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da x4em0tico2x
Se proprio dovessi scegliere fra l’essere quello che sono ora e quello che ero prima preferirei tornare il ragazzo di una volta; avevo sempre una certa insicurezza ma almeno qualcosa riuscivo a combinarla. Ero un immaturo: spesso ridevo sotto i baffi quando qualche amica piangeva perché il fidanzato l’aveva lasciata e mi chiedevo come si potesse essere così deboli da mettersi a piangere per una cosa del genere (un ragazzo?!) quando ci sono cose ben più importanti nella vita. Avevo una scala di valori totalmente diversa allora; al primo posto mettevo sempre le aspirazioni come quella di studiare in ambito scientifico e l’amore, se pure compariva, puntava al massimo a delle amicizie strette giusto per andarsi a divertire nel fine settimana. Credevo che l’amore non sarebbe mai arrivato per uno come me e nemmeno volevo che arrivasse perché sentivo che mi avrebbe ostacolato in quella scalata che alla fine non aveva poi molto senso se escludeva tutto il resto. Il sesso poi era una vergogna alla luce di come ero stato abituato a pensare; di cotte me ne prendevo di frequente, ma puntualmente reprimevo e andavo avanti senza troppi dispiaceri, dato che non davo loro nessuna importanza. Poi successe una cosa a scuola. In classe furono bocciati alcuni compagni molto particolari che si trasferirono nella nostra classe. Erano tipi assai ribelli. Se ne fregavano delle lezioni, spesso si assentavano, fumavano in classe, mettevano i piedi sui banchi, e se si accorgevano che un professore non sapeva tenere le redini della classe se ne approfittavano fino ad impedirgli di spiegare. Ne succedevano in classe. Addirittura le persone interrogate cominciavano a sf**tere il professore etichettandolo come “fesso”. Insomma comandavano loro. Questa situazione vissuta per due anni mi sconvolse. Cominciò a maturare anche in me il desiderio di non chinare più la testa davanti ai doveri, di fare per una sacrosanta volta ciò che dicevo io. Avrei voluto scacciare questo desiderio e ci sono riuscito le prime volte. Ma poi come se non bastasse quei tipetti cominciarono a coinvolgere la classe nelle angherie ai professori ed io che non partecipavo venivo preso di mira. Cominciarono a farmene di tutti i colori dalle percosse verbali, ai furti, insomma tutti tentativi di portarmi dalla loro parte. Riuscii a resistere, ma ormai il seme del dubbio era stato piantato. Cominciai a desiderare una vita libera totalmente. Forse se non fossi venuto a contatto con loro a quest’ora sarei ancora il menefreghista di una volta, il che non sarebbe un male perché a ora sarei stato già laureato. Loro alla fine furono bocciati, ma intanto mi avevano rovinato. Volevo altro, volevo permettermi qualcosa in più di quella vita spartana senza contare che anche le amicizie e l’amore hanno bisogno di sacrifici. Finita la scuola non riesco a proseguire con l’università perché avevo cominciato una vita sregolata al massimo, fatta di sola ricerca del piacere, insomma l’esatto contrario di quello che facevo prima. Non ero contento neppure allora perché continuava a mancare una base solida, quella della realizzazione personale. Infatti di amicizie non riuscivo a farmene perché alla fine non trovavo gente che mi piacesse e con l’amore erano continue delusioni. Proprio dopo una delle ultime mi è capitato di trovare lei, che mi ha mandato in confusione ancora di più. In quel periodo ero diventato consapevole di una parte di me che avevo ignorato e credo che questo mi abbia giocato il brutto scherzo insieme al desiderio di libertà, che doveva già appartenermi visto che l’ho subito riconosciuto nell’altro. Insomma ho preso a seguirla nemmeno fosse l’America con tanto di Statua della Libertà. Alla fine a forza di seguirla me ne sono innamorato perché è anche una persona con modi di pensare e interessi simili ai miei. Ora non so fino a quando questo sia bene. Di certo finora la cosa mi ha solo procurato dolore perché avendo abbinato lei al concetto di libertà in tutti i sensi e non potendo nemmeno avvicinarla mi sono fatto molto male. Inutile pensare a studiare. Ero esausto di quella vita. A che sarebbe servito visto che non avevo la libertà con tutte le sue implicazioni di pensiero, d’azione, di scelta, di realizzazione, d’indipendenza? E nemmeno riuscivo a dimenticare visto che di certo non si dimentica qualcosa di così essenziale, qualcosa che vale quanto la sopravvivenza. Mi mancava il ragazzo del domani, la mia persona adulta allo stato completo. Con questo vorrei solamente fare una semplice distinzione. Non sto dicendo che in realtà non la amo, che è stata tutta una mia confusione perché intanto me ne sono innamorato sul serio. Sto solo facendo una distinzione appunto. Ho solo trovato il motivo di una tenacia insolita per un ambito a cui non davo nessuna importanza, a cui ho dato un’importanza grande fino al ridicolo prima e di cui riconosco ora la giusta misura. Lei ha rappresentato un’esistenza come la sognavo, qualcosa che qualunque essere umano sarebbe disposto a seguire fino alla morte. Intanto però questo concetto non è distante dall’amore perché l’amore è pur sempre una parte della felicità ed io conoscendola ho imparato ad amarla. Dato alle diverse cose la giusta importanza direi che l’amore di coppia rappresenta solo una parte nemmeno tanto cospicua della felicità. Se si pensa all’amore come termine universale, questo comprende la totalità. L’amore di coppia, presumendo che sia felice, potrebbe rappresentarne una metà al massimo. Che fare adesso? Senza di lei starei male perché appunto me ne sono innamorato. Da solo mi sentirei perso, ritornerebbe il malumore di sempre, la fatica, la nostalgia, la disperazione. Dovrei riuscire a ridimensionare la cosa ritornando ad una vita senza eccessi. Mi viene da piangere solo al pensiero di perderla intanto. Proprio a me che in otto anni d’adolescenza avrò pianto sì e no dieci volte. Adesso però non mi sento più ridicolo, so cosa significa, so che essere umani vuol dire anche questo. E non per forza le emozioni rendono peggiori, anzi si diventa persone migliori vivendole, persone più comprensive. E’ stato uno scherzo grosso quello che mi ha fatto il destino, una specie di legge del contrappasso applicata a questa vita. Almeno adesso so cosa è giusto (e non solo grazie a me stesso). Spero che non sia troppo tardi. Dovrei far rientrare la vita di una volta riservandole i giusti spazi… non credo che ritornerò più quello di prima perché non servirebbe a nulla, ma vorrei riprendere a realizzarmi per diventare ciò che desidero. Stavolta però conosco i miei limiti e non farò più l’errore di prima. Non devo dimenticare di riservare degli spazi alla mia libertà.
25 gennaio 2012
Categoria: Pensieri
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