce a svelare a dare un giusto significato alla propria esistenza.
10 giugno 2011
Categoria: Pensieri
da Anonimo
Oggi l'uomo è troppo orientato fuori di sè, attratto da mille situazioni e persone che lo sviano dall'obbiettivo, se stesso, i dubbi sul comportamento, le responsabilità, l'etica etc.etc. dipendono da questa eccessiva estroflessione dell'io, che si perde. Dove la cultura si è avvicinata al significato dell'esistere, si è capita la necessità di un certo isolamento, di una certa rinuncia, di una disciplina del corpo così che l'anima raggiunga lo scopo, essere libera dai legami della materia.
13 giugno 2011
da Rugiada
Mi stai dicendo e scusami se sbaglio che per trovare noi stessi, e per dare un giusto significato alla nostra esistenza dobbiamo dare; una certa distanza da chi ci svia dal nostro obbligo cioè dal nostro obbiettivo che è la fonte principale della nostra vita rinunciando a ciò che in qualche modo ti fa sentire bene oppure male solo nel corpo cosicché l’anima trovi un giusto equilibrio e raggiunga ciò che era destinata a raggiungere senza legami al di fuori di se, senza mettere radici, trovando conforto nel silenzio..scusami ancora se non ho compreso.
14 giugno 2011
da Anonimo
Mi descrivi una vita perfettamente ascetica, e questo è un estremo, come all’opposto troveremmo la vita mondana più sfrenata, entro questi due stili di vita troviamo le infinite proposte intermedie che, si adatteranno alla nostra natura, ma la convivenza di massa forzata influenza questo personale stile di vita con l’esempio, i modelli culturali se preferisci, o peggio gli stereotipi. Sono certo che una persona tolta dalla società e posta in un contesto diverso cambierebbe il suo modo di concepire la vita, con meno pressione la sua natura riprenderebbe il suo spazio e la sua espressione, la sua naturale dimensione, e se hai raggiunto questo, ci guadagnerà la qualità dei rapporti umani, e via di seguito la qualità della vita, anche l’anima sarà più libera di intraprendere il suo percorso di evoluzione. Dovresti pensare a quei “selvaggi” sterminati dalla cultura europea, gli aborigeni, nel corso di centinaia di migliaia di anni, hanno saputo mantenere un congruo rapporto tra numero di individui e spazio disponibile ( gli abitanti di una cittadina di provincia occidentale per l’intero continente australiano ) sviluppando tra le pieghe della loro vita ben più reale della nostra una cultura profondamente spirituale dai risvolti magici, noi invece siamo come rulli compressori dove passiamo non cresce più niente e ci riproduciamo come i cani della prateria, la differenza è che loro lo fanno in occasione di annate abbondanti di cibo, se rendo l’idea. Buona giornata.
15 giugno 2011
da Rugiada
Grazie tante per il tuo tempo, ora ho compreso ciao e buona giornata anche a te.
17 giugno 2011
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