Lettere

da Anonimo per Anonima

Non era un gioco. Se davvero non me ne fosse importato nulla non ti avrei cercata mai più dopo tutto quello che ho passato con te. Non mi sarei fidato. Lo so io quello che ho passato per un tempo che sembrava interminabile, e non era solo una tristezza immotivata. Lo conosco bene il dolore tagliente delle speranze frantumate, il sapore delle lacrime ingoiate, tante lacrime da annegarci; e poi gli incubi, i sogni e i duri risvegli, le notti fredde passate in piedi a cercare non sapevo nemmeno io cosa di te, quel freddo che sferzava violento come la consapevolezza di averti perso. Avessi avuto la tua esperienza non ti avrei dato tregua; ma sfortuna ha voluto che non potessi fare di più. Non dimenticherò nemmeno tutte le volte che sono stato preso in come se già non soffrissi abbastanza per conto mio. Tutto questo te l’ho perdonato, non mi vendicherei mai, ma rimane che nemmeno riesco a fidarmi completamente; ti ho etichettato come un pericolo ed ho paura che se dovesse andare storto qualcosa tornerai a farmi del male; non riesco nemmeno più ad essere entusiasta fra l’altro. Sono felice che adesso puoi capirmi e non è un felice in senso vendicativo. Assolutamente. E’ la stessa felicità che si prova ad essere corrisposti, quella felicità gioiosa, tinta dei colori dell’amore. Ma rimane pur sempre una felicità piuttosto piatta perché per liberarmi di un amore così ho dovuto perdere interesse per tutto il resto. Può secondo te un morto che cammina provare ancora un amore vivo? Questa è una domanda che sarebbe interessante porsi. L’amore non è nemmeno scomparso del tutto, ma io in tutte le altre manifestazioni non sono più lo stesso. Questo vuole anche dire che più vivo e più l’amore cresce. Ti amo sempre altrimenti mi sarei rifiutato di tornare, di starti vicino.

2 febbraio 2012

Categoria: Lettere