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da FuoriPosto
L'angoscia mi pervade. La sento agitarsi come veleno, un miscuglio dalla composizione oscura che mi consuma da dentro; è sempre lì in fondo, al dil là di ogni pensiero e ragionamento razionale. Ci sono giorni in cui subisco, giorni in cui non posso chiudo gli occhi, stringo i denti e vado avanti, alcune volte la sento meno, solo perché stanca di soffrire allo stesso modo, con la stessa intensità, altre mi è praticamente impossibile non prenderne atto ed è allora che chi mi sta intorno si accorge che c'è qualcosa che non va. Ma nessuno, dico nessuno mai è riuscito ad avere la cognizione di quanto mi pesi dover continuare a convivere con una solitudine a cui non c'è rimedio. Ormai mi sono stancata anche di spiegarlo, al punto che ai tanti "Come ti senti?" rispondo "Sto bene" o se voglio essere sincera al massimo con un vago "Sono un pò giù". E' troppo tardi perché comprendano, se per tutto questo tempo non hanno fatto rifiutare e ridicolizzare quello che sento di più vero, tentando di sostituirlo con qualcos'altro che non mi apparteneva. E' troppo lontana da me la felicità. Tento di sfiorarla, facendo quello che posso per uscire fuori dagli schemi usuali, sforzandomi di uscire, di riuscire simpatica, di essere gentile e generosa con tutti; ma concluso il bagno di realtà, ritorno al mondo del mio essere in cui dimoro io e nessun'altro. Nessuno ha mai capito come farvi capolino... forse perché l'immagine che si vede da fuori combacia ben poco con quella che sono dentro: fuori c'è una ragazza timida e fragile, una figura artificiale venutasi a creare appunto per rispondere agli schemi altrui, per non scandalizzare, per non continuare a deludere e ferire. Dentro, invece non c'è nemmeno una ragazza... ma un'anima dalle sfumature più dirette, dure e definite che preferisce il calcio alla danza, un paio di sneakers alle decolté coi tacchi, un lavoro da idraulico ad uno da cameriera, un tatuaggio al posto del lucidalabbra, le donne piuttosto che gli uomini, amicizie maschili piuttosto che femminili. Come fare quando il tuo sentire è il rovescio della tua apparenza e di quello che il mondo vorrebbe che tu sia? Allora sei catapultato in un universo, quello femminile, a cui non riesci ad allinearti, perché mentre alle altre certe cose vengono spontanee, mentre per te sono del tutto incomprensibili. A che serve farsi delle "amiche" se poi devi continuamente fingere di essere interessato alle cose che piacciono a loro, cosa che tra l'altro non ti riesce perché non ne comprendi l'origine sentimentale, il motivo? Se ti avvicini agli uomini, poi loro capiscono chissà che perché ingannati dalla tua apparenza, anche se è loro che capisci al volo quando li senti ragionare, è con loro che vorresti condividere i tuoi interessi, le tue passioni. Allora rimani nel mezzo delle parti, senza possibilità di comprensione... con la sola possibilità di sognarla una vita diversa in cui vi sia armonia fra te e gli altri. Non resta altra consolazione allora che continuare a recitare la parte, a fare le cose che vogliono per assicurarsi almeno il quieto vivere, aspettando che questa condanna si concluda con la fine di una vita, della quale evidentemente non dovevi fare parte...
15 settembre 2011
Categoria: Sfoghi
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