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Mi ritrovo qua a scrivere dopo un paio di mesi. All'epoca parlai di solitudine e di senso di smarrimento. L'estate che tanto mi spaventava è passata sorprendentemente serena e questo mi aveva illuso che finalmente qualcosa, almeno nel mio atteggiamento, fosse cambiato. Ma il ritorno alla quotidianeità è stato traumatico. Si sono ripresentati in un colpo solo tutte le difficoltàà e tutti i problemi che forse l'estate era riuscita a nascondere. Oggi mi sento di essere tornato indietro, ed anche i grossi sacrifici e sforzi fatti per raggiungere quel grado di equilibrio e di serenità con me stesso, sembrano svanire. La situazione non è cambiata, anzi, il senso di solitudine aumenta e cresce. Ho provato a scrollarmi di dosso la pigrizia ed a lanciarmi, ma nulla è cambiato. Là fuori noto un mondo che non sento appartenermi, fatto di valori che io non riconosco, di parametri di valutazione che mai e poi mai mi riguarderanno. E allora? Cosa fare? Credo che a questo punto la solitudine rischia di non essere nemmeno il peggiore dei mali. Non ho nessuno che mi può capire, nessun amico che si preoccupa del mio stato d'animo, che chiama per sapere. Il cellulare è drammaticamente silenzioso. La gente tende ad isolare le persone in difficoltà, invece che cercare di darle una mano anche psicologica. A questo punto temo che l'unica soluzione sia sparire da questo mondo, scappare da questo destino infame e beffardo, che agli altri regala tutto e a me non dà niente, e raggiungere chissà forse il paradiso. Darsi un colpo in testa e farla finita. Ecco. In questo momento risoluzione migliore non esiste.
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