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da Ginevra per Ivan
Ho bisogno di sfogarmi. Non so perchè scrivo qui, non c'è un perchè, anzi forse si, perchè qui nessuno ci conosce, nessuno sa la nostra meravigliosa storia nonostante l'incidente, nessuno sa dell'amore che c'è tra noi...porto questo dolore da quasi due anni dentro di me, lo porto dentro di me, perchè devo essere forte per i nostri figli... forte per te...e forte anche per me. Per noi. Perchè ancora abbiamo una vita davanti. Non basterebbero tutte le parole e le lettere di questo mondo per raccontare tutto...per raccontare 13 anni d'amore... Estate 2000, l'estate de nuovo millennio. Ero una ragazzina quando ti conobbi, una ragazzina di 13 anni appena, non sapevo niente dell'amore, a settembre avrei iniziato i superiori, mi sentivo cosi emozionata, quell'estate avevo programmato tutto, tranne di conoscere te e di innamorarmi di te. Tu eri un ragazzino di 15 anni, 15 anni appena e una grande voglia di amare e di vivere. Dopo l'esame orale di terza media i miei genitori mi dissero stasera partiamo andiamo in vacanza nella villa che abbiamo nel paese dei nonni per stare con loro, gli zii e i cugini, dato che di solito erano sempre loro a venire da noi, fui entusiasta all'idea, non tornavamo in paese da quando io ed Edoardo avevamo io 1 e lui 3 anni, pure Edoardo fu felice all'idea, mamma e papà avevano già preparato le valigie per tutti, caricammo la macchina e ci ritrovammo in viaggio verso il sud. La mattina eccoci arrivati in quel non tanto piccolo ma confortevole paesino. Fuori dal cancello della villa, vidi un gruppo di ragazzini, chi appoggiato agli alberi e chi seduti comodamente sui motorini, quando arrivammo lì davanti vidi due ragazzini correrci incontro erano Daniel e Gaia, i miei cugini, io ed Edoardo scendemmo subito dalla macchina ad abbracciarli, una volta abbracciati alzai lo sguardo e lo spostai verso il gruppo di ragazzini, e lì che ti vidi mi stavi guardando, i nostri sguardi si incrociarono, mi vergognai cosi tanto che spostai immediatamente lo sguardo e mi incamminai con loro verso l'interno della villa, dove ci stavano aspettando i nonni e gli zii; non uscimmo quel giorno per sistemare tutti i bagagli, per stare in famiglia, anche per la stanchezza. Mi coricai la sera non sapendo che dal giorno dopo la mia vita sarebbe cambiata. Il mattino seguente fui svegliata da mio fratello e dai miei cugini, fu un bel risveglio. Durante la colazioni i nostri cugini ci proposero di andare alla partita al campetto pomeriggio, e Daniel chiese ad Edoardo di giocare in attacco col suo amico, Edoardo era veramente ed è ancora un giocatore provetto a pallone, e secondo Daniel potevano essere un'accoppiata vincente, disse che già aveva avvertito il resto della squadra e tutti erano d'accordo, a quel punto Edoardo non poteva rifiutare, quindi accettò e io di conseguenza accettati di andare a vederli giocare con Gaia. Daniel ed Edoardo passarono la mattinata in giardino ad allenarsi mentre io e Gaia a prenderci il sole pranzo veloce, doccia e in battibaleno si fecero le 16 e io e Gaia fummo pronte per accompagnare Edoardo e Daniel,. Mi ricordo ancora com'ero vestita short's che all'epoca si chiamavano pantaloncini di jeans e un top blu all'americana e le superga blu, Gaia era vestita come a me ma cambiava il colore delle scarpe e del top, arrivammo al campetto con due motorini...in uno io ed Edo, nell'altro Daniel e Gaia, parcheggiammo e ci dirigemmo all'interno del campo dove ci attendeva tutta la squadra; io ed Edo ci sentimmo tutti gli occhi puntati di sopra tutti aspettavano che Daniel e Gaia facessero le presentazioni, salutammo tutti con un ciao generale. Poi ti vidi arrivare, mi fissavi con un'intensità che mi faceva quasi paura, e vidi due occhi blu avvicinarsi sempre più verso di me, una criniera nera e due gambe e due braccai muscolose avvolte nella divisa bianca e blu, con la fascia di capitano al braccio, dopo qualche secondo Daniel ti abbracciò e con il braccio intorno al collo eccoti lì davanti a noi, salutasti Gaia con un timido bacio sella guancia, e poi allungasti la mano in segno di cortesia verso Edoardo a me, dicesti: "Piacere Ivan" e io ed Edoardo rispondemmo con: "Piacere Edoardo" "Piacere Ginevra", quasi non mi uscivano le parole di bocca. Poi Daniel chiamò e a te ed Edoardo a parte per spiegarvi meglio come coordinarvi il gioco, tu ed Edo vi lanciaste un sorriso e uno sguardo di intesa. Poi vidi Edoardo tornare verso di noi, e tu rimasti li con Daniel a parlare, solo il giorno dopo seppi da te che avevi chiesto a Daniel informazioni su di me e che Daniel ti disse che avevo semplicemente 13 anni, no perchè potevo dimostrare quei due anni in più o perchè ero una bella ragazza, ma che se comunque ti piacevo dovevi sapere che ero la ragazza da bacetto e poi via, che ero una ragazzina per bene con dei principi, e di tenere in considerazione che a settembre sarei tornata al nord, quando lo seppi ti guardai stupita e compiaciuta. Tornando alla partita capimmo che Daniel aveva ragione a schierarvi insieme con Edoardo, eravate micidiali insieme, vi capivate al volo, e soprattutto lo stesso modo di esultare al goal, facendo l’aeroplanino. La cosa più bella era che giocavi ma quando segnavi ti giravi a cercare il mio sguardo, io ti guardavo già con ammirazione ed amore; la partita finì con una strabiliante vittoria, dove tu ed Edo eravate stati i protagonisti assoluti. Finita la partita con Gaia, mi avvicinai a voi abbraccia mio fratello nonostante fosse sporco e sudato e lui mi fece girare in un abbraccio, tu ci guardavi sorridendo e io a quel punto non potei fare altro che farti i miei complimenti e rispondere al tuo sorriso, tu alla fine con una mano sulla spalla a mio fratello li dicesti di vederci dopo cena per un gelato per festeggiare la vittoria ed estendesti l’invito anche a me, e naturalmente Gaia e Daniel, accettammo e ci dessimo appuntamento per le 22 al bar della piazza centrale. Tornammo a casa raccontammo a casa della partita, i nostri genitori erano estasiati, felici per esserci trovati bene e ben contenti di darci il permesso di uscire dopocena. Mangiammo tutti insieme e poi mi diressi con Gaia in camera per prepararmi, mentre stavo scegliendo che vestito mettere alla fine optai per uno verde che mi risaltava il colore degli occhi, senti bussare in camera, ed entro Daniel e ridendo mi desse un bigliettino piegato in quattro un po’ sporco di terra, lo ringrazia mi fece l’occhiolino ed uscì dalla stanza per farci finire di preparare…guardai Gaia stupefatta apri il bigliettino –che ancora ho conservato, come tutti gli altri tuoi bigliettini- e lessi:” I MIEI GOL SONO STATI TUTTI DEDICATO A TE, MI PIACE OSSERVARTI, SEI VERAMENTE BELLA, NON VEDO L’ORA DI VEDERTI STASERA. IVAN.” Wao fui allibita da quel fogliettino, Giai urlò felice, dicendo che ero fortunata, che eri il più bello del paese, che eri dell’età di Edoardo, quindi ci passavamo due anni appena. Che feci io??? Beh mi preparai e corsi da Edoardo dicendoli tutti, dovevo dire tutto a mio fratello e cosi feci, lui disse che se le era capita, che era normale che piacevo ad Ivan come Ivan piaceva a me, infondo quella era l’età dei primi amori, - Edoardo già nella sua scuola nonostante i suoi 15 anni aveva la fama di rubacuori-, che comunque per qualsiasi cosa ci sarebbe stato lui, di non aver paura. Mi tranquillizzai alle sue parole. Uscimmo, e arrivati al bar vidi seduta con Ivan una ragazzina bella come il sole, Edoardo mi strinse la mano, capì che ero rimasta leggermente male, ma fu un secondo, Ivan ci vide, e si alzò, incominciò a venirci incontro con quella ragazzina, e subito dopo senti dire a Gaia “guarda Daniel c’è pure Marta la sorella di Ivan” mi sollevai sentendo quelle parole, pure Edoardo si senti sollevato lo vidi dallo sguardo, poco dopo capì che ad Edoardo piaceva Marta, quei due minuti di tragitto sembrarono interminabili, poi ci ritrovammo tutti uno di fronte all’altra, ci salutammo, Ivan mi diede un piccolo bacio sulla guancia e mi aveva fatto i complimenti, subito dopo ci presentammo con Marta. Andammo al bar, ci sedemmo, Edo si sedette vicino a Marta, e Ivan si sedette vicino a me, Gaia e Daniel si sedettero con gli altri componenti della squadra, ma noi 4 eravamo in un mondo tutto nostro, parlammo, mangiammo un gelato, ridemmo e scherzammo, fu una serata piacevole. Poi ci salutammo con la promessa di rivederci. Tornammo a casa, raccontai ad Edoardo tutto quello che sentivo, e mi abbracciò dicendomi stai crescendo, ognuno andò nelle proprie stanze, Gaia mi schiacciò l’occhio, e Daniel rise come lo scemo quando ci salutammo. Entrata in stanza, svuotai la borsa per cercare il cellulare, il mio fantastico nokia 3210, e li dentro la borsa vidi un bigliettino, sorrisi, immaginandomi già di chi fosse…”SEMBRAVI UN ANGELO STASERA, UN ANGELO CON DUE GRANDI OCCHI VERDI E UNA CHIOMA NERA, L’ANGELO PIù BELLO CHE ABBIA MAI VISTO. TI VA DI VEDERCI DOMANI POMERIGGIO? QUESTO E’ IL MIO NUMERO ____ ASPETTO CON ANSIA UN TUO MESSAGGIO. IVAN.” Presi il telefono, composi il numero, ed incomincia a scrivere un messaggio, scrivendoti che ero io, che l’idea dei bigliettini era originale, e quando me l’avevi messo in borsa, dato che eravamo stati sempre insieme, che per uscire prima dovevo chiedere il permesso ai miei, ma che sicuramente non ci sarebbero stati problemi. Mi rispondesti alla velocità della luce, dicendomi che eri stato bene seduto vicino a me, che ti eri divertito, e che il bigliettino in borsa me l’avevi scritto quando con Edoardo e gli altri ragazzi eravate andati a prendere l’acqua al bancone, e mentre ero girata a parlare con Marta l’avevi infilato nella borsa. Continuammo a sentirci per messaggi per un’ora finchè non crollammo dal sonno. La mattina seguente mi presentai in camera di Edoardo raccontandoli tutto, lui rise e mi disse che con Marta si sarebbe visti pomeriggio. Andammo giù aiutammo nostra madre a fare alcuni servizi e poi a preparare il pranzo, poi Edoardo mi diede un calcio sotto il tavolo per farmi parlare, mi presi di coraggio e li chiesi il permesso per uscire con Ivan, Edo approfittò al volo e chiese a sua volta il permesso per uscire con Marta, i nostri genitori ci dissero scherzosamente me lo ricordo ancora: “siamo arrivati da due giorni e già entrambi avete un appuntamento” entrambi scoppiarono a ridere, spiegammo chi erano Andrea e Marta, mamma e papà ebbero come un sussulto, “vuoi vedere che sono i figli di Doriana e Francesco, i nostri compari d’anello, da anni che non ci vediamo, l’ultima volta che siamo venuti in paese voi due avevate Edo 3 anni e tu 1, e abbiamo fatto una fatto insieme a loro e i loro figli” con Edo fummo sconvolti felicemente da questa notizia, naturalmente entrambi comunicammo che avevamo avuto il permesso, e che i nostri genitori erano i compari d’anello di entrambi, né tu né Marta ci potevate credere. Dopo qualche ora eccoti sotto casa a prendermi, portasti tua sorella e poi ci dividemmo io e te su uno scooter, ed Edo e Marta per fatti loro, ti portai la foto per farti vedere come eravamo piccoli e che quei bambini eravamo noi e tu mi dicesti che era scritto nel destino. Parcheggiammo il motorino, e camminammo a piedi per il paese, tu ad un certo puntomi prendesti la mano, io ti guardai e poi ti strinsi la presa, proseguimmo cosi tutto il pomeriggio, ridendo e scherzando, prima di arrivare al motorino tu mi guardasti e mi tirasti verso di te e mi baciasti, ricordo ancora quel bacio, dolce, tenero ed innocente, poi mi chiedesti di diventare la tua ragazza, io ti risposi di si, anche se ti dissi subito che sarei ripartita a settembre, ma tu sembrasti convinto fin da subito dicendo che ce l’avremo fatta. Mi riaccompagnasti a casa verso le 19.30 e tu ti fermasti di botta io ti guardai e ti chiesi, cosa avevi visto, tu mi dicesti che quella in giardino era la macchina dei tuoi genitori, sul cancello comparirono Marta ed Edoardo, dicendoci di entrare, ci spiegarono che mentre tornavano avevano ricevuto un messaggio dicendo che i genitori di Marta e Ivan erano a csa nostra e si sarebbero fermati a cena per ricordare la gioventù, guardai il cellulare con Ivan e ci accordemmo che lo stesso messaggio fu spedito anche a noi...come dimenticare l'imbarazzo, di noi 4 una volta entrati nel salone, ci presero in giro, incominciarono a tirar fuori album matrimoniali, e foto di gioventù, dove c'erano loro 4 felici e contenti e amici più che mai, ci spiegarano che per un paio di anni dopo il trasferimento al nord dei nostri genitori si sentirono ma poi da una cinquinna di anni persero i contatti, non potendo mai immaginare che i loro figli diventassero "fidanzatini", oddio morimmo di vergogna per tutta la sera, ci fecero e si fecero un sacco di foto per immortale il momento, loro sembravano i ragazzini e noi gli adulti. A fine serata i nostri genitori si salutarono organizzandosi divedersi domani per uscire solo loro 4, mentre noi ragazzi saremmo stati a casa vostra, aspettandoli dopo la loro serata. Io e t emessaggiamo tutta la notte. I giorni avvenire furono meravigliosi, cosi come le settimane, e i due mesi passarono in fretta. Arrivò settembre fu un tragedia, il giorno dei saluti, vennero anche i tuoi genitori, a Natale sareste saliti da noi al nord a passarlo, le lacrime che ci scorrevano sul viso non volevano darci tregua, fu cosi anche per Marta ed Edo, mi regalasti un mezzo cuore coninciso il tuo nome, e tu al collo ti mettesti l'altra metà del cuore con inciso il mio nome. Quante lacrime versammo, i nostri genitori non furono in grado di calmare nessuno di noi quattro, non sopportai la distanza, reggetti un mese la situazione poi ti lasciai, pensando di alleviare il dolore, tu fosti scioccato al telefono, non ti capacitavi di tutto, scappasti da casa e prendesti un pullman che ti portasse da me, i tuoi trovarono un biglietto quando tornavano dal lavoro con scritto:"DEVO ANDARE DA GINEVRA. PERDONATEMI. VI CHIAMERO' QUANDO ARRIVO. VI VOGLIO BENE.IVAN", i tuoi genitori furono scioccati, ma capirono la situazione, parlano con Marta che era al corrente di tutto, chiamarono i miei per avvertirli, decisero di non dirmi niente, mio padre la mattina venne a prenderti dove ti lasciò il pullman, tu ti scusasti con lui per l'improvissata e per aver fatto stare tutti con l'ansia, mio padre chiamò i tuoi genitori per assicurarli che stavi bene e ti fece parlare con loro. Quando mio padre tornò a casa, mi disse:"Ginevra abbiamo ospiti", mi girai di scatto e ti vidi li sull'uscio della porta del salone, con un 'aria stanca, frustata ma con due occhi che trasmettevano amore, corsi verso di te, tu mi abbracciasti ed asciugasti le mie lacrime, dicendomi di stare tranquilla, che avremo risolto questa situazione, che quando ti dissi che tra noi era finito tutto, non ci potevi credere, ed avevi fatto un biglietto del pullman pur di raggiungermi. Mi sentì cosi stupida, fu tutta colpa mia, ma tu mi rassicurasti dicendo che non avevo colpe, Edo fu scioccato quando ti vide lì. In cuor suo sperava ci fosse anche Marta, questo desiderio non tardo ad arrivare, la sera andammo all'aeroporto a prendere Marta ed i tuoi genitori, vi fermaste da noi per una settimana, quella settimana ci fece bene, ti portai a visitare tutti i luoghi in cui ero cresciuta, asilo, scuola elementare, media e la mia nuova scuola superiore, e la scuola di ballo che frequentavo dall'età di tre anni. Finita la settimana tornaste a casa, in quei due mesi che ci separavano dalle vacanze di Natale, ci sentimmo tutti i giorni ogni ora e ci impegnammo nello studio per fare capire ai nostri genitori che avevamo la testa sulle spalle, che si avevamo messo l'amore sopra ogni cosa ma non avevamo abbandonato la volontà di studiare, volevamo ripagarli per tutto quello che fecero per noi rendendoli orgogliosi. Arrivò Natale il nostro primo natale insieme, un Natale favoloso sotto la neve...vi aspettammo per fare l'albero di Natale insieme, fu un vero divertimento, eravamo tutti ed 8 felici, passò Natale, passò Capodanno, ci divertimmo come dei pazzi tutti insieme, ci raggiunsero pure i miei zii e i miei nonni, con Gaia e Daniel. Arrivò di nuovo il momento della partenza, fummo più forti, con la consapevolezza che il nostro amore era più forte di tutto. E cosi fu. Ci rivedemmo a Pasqua, scendemmo noi questa volta, poi ci furono i nostri compleanni e poi in estate, festeggiamo il nostro primo anno d'amore, mi facesti trovare sulla spiaggia tante candele a forma di cuore, che componevano un cuore e all'interno avevi scritto: "TI AMO", ci scambiammo le fedine, e quella notte fu la notte della nostra prima volta, eravamo felici, e come se eravamo felici!
Verso agosto mio nonna si ammalò, aveva bisogno di cuore costanti, e siccome il lavoro dei miei genitori si poteva benissimo gestire anche da qui, chiesero il trasferimento per gravi motivi familiari, glielo accettarono senza problemi, certo fummo felici ciò significava che non ci dovemmo separare anche se avremmo voluto che il motivo non fosse la malattia di mia nonna, i miei, i miei zii e i tuoi partirono per il prendere tutte le cose necessarie per il trasferimento, ci aiutarono molto.
A settembre incominciamo sia io, che tu, Edo, Marta, Gaia e Daniel il nuovo anno scolastico nella stessa scuola, naturalmente io e te eravamo in classi differenti.
Passammo minuti, ore, giorni, settimane e anni meravigliosi.
Cosi arrivammo a festeggiare i tuoi 18 anni furono meravigliosi, ti organizzammo una festa fenomenale, a luglio ti diplomasti. L'anno dopo rimasi incinta, ero spaventata all'idea di diventare madre a soli 17 anni, andavo ancora a scuola, e tu eri al primo anno universitario, quando te lo dissi, sprizzasti felicità da tutti i fori, certo non ce lo aspettavamo, ma avevamo comunque deciso già da prima di rimanere incinta che dopo il mio diploma ci saremo sposati e avremo messo su famiglia, avevamo solo accelerato i tempi di un anno, mi comprasti un anello, oltre a studiare avevi già incominciato a lavorare per mettere qualcosa da parte per il matrimonio, organizzasti una cena a casa tua e davanti ai nostri genitori e ad Edo e Marta, mi chiedesti di sposarti subito, e dicemmo del bambino, rimasero a bocca aperta, ma ci appoggiarono, ma li ribadimmo il concetto che avremo continuato a studiare per realizzarci sul punto di vista culturale, dovevamo già iniziare a garantire un futuro a nostro figlio, e loro si dimostrarono pure disponibili ad aiutarci economicamente dato che entrambe le famiglia avevano le possibilità ma noi rispondemmo che dove riuscivamo volevamo fare da soli, ma il matrimonio e la casa ce li voleremo, regalare loro ci sposammo un mese dopo, fu un matrimonio da favola, sembravi un principe ed io mi sentivo la ragazza-donna più felice dell'universo, il mese dopo il matrimonio scoprimmo che aspettavamo un maschietto, finì il quarto anno scolastico un po' prima rispetto tutti gli altri, e a fine maggio nacque Thomas, che emozione enorme, tenerlo tra le mia braccia dopo nove nove mesi dentro di me, e vederti a te piangere lacrime di gioia, e poi vedertelo stringere tra le braccia fu meraviglioso, il 5 anno lo frequentai da esterna, in quell'anno feci 18 anni dove tu mi organizzasti una bellissima festa, e mi diplomai da esterna. A settembre incominciai a lavorare come segretaria per lo studio di mio padre, in modo che potevo portare Thomas con me, e mi scrissi all'università, stando dietro la scrivania potevo liberamente studiare nel tempo libero, e Thomas bene o male è sempre stato un bambino calmo. Il mese dopo Marta ed Edoardo si sposarono e vennero ad abitare di fronte a noi. Tu continuavi a lavorare e ti mancava l'ultimo anno dell'università, eri in piena regola con le materia, quindi a luglio ti saresti laureato e fu cosi il mio dottore in architettura, ti bastò l'esame di stato per cominciare a lavorare nello studio di famiglia, il mio architetto dalla mille idee, il mio maniaco del controllo, le cose ci andarono bene, il lavoro ti andava alla grande, noi eravamo sempre più felici insieme, Thomas a due anni e mezzo incominciò l'asilo così io mi potetti concentrare meglio nell'ultimo anno all'università e cosi fu, mi laureai pure io in tre anni, e nel frattempo avevamo pensato di avere un altro bambino, volevamo 4 figli, arrivarono tutti, mi laureai con un pancino di tre mesi, dove scoprimmo che aspettavamo 2 gemelli, quello si che fu uno shock, scoprimmo che in famiglia entrambi avevamo casi gemellari quindi avremmo dovuto darlo per scontato e così nacquero Mia e Giole, avevamo 22 e 24 anni e ci ritrovavamo con tre figli, era tutto perfetto, a 24 anni rimasi di nuovo incinta di Micol, non volevamo fare distanziare troppo l'età dei nostri figli, fu il motivo di tutte le mie gravidanze una dietro l'altra, fu sempre un'emozione diversa, e poi eravamo riusciti a far coincidere tutto vita familiare, scolastica e lavorativa; economicamente stavamo bene e potevamo permettercelo. Eravamo veramente felici, con Micol ci sentivamo completi, nel frattempo eravamo diventati pure zii di Ava e Jason, non ci mancava niente, non sapevamo che la nostra vita da lì a poco si sarebbe spezzata, dovevamo fare i conti con qualcosa, eravamo stati troppo fortunati.
Micol aveva appena 6 mesi, Mia e Giole avevano 2 anni, e Thomas aveva appena compito 7 anni.
Pioveva, eccome se pioveva quella sera, ci fu una tempesta, io stavo preparando al cena dopo aver fatto il bagnetto a Micol, Thomas giocava beato con Mia e Gioele in salotto sul tappetto, mi chiamasti dicendomi di stare tranquilla che appena fosse scampata saresti tornato a casa, dicendomi che non vedi l'ora di abbracciarmi. Venti minuti dopo ebbi un sussulto al cuore mi cadde un bicchiere dalle mani che feci spaventare i bambini, un minuto dopo bussarono alla porta, presi Micol imbraccio e Thomas mi seguì tenendo per mano Mia e Gioele, spero fossi tu, avevo una brutta sensazione, era mio padre e mia madre e dietro vidi comparire Edoardo ed Ava, mi si fermò il cuore, dalle loro facce capì che era successo qualcosa, mi sentì cedere le gambe Edoardo fece no scatto e mi prese, cercai di non piangere, in un minuto dopo aver lasciato i bambini a mia madre ero in macchina con Edo, Marta, e mio padre, in macchina verso l'ospedale, appena arrivai ti vidi, eri appena arrivato, eri lì su quella barella, con l'ossigeno, c'era sangue ovunque, mio padre si cambiò entrò in sala operatoria con te, io rimasi fuori, li in quella fredda sala di attesa, per 6 lunghe ore, quando mio padre uscì, mi guardò in pena, non sapendo come comunicarmi, che l'intervento era stato effettuato, ma che avresti avuto danni permanenti...fu un colpo, crollai perchè sapevo che non avresti accettato una situazione simile, pensai a te, a me, ai nostri figli... Marta mi abbraccio, Edoardo ci abbracciò entrambe, i tuoi genitori furono sconvolti...ma eri vivo è per me questo ero importante, avevo pregato in quelle otto ore, perchè non mi lasciassi...ti svegliarono dal coma farmacologico dopo 48 ore...non ti abbandonai un secondo, l'unico momento in cui mi assentavo era quando andavo un'ora a casa per farmi vedere dai bambini...ero lì quando apristi gli occhi, piansi quando ti senti stringere la mano e pronunciare il mio nome, i tuoi occhi si velarono di lacrime, entrarono i medici e confermarono la diagnosi avevi danni agli arti inferiori...non avevi sensibilità nelle gambe, e la diagnosi fu chiara, paralizzato dalla vita in giù, ti gusrdai, le lacrime ti scendevano non volevi crederci, non volevi accettare la situazione, ti parlai, ti parlammo tutti, dovevamo ringraziare il Signore se eri ancora vivo, ti avevo promesso che insieme ce l'avremo fatto, dopo una settimana ti portai i bambini all'ospedale, ti emozionasti cosi tanto, Thomas ti porto mille disegni corse verso di te si arrampico sul lettino e allungasti una mano per aiutarlo e poi ti abbracciò in un modo cosi amorevole che incomincia a piangere a dirotto, Mia e Gioele i loro giocattoli allungasti le braccia per prenderli e Micol te la appoggia sul gembro, ti portò il suo piccolo e tenero sorriso.
Prima che tu tornasti a casa insieme a tuo padre modificai tutto in modo tale che tu con la carrozzina potessi passare tranquillamente, fosti sorpreso quando tornasti. In quasi due anni ti ho visto piangere, ti ho visto disperarti, struggerti, logorarti perchè ti senti limitato, perchè dici che mi hai condizionato la vita e che me la hai rovinata.
Io soffro, sto male al pensiero che tu pensi queste cose. Ho provato a fartelo capire in tutti i modi, io ti amo ti amo da quando avevo 13 anni e sono esattamente 13 anni che ti amo, che tu mi ami, e te lo dico davanti a tutte queste persone non mi hai condizionato la vita, non mi hai distrutto l'esistenza, non proverò mai pena o compassione per te, sei il ragazzo che ho sempre amato, che amo e sempre amerò, non sarà una misera carrozzina a definirti, a definire il nostro amore, sei l'uomo con cui ho scelto di passare la nostra vita, con cui ho fatto quattro bambini, che hanno bisogno del loro papà, perchè lo amano esattamente come lo amo io, abbiamo ancora una vita davanti abbiamo appena 26 anni e 28 anni, i tuoi figli sono orgogliosi di te, sono bambini felici, e non si vergogneranno mai di te, mettitelo in testa, credo che ti dimostrino molto più di quanto un adulto ti possa dimostrare.
Ogni tanto mi fermo sull'uscio della porta a guardarti con i bambini, vedo che loro ti guardano con quella amirazione con cui ti guardai io 13 anni fa, e questo mi fa felice, ma vorrei che tu ti lasciassi andare di più, a loro non importa se sei seduto lì sopra, a loro importa che giochi con loro, che li insegui con quella carrozzina, a loro importa ogni piccolo gesto che fai verso di loro. Thomas ha il talento, adesso che è n piccolo ometto di 9 anni dice che elui è bavo, forte ed agile come il suo papà, ed ogni goal lo segna per te, non ti rende orgoglioso questa cosa?
Amore ti prego, io ho bisogno di te, non ti lasciare andare, non devi avere paura, ci sarò sempre io al tuo fianco, ringrazio ogni giorno il Signore che ti ha lasciato qui con me, perchè io senza di te non potrei vivere, continueremo a lottare ed affrontare la vita insieme, con la forza del nostro amore con la forza dell'amore dei nostri figli. 9 anni fa ci siamo promessi di amarci nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia sempre finchè morte non ci separi, quindi amore sappi che non smetterò mai di amarti e di incorraggiarti a vivere.
So che puoi farcela, che puoi lottare, perchè dentro di te hai una forza incredibile, sei spaventato, perchè la nostra vita ha subito qualche piccola modifica, sono spaventata anche io, ma solo cont e potrò farcela, solo con la tua forza, ci aggrapperemo l'uno all'altra e guardare avanti insieme.
Ce la faremo.
Con tutto l'amore del mondo.
Colei che ti ha sempre amato senza misura, tua Ginevra.
29 settembre 2013
Categoria: Ricordi
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