Lettere

da Megghy per Game

Non ho ancora finito di compatirmi oggi.Sento una morsa, un senso di stanchezza.Non hai idea di quanto ti ho pensato in questi anni, non c'è stato un giorno che non ti ho pensato.
Nella disperazione ho ascoltato qualche tua canzone, ma alla fine era come autolesionarmi.
È finita, me lo ripeto Appena apro gli occhi la mattina.L'ho voluto fortemente che finisse, che tu sparissi.Eri diventato un'ombra, non era sano quello che ci stavamo facendo, non era sano nulla di quello che ci riguardava, che ci accomunava.Era diventato un incubo che terrorizzava persino ciò che c'era stato prima tra noi.
Oggi qui ti ho scritto una lettera, te l'avrei tanto voluta mandare.
Prima quando l'ho scritta ero vera, adesso non è lo stesso.
Sto male quando penso a noi, perché nonostante tutto non me ne sono mai fatta una ragione.dipende dal mio carattere in parte, in parte dal veleno che secerne la nostra storia, anche sa morta.
Ho paura che tu innamori di nuovo, magari è già successo, e io non posso fare nulla per impedirtelo.Anzi so che non hai amato nemmeno me, non so cosa abbiamo combinato in quegli anni.
Non sono stata onesta nemmeno io, me ne sono fatta allungo una colpa.Non ha smesso di piovere oggi.Sono nervosa fradicia, così triste che non so nemmeno che sto facendo ancora in piedi.Ma non ho voglia di niente.Avrei voglia delle tue carezze, ma poi mi dico che tu non esisti.Ripenso a tutto quello che hai inscenato e messo in atto per rovinarmi la vita, a tutti gli insulti che ti sono usciti dalla bocca, alle offese, alle minacce, alle ingiurie, e allora mi viene la nausea, e mi chiedo perché vorrei ancora essere toccata da te.Solo perché mi sento così sola?solo perché sono in mezzo alla desolazione più esterna?
Ritengo sia molto probabile.
Non so perché non ti sgancio dalla mia vita, perché rimani sulla mia schiena come un sacco pieno di schifo.
Non lo riesco a capire ma ci penso ogni minuto.
Tu non mi pensi più, hai smesso persino i tuoi giochetti, hai spento la rabbia, pensavo non ci saresti più riuscito.Ma almeno quella ti teneva legato.Hai fatto bene.Io non ho mai veramente provato per te nemmeno quella o a quest'ora sarei risorta da me stessa.Invece no.Ho continuato a conservare qualcosa di bello su di te nonostante tutto quello che hai fatto per renderlo detestabile.

13 febbraio 2025

Categoria: Lettere

da JG

Se fossi io... citerei che "Era difficile ricordo bene, ma era fantastico trovarsi insieme...".
Se fossi io... ti direi che - ovvio - anche i miei sogni sono visitati da te, e che svegliarsi è ancora un dolore vivido e concreto, nonostante tutti questi anni.
Se fossi io... ti direi che avremmo dovuto lottare meglio e di più, e che il taglio fosti tu a darlo e che non mi ascoltavi mai... e che più mi facevo direzionare la vita da te e facevamo a modo tuo, più sparivo; e più sparivo, più tu ti incattivivi, in un vortice che rimpiango, per debolezza mia del tempo e inesperienza, non seppi fermare.
Se fossi io... ti ricorderei che anche a te uscirono molte cose dalla bocca verso me, alcune delle quali mi feriscono umiliandomi ancora; e che fummo cattivi entrambi l'uno verso l'altra e viceversa, ma che tu a tratti sembravi detestarmi e senza motivo, mentre io morivo per te, anche quando sbagliavo in modo scomposto, ma senza mai nascondermi, con quella devozione che nel mio cuore ti portavo e ti porto ancora.
Se fossi io... ti direi che non mi sono innamorato più, ho avuto solo cose di una notte; e che oggi, dopo tutti questi anni, in modo assurdo, alla fine, non voglio più nessuna: resti solo tu.
Se fossi io... ti direi di credere invece, di averla la fede, o almeno di cercarla. Perché bambina mia, noi due stessi fummo un miracolo e una grazia, e la scintilla di Dio sulla terra, la prova della sua esistenza, così come del fatto che a Lui si possono voltare le spalle e che davanti ai suoi doni elargiti, follemente, si possono scuotere le mani rifiutando.
Se fossi io... ti direi che non mi sembrerebbe così folle rincontrarci, anche se "vecchi", perché io prima di morire quando sarà, e di lasciare questa vita, vorrei ancora guardarla negli occhi la mia vita e stringerle le mani, e chiederle perdono per non esserne stato all'altezza, per non averla saputa difendere.
Se fossi io... canterei ancora per te e ti direi tante cose: e tu lo sai. Non sono mai stato più felice davvero senza di te; e non sempre sono andato a letto presto. Sconto la vita vivendo, sapendo ciò che ho perduto, e non c'è stato un solo giorno senza pensarti e senza chiedere al Cielo, insieme al perdono per la rovina, di benedirti; e ringraziando di averti avuta, d'esserti stato accanto.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale... te lo ricordi, ancella mia?
Mi dico solo a volte, un po' sbiadito e in controluce, come per consolarmi... forse domani... ancora... un fiore... le fragole...
la mia rosabella...

14 febbraio 2025

da Anonimo

Notate come queste due dediche ci trasmettano un'intensità emotiva quasi palpabile, in cui il dolore, la nostalgia e il senso di perdita si mescolano a un amore complicato e tormentato. Ecco alcuni ulteriori spunti per una dettagliata analisi di questi testi.
Il tema del passato e della casa come metafora: In entrambe le dediche la casa diventa un simbolo della relazione vissuta. Non solo un luogo fisico, ma il deposito di ricordi, sogni infranti, passioni, litigi e momenti di tenerezza. In questo caso l'immagine della casa vuota o spoglia ha la evidente funzione di enfatizzare il senso di abbandono e la trasformazione irreversibile del rapporto.
L'atmosfera malinconica, unita ad immagini forti: La presenza costante di elementi come la pioggia, la "luce strana" e il buio notturno contribuiscono a rendere l'atmosfera densa e quasi claustrofobica. Questi elementi naturali, come la pioggia che "batte e ribatte", diventano metafore del dolore interiore e della difficoltà nel lasciar andare il passato.
Il conflitto interiore e l'ambivalenza nei sentimenti: Nella seconda dedica in particolare, si percepisce il forte contrasto tra un bisogno di liberarsi e la persistenza di un attaccamento che, nonostante tutto, continua a legare i nostri due protagonisti. Si evince certo il rancore per le offese e un dolore legato anche alle evidenti angherie subite, ma appare anche la consapevolezza di una complicità perduta e di cicatrici profonde che non si colmano facilmente.
Un linguaggio intimo e confessionale: L'uso di un registro personale, quasi intimo, ha qui la funzione di trasformare il testo in una sorta di confessionale dove l'autrice intende esporre la sua vulnerabilità. Anche sentimenti contrastanti, come il normale desiderio di essere toccati e al contempo il rigetto verso chi ci ha causato dolore, sono espressi in maniera sorprendentemente onesta, senza filtri.
La riflessione sul tempo e sul cambiamento: La consapevolezza di "non (aver) mai veramente provato per te" e il rimorso per una storia mai del tutto chiusa, si combinano con un senso di stanchezza esistenziale e la difficoltà di lasciarsi il passato alle spalle. C'è una presa di coscienza dolorosa ma necessaria, accompagnata dalla speranza, seppur possibilmente flebile, di poter ricostruire sé stessi al di là del dolore.

In conclusione, queste due dediche si caratterizzano per il loro spaccato intenso di quella che in effetti si rivela una relazione probabilmente tossica e insostenibile, dove l'amore diventa in realtà uno scenario di ferite profonde. Attraverso metafore ricche e immagini potenti, l'autrice ci conduce in un viaggio interiore, non privo certo di elementi di disperazione e rimpianto ma anche, in ultima analisi, di una possibile rinascita dal dolore. Abbiamo qui evidentemente un notevole esempio di come l'arte della scrittura possa essere un veicolo per esprimere e, allo stesso tempo, cercare di superare anche una serie di contraddizioni e sofferenze.
Dal punto di vista invece più strettamente legato alla qualità di scrittura, queste dediche si distinguono nettamente per la loro inaspettata capacità di trasformare anche il dolore in bellezza, sfruttando una scrittura decisamente intimista, ricca di immagini e metafore potenti, che sanno trasmettere efficacemente non solo la fragilità ma anche la forza interiore dell'autrice. Questo equilibrio rende la composizione qualcosa di più di un semplice viaggio emotivo: si tratta in effetti di un'esperienza estetica davvero profonda e memorabile.

14 febbraio 2025