Ricordi

da Chiara per Milano anni 80

apelli corti tagliati a spazzola, modellati e scolpiti da abbondante gelatina, piumino azzurro Moncler indossato aperto su di una felpa Naj Oleari, jeans griffati Armani, che cadono appena sopra la caviglia, stretti in vita da una cintura in stile texano, rigorosamente El Charro, calzini decorati a rombi, che calzano le inconfondibili scarpe da vela Timberland, e, sulle spalle, l’immancabile zaino firmato Best Company. È questo l’identikit del paninaro, nato a Milano nel 1985, e tenuto a battesimo in un locale del centro chiamato «Al panino», da cui prende appunto il nome. Il paninaro doc, detto anche «gallo», cresce passeggiando lungo corso Vittorio Emanuele II, facendo la spola tra piazza San Babila e piazza Duomo; frequenta con assiduità e costanza il negozio di abbigliamento Fiorucci; si nutre di hamburger, patatine fritte e Coca-Cola, che consuma in grandi quantità in ristoranti che rievocano locali a stelle e strisce. I vari Burghy, Big Burger e Benny Burger accolgono a braccia aperte quest’orda di teenager che veste, si muove e parla, seguendo un preciso codice, che li distingue dagli altri loro coetanei, ma soprattutto, dagli obsoleti mamma e papà.

Il bar Al Panino - Gian Luca MargheritiParole come «squinzia» o «sfitinzia» si sostituiscono all’ordinario ragazza, che il paninaro non corteggia, ma cerca di «cuccare»; se qualcosa gli piace, allora «è troppo giusto», mentre quando è contrariato non tarda ad apostrofarti con un «sei fuori di testa?». La moda non tarda a diffondersi, o meglio, a dilagare in tutta la penisola, e a farle da colonna sonora ci pensano alcuni gruppi pop provenienti da oltremanica. In primis, gli Wham!, duo che ottiene un buon successo, grazie a motivi orecchiabili e ballabili, e poi Spandau Ballet e Duran Duran. Proprio a proposito di queste due formazioni, si apre una diatriba che, fatte le dovute differenze, sembra riportare ai tempi in cui ci si schierava con i Beatles piuttosto che con i Rolling Stones. Le ragazze paninare decretano vincitori indiscussi della sfida i Duran Duran, gruppo capitanato dall’aitante Simon Le Bon, che fa breccia nei cuori di tante adolescenti nostrane. Proprio una di loro, la paninara ambrosiana Clizia Gurrado, gli dedica un libro dal titolo «Sposerò Simon Le Bon», in cui descrive la sua passione per il cantante britannico. Sulla scia del successo ottenuto dal libro, pubblicato nell’ottobre dell’85, l’anno successivo è pronto il film omonimo, che racconta le vicissitudini della studentessa sedicenne del liceo Berchet.

A raccogliere confessioni e segreti di questa tribù tutta italiana, c’è la rivista musicale «Tuttifrutti», che dedica ampio spazio proprio alla band dei Duran Duran, attesa dai numerosi fan in un concerto dal vivo su suolo nazionale, che si terrà soltanto nell’estate del 1987. Nel frattempo la figura del paninaro viene immortalata sul piccolo schermo dal comico Enzo Braschi, che ogni domenica sera offre ai telespettatori una divertente parodia del «ragazzo del panino». La trasmissione che ospita Braschi, altri non è che «Drive In», varietà ambientato proprio in un grande fast-food, dove le gag di comici esordienti si alternano a balletti di discinte cameriere, armate di vassoi di plastica, su cui spicca il classico bicchierone rosso con la scritta Coca-Cola.

Il liceo Berchet - Gian Luca MargheritiQuesti ragazzi, che si spostano su scooter nuovi di zecca, sempre ben vestiti e con un look curato fin nei minimi dettagli, abbronzati d’estate così come d’inverno, non risultano troppo simpatici a tanti loro coetanei, che vedono in loro il simbolo della superficialità. Scoppia, così, la cosiddetta «guerra delle Timberland e dei Moncler», che vede opporsi i paninari da una parte, e i dark e i metallari dall’altra. Questi ultimi tendono veri e propri agguati ai paninari, sfilando loro scarpe e piumino, preziosa refurtiva, emblema di una società ricca, basata su valori effimeri. Ci vuole ben altro, però, per scalfire la fede paninara, continuamente alimentata da video musicali, trasmessi senza sosta dalla nascente VideoMusic, che si pone l’ambizioso obiettivo di sostituirsi a radio e juke-box.

Nel febbraio 1986 succede un fatto forse inaspettato per gli stessi paninari. Protagonista è di nuovo un gruppo inglese, composto dalla coppia Neil Tennant e Chris Lowe, alias Pet Shop Boys. Il duo è a Milano per registrare alcune apparizioni televisive e resta a dir poco folgorato dalla moda che impazza per il capoluogo. Dopo aver «saccheggiato» ogni singolo negozio di abbigliamento che esponga in vetrina i tipici simboli del trend paninaro, i due si dichiarano pronti a sfidare i Duran Duran a colpi di hit, cominciando con il dedicare un brano ai loro beniamini, intitolato, neanche a dirlo, «Paninaro».

Piazza Duomo - Gian Luca MargheritiCome ogni tendenza che si rispetti, anche la moda paninara volge alla sua conclusione intorno alla fine degli anni Ottanta. C’è chi fa coincidere il suo declino con la partenza per il servizio militare, nel 1989, di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che all’inizio della sua carriera si fa notare grazie a canzoni leggere quali «Siamo o non siamo un bel movimento?» e «E’ qui la festa?». Altra star che si vota alla causa paninara, è la milanese Jo Squillo, ragazza ribelle che dopo aver tentato di emulare lo stile del gruppo dark Siouxie and the Banshes, si converte a un genere più commerciale.

Qualche tempo fa la discoteca C-Side di Milano ha aperto le porte ai vecchi «galli», rispolverando dischi di Den Harrow, Tom Hooker, Jimmy Sommerville e Righeira.

Quanto mi mancano quei tempi. Erano vita per me!
Ora c'è il nulla! Il nulla non c'entra nulla con la vita!

6 novembre 2011 - Milano

Categoria: Ricordi

da Ubuntu

Hai ragione, che nostalgia, anch'io ricordo quegli anni, soprattutto quando hai parlato di quel film "Sposerò Simon Le Bon", me l'ero dimenticato, mitico!

6 novembre 2011

da Chiara

Ciao cara, ti ricordi Wild Boy? Save a prayer? Le nottate davanti alla tv in attesa di vederli a San Remo?
Avevo 14 anni, ed una situazione famigliare difficile da sopportate, se non ci fossero stati i Duran Duran, non un semplice gruppo musicale, ma un proprio e modo di vivere, la mia vita si sarebbe spenta del tutto.
Mi hanno regalato tanta gioia, e poi li ho vissuti negli anni migliori, i MITICI ANNI 80 dove tutto faceva moda dove c'era leggerezza nell'aria, allegria nelle strade, e spensieratezza nei cuori...
Favolosi..INDIMENTICABILI
Un caro saluto

Chiara

7 novembre 2011 - Milano