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da carmen
Mia dolce bionda,
ti prego di considerare questo scritto come un compitino dei tuoi alunni. Non saprei a chi raccontare il mio stato d’animo, se non a te. Sono turbato e deluso, costretto amaramente a fare di nuovo autocritica. Mi chiedo, infatti, se i miei sbagli debbano sempre pregiudicare la mia azione nei confronti di chi mi sta vicino e mi vuole bene! Ripiombo nella mia solitudine per leccarmi le ferite che tu, involontariamente, hai riaperto ( forse dovrei dirti grazie perché hai fatto emergere la mia superbia vanitosa e inconcludente) provocandomi un dolore violento e paralizzante. Mi è crollato addosso quel me stesso che tu hai imparato a conoscere e a sopportare, sebbene tu non sia una moglie, costretta, per contratto, a stare con me. E per questo che non ho sopportato ulteriormente quell’epiteto che già mi allontanò da mia moglie qualche anno fa ( come ben sai ). E’ evidente che gli attribuisco un valore negativo totalizzante che coinvolge il mio profondo senso di autostima. Il fatto stesso che ne sto scrivendo rivela la necessità che io mi liberi da tale condizionamento che, per ora, mi impedisce di essere sereno e di non fidarmi di me stesso.
12 febbraio 2013 - Bari
Categoria: Confessioni
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