Lettere

da Luca per Norma

Buonasera amore. Ho appena rivisto la dedica del 16 e ti dico subito che forse non avevo inteso male ciò che mi avevi scritto. La frase che mi ha colpito di più era infatti quella riferita al tuo ex marito:”stiamo unendo due solitudini”. Con lui poi è finita male e, appunto ricordando questo, mi preoccupavo per noi. Infatti anche noi sia due persone sole. Per questo, poi, mi chiedevo se pensavi che potesse funzionare e se per caso non esistessero solitudini tali da potersi unire. Tu che ne pensi? Forse non sono stato abbastanza chiaro quando ho scritto che, anche se ti ha causato sofferenza, il tuo carattere è una specie di dono. Tu ponevi l’accento sul problema della troppa chiusura e io, invece, ti facevo notare che comunque la forza è il vantaggio più grande che si possa avere perché mediante essa si può insistere abbastanza da trovare la persona giusta con cui stare. Certo il tuo rimane un carattere con i suoi limiti. Posso solo immaginare cosa dev’essere significato per una bambina piccolissima percepire intorno a sé un ambiente senza amore. Può sembrare una cosa da nulla per chi è grande e consapevole. Ma per un tesserino fragile e indifeso che allora forma il suo carattere dev’essere stato una specie di lezione fondamentale il fatto di percepire quell’ambiente freddo intorno a sé: un padre troppo occupato da altro per dare affetto, una madre anch’essa bisognosa d’aiuto, tua sorella che certo non poteva farti da madre. Quella bambina deve aver imparato presto che tutti a partire dai genitori sono delle persone su cui non si può contare. Credo di aver vissuto una cosa del genere anche se a metà. Come ti dicevo, mio padre non se ne frega ovvero è stato dalla mia nascita una persona incapace di manifestazioni d’affetto. Non ricordo una volta che mi abbia dato anche solo una carezza. E’ stato un dolore non da poco. Spesso nella mia testolina di bambino mi chiedevo se non stessi sbagliando io qualcosa nei suoi confronti. Non sapevo come comportarmi per chiedere affetto, mi sentivo in colpa di non saper fare di più e, come risultato, non abbiamo mai stretto un vero rapporto. Alla fine ci ho rinunciato. Adesso posso solo immaginare cosa dev’essere significato sentirsi rifiutati dall’intera famiglia. Dev’essere un dolore che si moltiplica per cento su una bambina piccola, uno di quelli che cascasse il mondo non vuoi più che si ripetano. Ecco perché ti chiudi. E credimi la gente lo percepisce questo muro invisibile quando ti avvicini, quando si parla con te. Io almeno l’ho percepito e sono rimasto confuso. Mi dicevo qualcosa come:”Con tutto che vuole conoscermi, non si fa conoscere. Perché allora mi cerca?Devo fidarmi o no?”. Sono rimasto turbato e, se ben ricordi, ho cercato di scuoterti. Ma tu mi hai posto davanti una specie di Stop: non parlo mai ad altri di me, sarei noiosa ecc. Il tuo carattere ha un aspetto positivo fondamentale che è una forza interiore molto indipendente dall’aiuto altrui, come ti dicevo, ma certo questa chiusura ti distacca un po’ dall’altro. Chissà forse devi ancora incontrare le persone che ti rinfranchino da quel passato. E posso solo immaginare cosa deve aver significato pensare di aver trovato la persona giusta e separarsi dopo. Forse avere una relazione stabile potrebbe ripagartia dell’amore non ricevuto, far rinascere un pò la fiducia. Non so se sarò io a darti tutto questo. Come dicevi bene tu siamo altre due solitudini. Non so cosa intendi poi quando dici lotta… cosa ti aspetti possa fare esattamente? E soprattutto entro quanto tempo? Certo posso muovermi ma la situazione non è facile nemmeno per me. Di certo però sento di volerti del bene e per questo non credo che mi perderai. Forse non te l’ho specificato bene ma io credo molto in te. Ti manca solo il coraggio di spegnere i timori, la paura di essere vulnerabile come allora. Per il resto, fortuna volendo, credo che tu abbia tutte le carte in regole per ottenere una vita migliore.

20 febbraio 2012

Categoria: Lettere

da Norma

Ciao amore mio, sì confermo tutte le parole che tu dici sulla mia famiglia ma questa verità che tu hai capito è sotterranea, in maniera superficiale non è subito visibile. Non c'è una situazione netta e precisa nei rapporti.Nell'educazione impartita nei luoghi di origine dei miei genitori c'è una maniera di cortesia anche nelle famiglie, non c'è un rapporto diretto e confidenziale aperto sincero subito. Ad esempio in casa mia i bacini sulle guance si sprecano. Le maniere esteriori gentili di cortesia vanno sempre mantenute. Però poi, con tanta dolcezza e pacatezza e non si deve urlare mai, nè parlare mai di come ti senti, nè dei problemi perchè dai fastidio, dai imbarazzo, e allora ti devi tenere tutto dentro per non disturbare, e se non ce la fai perchè la vita, anche la mia riserva problemi, ti rispondono con tanta gentilezza! che di più non possono fare. Così ho imparato che potevo contare solo su me stessa, e che dovevo farcela da sola a stare nel mondo. E quando ci sono dentro questo mondo duro, e devo difendermi dalle situazioni negative con forza, con coraggio ecco che divento un mostro per loro, perchè per loro non esiste la difesa, bisogna solo subire, umili, subire sempre anche se vuol dire che ti tolgono il lavoro, o qualsiasi cosa non bisogna tentare nessuna difesa, amorfi. Anche con il resto del mondo si rapportano così. Così ho imparato fin da piccola che quei bacini non erano sintomo che avrei avuto gratis quell'affetto me lo sarei dovuto sempre guadagnare facendo la bambola, senza anima senza una vera vita, dovevo essere un soprammobile, importante non dare fastidio, inerme e sarei stata accettata. Ma quando sei piccola lo puoi fare, ero sempre silenziosa, isolata, la famiglia è il mondo dei bambini. Ma poi dovevo uscire dal mio nido, ho aspettato tanto, sono rimasta isolata dalle amiche, umile, mai un trucco, mai un vestito appariscente, mai nulla, non dovevo dare fastidio, in quei tempi l'unica mia salvezza era la fantasia, volavavo con i miei sogni, con le mie poesie, e lì nessuno poteva fermarmi nè giudicarmi, vivevo nel sogno e nella fantasia ciò che la realtà non poteva darmi, e silenziosa, non parlavo mai con nessuno, fino a 18 anni pur di essere tenuta nel nido, ma dovevo lavorare, chi mi avrebbe mantenuto? E' stato chiaro anche in questo caso che il lavoro sarebbe stata la mia salvezza, perchè da quello avrei potuto continuare a sopravvivere. Sì ma per me lavoro e soldi non erano mai stata una priorità, io volevo l'amore. Pertanto ho conosciuto il mio ex marito, nonostante lavorasse, non ho mai pensato un istante che avrei potuto essere una casalinga. Ancora una volta sapevo che dovevo cavarmela con le mie forze, e ho sempre lavorato. Però l'amore doveva sempre accompagnarmi o mi si spegneva la motivazione. Io so che devo contare su di me, ma se mi togli anche l'amore, mi sento senza forze, senza linfa vitale. Per quanto riguarda le nostre solitudini sì penso ch quello che è successo col mio ex marito è una spada di Damocle che pende sul mio capo, sono terrorizzata che si ripeta anche per me e per te. La tua lotta, consiste nella tua difesa, ti devi difendere, non giustifico la tua eccessiva rinuncia di te stesso nei riguardi di tuo padre. Semplicemente non hai nessun obbligo di dire tutto ciò che fai, o pesare tanto i loro giudizi sul tuo modo di vivere, vivi come riesci e come loro ti hanno permesso di vivere, se avessero dato a te autostima incoraggiamento e FIDUCIA nella tua persona e nelle tue capacità ora saresti realizzato in vari campi di vita. Rendendoti più libero dai loro giudizi. E cercando di sovvertire i loro giudizi negativi. Dirti io posso farcela. Certo a loro non piace, perchè fa comodo averti lì a loro disposizione. Ma è la vita, i figli devono avere un loro posto personale nel mondo, non è naturale rimanere lì all'adolescenza. Per loro, per dargli un sogno di gioventù.Almeno un pò, quel tanto che basta per uscire dall'emergenza e sollevarsi verso il miglioramento.

22 febbraio 2012

da Luca

Ciao Norma :) mi è piaciuta molto la tua risposta. In pratica siamo vissuti in due famiglie un po’ difficili. Immagino come dev’essere stato per te vivere dove si seguiva una specie di galateo senza o quasi nessuna base di concretezza. A volte le gabbie sono fatte dalle disattenzioni di chi ti circonda e credo che queste possano creare né più né meno sofferenza che essere prigionieri in una gabbia di ferro. E’ una forma di violenza sottile che comunque fa il suo effetto. Non si può dire comunque che sia stato del tutto negativo perché quell’atmosfera di ipocrisia ha contribuito a renderti forte quasi da subito, anche se ciò non toglie che tu ne abbia sofferto. Ti giuro che mi ha fatto una rabbia quando hai scritto quel “l’unica mia salvezza era la fantasia”. Ma come si fa a permettere una cosa del genere? Fossi stato uno che ti conosceva allora mi saresti stata simpaticissima. Ci avrei subito stretto qualcosa con una ragazza così diversa dalle altre, che aveva la sensibilità di trasformare la solitudine in poesia piuttosto che magari fare altro. Scommetto che se uno dei tuoi familiari fosse stato nella stessa situazione si sarebbe messo a fare qualcos’altro… magari avrebbe ritenuto inutile dedicarsi ad una cosa come la poesia in favore di qualche altra attività meno creativa. Non posso credere che una ragazza così fosse ridotta al silenzio… è vero quando dicono che sono le persone più sensibili che ci rimettono. E non oso pensare cosa sarebbe accaduto se non avessi preso una strada diversa. Avresti perso sicuramente molte opportunità che avrebbero reso più difficile il fatto di tentare una vita migliore. Comunque, a parte gli aspetti negativi, la garanzia che ti ha dato il tuo trascorso in famiglia è stata il fatto di saper contare solo sulle tue forze ed è ciò che ti è servito poi per andare via da lì. Questo è il punto principale in cui le nostre due esperienze si differenziano. Da me è più difficile trovare l’indipendenza perché, come ti dicevo, vivo una situazione che solo per metà è simile alla tua. Dall’altra parte c’è stato un amore probabilmente sbagliato che ogni volta fa sentire il suo peso. A volte quando penso che me ne andrò mi sento in colpa come se dovessi loro qualcosa. E non è per un semplice legame con la famiglia. C’è stata nella mia vita una persona che ha investito tutto se stessa nei miei confronti perché infelice della sua vita e delle sue scelte in campo affettivo. Se me ne andassi questa persona ne soffrirebbe molto. Infatti sta facendo tutto ciò che le riesce per dissuadermi da ciò che potrebbe allontanarmi. Se ti raccontassi alcune cose capiresti che molte delle mie non scelte sono state motivate questo legame strano. So che non è giusto quello che accade, ma ancora adesso che sono adulto questo senso di doverle qualcosa non mi lascia. Certo adesso mi lascio influenzare di meno, ma rimane che le azioni che mette in atto mi creano comunque la loro bella dose di difficoltà. Non intendo condannare perché anche i genitori sono umani ma nemmeno li scuso perché comunque certe azioni messe in atto sortiscono il loro effetto negativo. Certo, come dici tu, ho il mio bel da fare per rendermi immune. Non posso certo rastare lì e rinunciare alle cose in cui credo fra cui l’amore. Non voglio farmi prendere dal rancore perché so che mi renderebbe peggiore ma non posso certo far finta di non vedere la rabbia che mi crea questa situazione lontano da te a causa loro. E’ assolutamente ingiusto famigliari o meno che siano. Ho trovato molto esatti i consigli che hai dato alla fine sul fatto di difendersi. Credo proprio che mi torneranno utili in questi giorni. Ti ringrazio amore. Ogni volta che ti leggo è un emozione perché il solo sapere che una risposta, una dedica l’hai scritta tu mi entusiasma. Poi quando sento tutta questa premura comincio a volare d’amore. Ma certo dobbiamo ritornare subito con i piedi a terra per quel che si deve fare.

25 febbraio 2012