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da Francesco per Isabel
Questa è una lettera che non riceverai mai, ma la scrivo lo stesso perché sento di doverlo fare. Chissà adesso come va la tua vita, se qualche volta ti ricordi ancora di me. Ogni tanto mi viene da ripensare a quei giorni, a volte ritorni perfino nei sogni da cui puntualmente mi sveglio con una sensazione mista fra il rimorso e il rimpianto. Rivedo il tuo volto in lacrime alla fine del viaggio a Cambridge, quel modo un po’ freddo in cui ti salutai, i tuoi continui tentativi di farti sentire a cui rispondevo sfuggente. Non devi avere un bel ricordo di me. Mi piacerebbe raccontarti che quel meritato schiaffo fu solo l’inizio di quanto ci ho sofferto negli anni successivi finora. Devo aver sbagliato tantissimo, se il destino me l’ha fatta pagare a tal punto. Non intendo giustificarmi; non si può giustificare il dolore di un altro. Vorrei poterti almeno dire che la vita mi ha reso vittima a mia volta. Tutto ciò che hai passato tu l’ho sentito un po’ alla volta sulla mia pelle peggio di una tortura cinese e in più ho dovuto passare la resa dei conti con me stesso. Ho dovuto pagare a prezzo doppio oltre che per gli errori con te per la mia immaturità. Sbagliai a non voler ammettere che mi piacevi anche tu, perché era così mi piacevi già da prima. Quando mi dicesti di te già sentivo qualcosa, ma testardo fuggii anche da me stesso come ho continuato a fare negli anni successivi. Quanto tempo e dolore avrei risparmiato se solo ti avessi detto la verità. Non so esattamente perché faccio così. Probabilmente temevo di star facendo qualcosa di sbagliato; la coscienza mi mandava continuamente segnali di allarme, mi diceva di allontanarmi da quello che sarebbe stato un pericolo. E invece… ora ho scoperto che ciò che avevo sempre ritenuto giusto mi stava tradendo. Ancora mi è rimasto un velo di quei sensi di colpa devastanti, ma non lascerò che chi amo soffra ancora per questi conflitti che in fondo riguardano solo me. Ho imparato che i problemi non vanno trascinati altrimenti ritornano perché i nodi creano sempre ostacoli finché non ci si mette con pazienza per districarli e scioglierli. Peccato che come al solito l’ho imparato troppo tardi. Sono diventato vittima di un rimpianto che sa anche di rimorso. Ho sofferto più di te alla fine perché chi ha il coraggio di tentare può almeno essere in pace con se stesso; e adesso da vittima tua pari ti rivolgo delle scuse colme di tutte le lacrime che ho versato a mia volta, delle scuse consapevoli. Non so dove sei adesso, cosa fai nella vita, ma vorrei un giorno dirti che sei stata comunque una lezione di vita importante: almeno adesso so che è inutile fuggire dall’amore e che dal momento che si ama, bisogna prendere atto che si è creato un legame con quella persona, che si sia corrisposti o meno e che è una necessità inevitabile essere responsabili di portare avanti il sentimento o annullarlo. Fuggendo si ferisce e questo purtroppo è diventato il peggior motivo di colpa da allora.
3 gennaio 2012
Categoria: Lettere
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