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da Anonimo
Con te non sono mai stata cattiva come con altri.Per te mi ero presa una febbre da cui sembravo non guarire più.
Certo, ero io che non volevo guarire, mi faceva comodo in un certo senso stare male per te, dare la colpa a te per la mia indolenza e i miei conseguenti insuccessi.
Mi faceva comodo soffrire perché tu ti eri fidanzato e sembravi stare benissimo, mentre io ero sempre più spaventata.
Ma sappiamo entrambi che le nostre vite non hanno nulla in comune, sappiamo e sapevamo allora che il nostro trovarci era stato un artificioso gioco perpetrato da due sciagurate anime in conflitto.
Tu dicevi no poi si, io scappavo aspettandoti.
Non c'è stato amore tra noi, questo da parte tua è certo.
Ma il vero colpo si scena è che nonostante io abbia continuato allungo ad aspettarti, non c'era amore nemmeno da parte mia.
Ti ho desiderato per un'estate intera, e ho desiderato pochi uomini come ho desiderato te, ho bramato il tuo corpo, la tua mente.
Avrei fatto qualunque cosa, qualunque atto deplorevole per poter finalmente mettere le mani sulla tua pelle, che inutile dirlo era bianca come latte, come una nuvola.
E vederti ogni giorno mi regalava turbamenti nuovi e sempre più in conflitto col mio buon senso.
Certe volte avrei voluto abbracciarti e sentirti stretto al mio petto davanti a tutti, mentre si parlava del più e del meno, mentre si fumava, mentre si giocava a carte, mentre tu tiravi i calci ad un pallone.
Ma mi sono trattenuta, sono sempre stata brava, intelligente e assennata come sono le brave ragazze.
Ci pensavo spesso, sentivo la voglia di fare l'amore con te ma capivo che mia sarei condannata se avessi buttato tutto all'aria per una bella notte con te, e capivo che stavo sbagliando ad illudermi che magari mi avresti dato dell'altro perché non c'era altro e anche se ci fosse stato io non avrei potuto accettarlo.
Sapevo che sarei stata ancora più infelice dopo aver sentito chi eri tu e dover comunque rinunciarvi.
Ma poi quando mi hai cercata io non ci ho capito più nulla e come un automa sono venuta da te perché ti volevo, ti volevo mio, ti volevo come non volevo piu qualcosa da tanto tempo.
Sappiamo come sono andate le cose, le cose sono andate che ad oggi io e te non ci pensiamo più, e non ci siamo piu parlati allungo dopo quella giornata.
Perché quella giornata come altre, sono state uno sbaglio.
E non è che noi lo facevamo in buona fede, noi sapevamo per certo che quelle azioni ci sarebbero potute costare care.
E non lo abbiamo fatto per amore, perche l'amore quantomeno avrebbe nobilitato il nostro fare
Ma noi no.
Noi lo abbiamo fatto perlopiù per noia, o magari per gioco.
Un gioco inadatto a me molto più che a te che ti sapevi muovere meglio nella melma dell'errore.
Mentre io oggi piangevo, domani mi disperavo, oggi prendevo decisioni drastiche e irreversibili, domani bevevo per scacciarti dalla testa.
Ero instabile certo.
Ero giovanissima, bella,sveglia, e avevo conosciuto solo un ragazzo.
Non ero una santa ma non baciavo piu qualcuno che non fosse lui da almeno otto anni.
Baciare te è stato come spalancare la porta dell'inferno sulla mia vita.
Da un lato comprendevo che tu eri quanto di più lontano mi servisse, quanto forse ho sempre detestato negli uomini.
Dall'altro quella tua leggerezza mi pesava dentro, mi agitava, mi procurava una dolorosa e logorante voglia di essere leggera come te, con te.
Un dissidio infernale che mi ha accompagnata sin troppo, un ambivalenza conflittuale e problematica che mi costringeva a mettere sulla bilancia sentimenti che non ero in grado di capire.
Ciò che non capivo era perché ti volevo cosi tanto, perché d'improvviso il tuo corpo sembrava chiamare a gran voce la vicinanza del mio e viceversa.
Sentivo un desiderio malato di respirarti.
Non so perché ma tu eri l'oggetto delle mie fantasie, di tutte le mie giornate.
Tu facevi di tutto per procurarmi maggiore turbamento, benché fossi più giovane di me avevi la sensibilità che gli uomini hanno di sentire che il loro fascino a effetto su una donna.
E allora le tue provocazioni per me erano paragonabili ad un colpo di pistola.
Ti sedevi accanto a me e mi sfioravi con la scusa di un filo d'erba sulla maglietta, o sui capelli.
Se ti voltavo le spalle ti sedevi in maniera tale da far si che sentissi la pressione della tua schiena sulla mia,
E poi mi guardavi.
E io capivo perfettamente il senso di quegli sguardi.
Tu mi guardavi appassionato e certe volte mi hai persino imbarazzata.
Io ero attratta da te consapevole che non ci sarebbe mai stato nulla di sensato tra noi.
Non mi importava, lo sai.
Te lo dissi una volta, esasperata dal tuo ennesimo stuzzicarmi.
Ti dissi che non mi importava se le nostre vite non erano destinate a condividersi, ti dissi che mi bastava guardarti per respirare e stare bene.
Ti dissi che non potevo farci niente se continuavo a volerti nonostante capissi benissimo da sola che era impossibile.
Mi aprii con te sull'orlo di un precipiZio interiore.
Inutile ricordare come tu mi abbia spinto giu dal burrone con tutte e due le mani.
E quel gesto, credo,non te l'ho mai perdonato.
Non mi hai respinto ma al contrario mi hai fatto entrare a casa tua, sapendo che non ero lucida, sapendo,dopo che te lo avevo detto senza remore, che non ero in grado di respingerti.
Se tu ti avvicinavi per me era la fine.
Non potevo gestirti.
Non riuscivo nemmeno a gestire me perché ero in preda a quella diabolica febbre.
E tu ne hai approfittato, possiamo dire.
Tu sapevi che ero in dubbio, che tu eri il dubbio, che io ero condizionata persino dal tuo odore.
Ma non hai fatto niente per farmi ragionare nonostante dicessi di aver molta stima di me e di non voler intrometterti nella mia storia.
Poi però, le parole sono restate parole, la coscienza l'hai messa a tacere in fretta e sai benissimo com'è andata.
Sapevi che sarebbe successo, almeno quanto lo sapevo io ma hai fatto in modo che accadesse e che io mi facessi del male seriamente.
Certo che io dovevo badare io a me stessa.
Ma ti avevo ritenuto sincero quando dicevi che mi rispettavi e che volevi essere il più chiaro possibile con me per non compromettere il nostro rapporto.
Io sono rotolata giu dal burrone, ti ho prima voluto, poi allontanato, poi odiato e maledetto per essertene andato davvero, per esserti costruito una vita con un'altra che accecata dalla gelosia reputavo brutta, antipatica,inadatta a te.
A te che eri il più bello, il più selvaggio, il più bestia, il più vivo.
Bene.
Dovevo scrivere questa storia perché io non la dimentichi come sto per fare.
Dovevo metterla per iscritto perché qualcuno dovrebbe conoscerla, è stata cosi importante per me in quei momenti che non posso consegnarla all'oblio del dimenticare.
Deve rimanere nero su bianco, deve fare da monito e deve fare da ispirazione.
La storia della mia piccola, personale passione ora è stata scritta e ci è stato messo un punto fermo e pesante ma prima di quel punto, nelle parole, ho imprigionato per sempre la leggerezza di una nuovola bianca.
21 giugno 2017
Categoria: Ricordi
da Anonimo
Ha ottenuto ciò che voleva.
21 giugno 2017
da Anonimo
è... amore passione non ci sono altre spiegazioni... ma sei Meg ?
22 giugno 2017
da Anonimo
sei stata troppo intensa con lui..troppo esplicita nel tuo desiderarlo...spesso le gatte morte hanno più successo...
25 settembre 2017
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