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Può essere la scintilla o il colpo di fulmine. Il più delle volte è solo la percezione di qualcosa di nuovo, una emozione che ti prende d?improvviso, una curiosità, uno stimolo a riproporsi e a guardare intorno con maggiore attenzione. Non sempre ha la stessa intensità, la stessa forza, ma per tutti è qualcosa. L?altro è diverso tra gli altri. Qualcuno può dire ?eppure non ti avevo notato?; i tempi non erano maturi, il nostro cielo sentimentale era nuvoloso; è strano, mente. No, non è strano, quante volte è accaduto, molte volte più di quanto si creda. Significa solo che il nostro cuore dormiva, magari un po? ubriaco per qualche sbronza appena passata; o non era allenato a reagire con prontezza. Incontrasi, una fortuna quando si ama, una maledizione quando non si ama più e si è amato male. Incontrarsi, un momento comunque indimenticabile, come tutte le prime volte. Incontrarsi, come tutte le prime volte raramente è la migliore. Certamente ogni volta è unica perché due persone innescano sempre reazioni diverse e attivano meccanismi originali.
Ogni incontro è potenzialmente un legame, di amore, di amicizia, d?interesse, di perversione. Cominciano sempre con un incontro le vicende della nostra vita; la vita è fatta d?incontri; la stragrande maggioranza si perdono nel nulla; quanti incontri perduti potevano invece cambiare la nostra esistenza! Ogni incontro può essere una storia, creando un legame. Legami brevi e tenui, effimeri e vaghi; legami forti e profondi, intensi e stretti. Le storie nascono dai legami, come le illusioni ed i sogni. Entrare nei sentimenti dell?altro è già un privilegio. Un primo passo importante, basta non sprecarlo. Incontrarsi, cominciare e legarsi; non importa per quanto, magari tutta la vita o solo uno sguardo sfuggente. Non si sa mai. Certo è che il legame lascia segni e tracce, dentro e fuori di noi; come due corde, intrecciate anche per poco, si ritrovano i segni sul corpo; ed il legame successivo potrebbe risentirne. E? difficile avere un ricordo bellissimo di una storia finita. La fine distrugge la quasi totalità delle storie. Una storia vera non ha tempo di essere consumata dalla sua fine. Una storia importante non riesce a farsi dimenticare quando non conta più.
In un amore nascente, prima che la vita quotidiana assorba le energie dell?amore, viviamo in una dimensione irreale, fuori dal tempo e dallo spazio dove si muovono i comuni mortali che non sono innamorati di primo pelo. Quello è il momento che conta, quello in cui il dolore albeggia dietro la passione che brucia. Un amore vero è solo quello che lascia tracce di sé. Un amore senza dolore non ha senso come non ha senso senza gioia. L?amore esiste se è felice, o meglio, finché i momenti di felicità prevalgono. Un amore infelice è un amore perverso. Non è come nella storia, dove i popoli che hanno sofferto una tirannia lasciano tracce di sé con opere monumentali; i grandi monumenti sono simboli di gente che non è stata felice. L?amore lascia tracce immateriali, fatte di emozioni che rigurgitano di tanto in tanto. Una storia bellissima non lascia che tracce dure da ricordare, anche se con qualche mestizia. Mai niente finisce del tutto. Finiscono momenti, catene di momenti. Quando un amore passa, si spenge, sembra che abbia poco da raccontare, è una storia senza significati; eppure una storia l?ha creata e l?abbiamo vissuta anche intensamente. Allora è perché vogliamo rimuovere nel rancore egoistico quello che invece ha rappresentato e non vogliamo che rappresenti più; riconoscere il proprio passato è segno di una carattere positivo, costruttivo. Dobbiamo essere così. Una storia d?amore finisce quando almeno uno dei protagonisti è stanco di recitarla, per mille motivi; la stanchezza poi non dipende solo da un protagonista, ci sono concause intrecciate. Molte volte entra in scena un terzo protagonista che si avvia ad occupare il posto di un altro. Così alcuni protagonisti sono destinati a diventare, consapevoli o no, semplici attori di contorno e recitano noiosamente, superficialmente, macchinosamente, copioni ben noti, già visti nel continuo divenire immobile dell?umanità. Ci sono storie che finiscono e si dimenticano, magari non del tutto; sono le storie futili, quelle delle illusioni o delle menzogne che ci siamo voluti raccontare e a cui abbiamo voluto credere. Ci sono, per fortuna, le storie che rimangono, che ci rimangono sotto la pelle perché, anche se finite nel mondo intorno a noi, rimangono vive annidate dentro di noi. Per queste storie vale la nostra vita. Per queste storie la felicità merita di essere cercata, magari per un attimo. Quando mi dicono che ci si accorge di essere innamorati, talvolta, quando si è rimasti soli, mi viene una stizzosa malinconia. Che diavolo! Come faccio ad accorgermi di vivere quando sono mortA? Una storia a cui ripensi non è finita, si è solo persa tra la nebbia; sapevo che esisteva, ma non la vedevo, non la sentivo, nella nebbia ho paura, sono turbato ed assorto nell?ansia di esistere tra i dubbi, non capisco bene cosa faccio e dove vado. Ripensarci può significare solo aver d?improvviso capito, da soli, che si può amare ed essere amati anche nella nebbia, che bisogna avere fiducia, l?amore chiede fiducia. Impariamo a riconoscere con ritrovata saggezza e con la coscienza riconquistata che l?amore c?era e c?è sempre stato, assopito, occluso dal nostro egoismo, dal nostro narcisismo, dalla nostra superficialità.
Capita che sia minestra riscaldata; non tutte le minestre riscaldate sono scotte o evaporate, anzi danno il meglio di sé quando si raffreddano e maturano. E? come incontrarsi; ma al momento giusto, in tempi che si sono fatti accoglienti, disponibili, esperti, perché possa funzionare e coinvolgere dall?intimo meandro dell?attenzione. Ritrovarsi è tipico che accada dopo, quando si ha sbagliato o si ha scelto con inadeguatezza. Quando la maturità gioca il suo ruolo crudele nel creare le differenze e generare la determinazione per nuove scelte. Ritrovarsi è un secondo incontro, dove si crea un legame che vale e che può durare. Le persone cambiano, è vero. Ma non troppo; quando si amano hanno la capacità di crescere insieme, parallelamente. Quando nella relazione prevale la competizione, c?è sempre qualcuno che cresce. O crede di crescere, per la sua strada. E poi si può rimanere insieme anche cambiando, perché no? Non è detto che vengano coinvolti i principi ed i valori fondamentali della relazione. Ci si ritrova quando la vita ci ha insegnato a conoscere i propri limiti ed ampliare quelli dell?altro, a distinguere le esigenze dalle smanie, le aspettative dalle velleità. Ritrovarsi, che meraviglia! Ci ritroviamo un amore speciale, un amore salvato, un amore che ha resistito sotto le macerie della stupidità perché ha creduto alla transitorietà di quella stupidità, dando un?altra prova di quanto sia grande e forte, l?amore quando è autentico. Ripensarci è un conto, ritrovarsi un altro, riscoprirsi un altro ancora.
Sono tutti passi che ripercorriamo per focalizzare noi stessi e la gioia di amare la persona giusta. Sono passi di umiltà che puntano il dito sulla propria vulnerabilità, esaltano la sensibilità che corregge i nostri difetti. Riscoprire mi piace come ritrovare, mi piace più di ripensare. E? come amarsi una seconda volta, ma con una nuova passione che prima non avevamo trovato o che avevamo lasciato in soffitta. Riscoprirsi è come incontrare una persona una seconda volta, simile ma diversa, cambiata nella mia direzione, avvicinandosi e lasciandosi andare. Sembrerebbe una emozione a metà, forse lo è, perché il dubbio di adattarsi è forte. Ma invece c?è la parte sana dell?umiltà di sapersi correggere e leggersi dentro che fa la differenza. Un?emozione più curiosa che stimolante, ma sempre una emozione con sua linfa nuova. Riscoprirsi porta ad un amore tranquillo, con grande voglia di stabilità e poco senso dell?avventura. Chi non vuole un amore predestinato rifugga dalle riscoperte. Chi non vuole soffrire rincorra le riscoperte, almeno deludono meno delle novità. Mi colpisce sempre il diverso, enormemente diverso, peso che ha l?idea di chi tradisce rispetto a quella di chi è tradito. Il tradimento scatena in chi lo patisce le peggiori reazioni dell?istinto di sopravvivenza. Chi tradisce minimizza, chi è tradito ingigantisce; chi tradisce è reticente, chi è tradito brama di insana curiosità; chi tradisce non si rende conto del male che fa, chi è tradito crede che peggio non possa capitare. Il tradimento può sanare amori malati; una terapia pericolosa, anche perché recidiva e non sempre la cura ha effetti positivi. Siccome in fin dei conti è anche una cura piacevole, quando la si adotta spesso significa che non c?è malattia, ma solo malati immaginari, cioè non c?è amore. Tutti, prima o poi, chi più chi meno, siamo traditi o traditori. Lo siamo per natura, lui per istinto di conservazione, lei pure. Sono i maschi che tradiscono più delle femmine? Mah, mi sembra ridicolo dirlo, pensarlo anche. Per un ordine algebrico, almeno che i maschi non si tradiscano da soli o tra loro, direi che ad ogni traditore si accompagna una traditrice. Ninfomani o maniaci a parte. Le cose belle della vita sono, per loro natura ed efficacia, le trasgressioni; ci sono anche i momenti speciali delle cose normali; oppure i rapimenti fantastici; magari ci sono pure le tentazioni irregolari, che sono trasgressioni di per sé. Quando avvistiamo la possibilità di vivere quei momenti che fanno la vita bella, ci piace certamente viverli e anche ripeterli. Possiamo essere affrettati, pensare poco alle conseguenze, misurare male gli effetti sulla nostra realtà, non calcolare i danni sui nostri equilibri. L?amore è molto geloso degli altri momenti di felicità, estranei alla sua dittatura.
L?amore ha la pretesa di essere l?unica fonte di felicità. Il caso estremo è pentirsi di essere stato rapito da una cosa bella mentre l?amore non lo sapeva e dobbiamo pentirci per non far perdere le staffe all?amore stesso. Pensateci bene, capita davvero, è un malessere sottile, incomprensibile, ma insinuante. Pentirsi è facile, ottenere sincero perdono è difficile. Pentirsi è più duro se lo si fa coscienziosamente, perché ci si impegna e ci si censura.
Perdonare è semplice quando si ama troppo o non si ama abbastanza. Pentirsi non deve essere dimenticare, perdonare deve essere dimenticare.. L?incomprensione è madre della rabbia, e, puntuale come in tutti i difetti, scopri come compare l?egoismo. L?indifferenza ne è sorella. Quando si è esclusi, giustamente o ingiustamente che sia, noi reagiamo normalmente con rabbia; altre volte con rassegnazione. L?invidia è figlia di una rabbia repressa.
La rabbia non serve che ad aumentare la sconfitta e a diminuire le difese.
La rabbia è la via maestra del pentimento e, quindi, dell?umiliazione autoflagellante. Gli ottimisti dicono che quando si ama la rabbia cova come un cane che difende un territorio, ma abbaia ripetutamente alla luna, disturba la quiete e rende ostili i vicini. I pessimisti dicono che quando si ama la rabbia è come un tumore che devasta il corpo, lentamente, inesorabilmente; non si sa quando, ma certamente ti porta alla fine, sempre con dolore e con inquietudine.
Direi che la rabbia è parassita dell?amore, una reazione dei deboli che non sanno sfruttare la forza della ragione e riescono solo a distruggere senza senso e senza logica. Senza amore. Vivere di ricordi; il momento dell?abbandono, in cui il passato prevale sul presente e sovrasta, annullandolo quasi del tutto, il futuro. Il ricordo è il nettare che ci rimane di un amore che è svanito, un sapore, un eco lontano, ovattato, che ognuno adatta e sé, al momento che sta vivendo, alla voglia di tormentarsi o liberarsi. I ricordi sono pietre di cui con cui si può arrivare a costruire un muro invalicabile, che ti esclude dalla vita e dal mondo. Meglio usare quelle pietre per costruire un argine o un muretto di cinta per proteggerti dagli intrusi che passano sempre sulla tua via. Ma non troppe pietre, per favore, sarebbe la fine. Quando finisce un amore non è possibile continuare a viverlo attraverso i ricordi; magari i primi tempi fa pure bene, ma poi no! E? come vivere con i piedi per aria, tra le nuvole, rincorrendo i sogni con le ali della fantasia... mentre non hai la forza che ti da l?amore, mentre l?hai invece persa e non vuoi rendertene conto. L?amore vive anche di sostanza e di abbracci corporei. I sogni vivono di speranza. I ricordi sono foglie secche di un albero rigoglioso che, avvolto dall?autunno, continua la sua vita preparando in silenzio i germogli di nuove foglie. Non per la stagione passata, per quella a venire. Ecco qua. I ricordi sono schegge di vita che non possono comporre niente di concreto, ma solo sogni che potranno avverarsi nel momento in cui i ricordi stessi cesseranno di esistere, superati da altre immagini di vita reale, germogliate dall?ottimismo della volontà che fa vivere veramente. Tra i due non saprei chi scegliere per tagliarmi più volentieri le vene. Entrambi sono la punizione per gli egoisti. Solo un povero egoista ha rimpianti, solo uno stupido egoista ha rimorsi. Chiunque può sbagliare, anzi, tutti sbagliano.
La via maestra, soprattutto per imparare ad amare e sentirsi vicini a chi si ama, è trarre stimoli positivi dagli errori e interpretare come nuove opportunità i momenti difficili. Tutto con la voglia di agire, reagire, affrontare le avversità e rifiutarsi di avere ragione, anche se si è convinti di averla. Gli egoisti no, quelli non sanno sbagliare, o meglio, non accettano i loro errori, sono gli altri che non capiscono e che deviano. Allora di fronte alla cruda realtà dei fatti avversi sfogano il loro turbamento o con i rimpianti (se sono dei poveretti) o con dei rimorsi (se sono degli stupidi). Ma il chiarimento è come benzina sul fuoco. Rimpianti e rimorsi, no grazie. Preferisco essere padrone della mia vita e poter battere il mio egoismo che diventa cinismo, autolesionismo. Preferisco cominciare da capo. A testa bassa ma con gli occhi aperti, dritti dritti verso l?orizzonte. Che guaio non capirsi, uno spreco assurdo di materia prima pura, un inquinamento sgarbato al buon senso. Peggio se i pensieri dei due incomprendenti erano magari collimanti e potevano armonizzarsi. La prima regola dell?amore è proprio la volontà di amare, cioè la determinazione a difendere con attenzione e metodo, con forza e volontà i propri sentimenti migliori che sono dedicati all?altro. Per affermarli con positività. Le incomprensioni vengono dalla fretta, dall?egoismo, dall?arroganza, dalla testardaggine, dalla stupidità, dalla superficialità. Tutti ingredienti del non amore; l?amore non ammette fretta, egoismo, arroganza, testardaggine, stupidità, superficialità. Quando ci innamoriamo dobbiamo stabilire una regola che scatta automaticamente; quella della prova del nove, per evitare malintesi e doppi sensi: chiediamo almeno tre volte perché e nel dubbio assolviamo. Poi ho scoperto un altro segreto. Dimentichiamo in fretta quasi tutto e ricordiamo bene poche realtà, per dedicarsi con nitidezza a quello che conta veramente. Non costruiamo teatrini che esistono solo nella nostra mente che ci è scappata di mano. Parlare è il metodo migliore per essere sempre al corrente di tutto e aprirsi allo scoperto; parlare evita la incomprensioni solo se l?estensione del dialogo è a tutto campo. Mi raccomando cercate il dialogo, non accettate un monologo; se l?altro non parla o parla meno è egoista, non sa amare. Amore fedele, sesso sicuro. La sicurezza è il cemento dell?amore, l?antidoto della gelosia. Sentirsi sicuri significa guardare lontano e non perdersi in sospetti che minano ogni progetto. Essere sicuri significa poter destinare le proprie energie a costruire e proteggere ciò che si ha, amore compreso, amore soprattutto. L?uomo è geloso, in logica primordiale, perché vuole essere sicuro che i figli partoriti dalla donna siano proprio i suoi e che quindi i suoi sforzi per farli crescere non siano destinati che a sangue del suo sangue. La donna è gelosa, sempre in logica primordiale, perché teme che un?altra donna rubi il benessere che il compagno le garantisce. Nessuno, in logica primordiale, pensa all?amore in quanto tale, entrambi sono, a loro modo, materialisti. Oggi, con la convergenza dei ruoli, uomo e donna sembrano acquisire nuovi diritti l?uno dall?altro, uniformando le proprie esigenze e riducendo le differenze. Una parità che ancora suona strana ma che incalza alla velocità della luce, annullando ciò che rende unico l?amore: la diversità che si assottiglia nell?incontro e nella identificazione l?uno nell?altro senza che ognuno perda alcun connotato proprio. La sicurezza è ciò che vogliamo per evitare di perdere le conquiste, rinunciando al progresso del sentimento. Date sicurezza, avrete l?amore che conta, quello pratico. Date romanticismo, avrete l?amore che sognate, quello che se esiste non si sa dov?è. Con la sicurezza l?amore deve generare serenità.
Serenità e sicurezza sono l?essenza dell?amore che ha perso i suoi connotati forti; così come la felicità è un attimo che tanto si aspetta e tanto si ricorda e tanto poco si vive, ma di cui almeno rimane la coscienza di averla provata. Qualcuno dice che la serenità è l?anticamera della felicità e dell?amore. Mah! Credo che ne sia lo sgabuzzino, dove la felicità e l?amore, ridotti all?osso, possono essere riposti. Vivere con serenità ci consente, come quando ci sentiamo sicuri, di amare meglio anche se ci si rende conto di non essere amati abbastanza o di non amare del tutto. Una forma di rassegnazione, no? Io, se non mi sentissi amato abbastanza, sarei tutt?altro che serena. Mi sentirei più serena solo se fossi sicura di essere amata di più di quanto amo io; questo mi sembra una superficiale arroganza che è costata cara a chi ci ha creduto ciecamente. Sentirsi sereni, come sentirsi sicuri, è una emozione fredda che non appartiene alla nostra natura; quindi tendiamo a confonderla con la noia, l?abitudine, la stabilità. L?amore non può scendere troppo in basso. Associo la felicità all?amore. Mi sembra giusto e non lo è, lo so; ma mi piace. Mi rendo conto che esistono diverse felicità, per diversi momenti ed altrettante situazioni. Voglio dire subito che non penso che dipendano l?una dall?altro. Voglio dire che parlare della natura dell?amore e come parlare dell?esistenza di Dio. Si può dire di tutto, per migliaia di capitoli, miliardi di capitoli, e poi, arriva uno che ti dimostra che tutto è diverso. Che per lui è diverso.
Allora mi associo a quelli che dicono che l?amore, come la felicità, non esiste, magari come anche Dio. Se esistono, sono una magia, un incantesimo, una trascendenza... che parolone! Penso che esistano, parlo dell?amore e della felicità, come stati eccelsi, sublimi, di un momento, brevi, rari.
Sono orgasmi della fantasia, magari orgasmi della testa e del cuore insieme. Si aspetta l?amore, come la felicità, finché non arriva e subito è sparita; si ricomincia ad aspettare e intanto si ricorda quella passata o quella che vorremmo avere in più e di diverso. Ogni cosa bella della vita è in effetti così: la vacanza, un film, una festa, una partita, un banchetto, un bicchiere d?acqua nel deserto. Tutto è relativo, basta desiderare quello che non si ha sapendo che si potrà avere, magari con grande difficoltà. In effetti passiamo l?intera vita a desiderare, aspettare, ricordare; l?amore, come la felicità, è un lampo che illumina tutto a giorno, non fai in tempo ad aprire gli occhi che già si è fatto buio. Viva la felicità, viva l?amore. Forse a me capiterà una dose maggiore. Oppure, mah!, vedremo...