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Ciao a tutti, questo è il mio secondo messaggio.
Il mio nickname riassume già la situazione; ho 27 anni e per una scelta di rigore totale (esigente con gli altri, durissimo con se stesso) non ho ancora avuto una persona accanto. L'aggettivo "mia" ed il termine "ragazza" non sono mai stati così lontani, irraggiungibili e la tristezza aumenta sempre, diviene infinita. Le giornate scorrono uguali, monotone, tra la superficiale volgarità dei colleghi e l'inesorabile passare del tempo, che rimarca in maniera ineluttabile nel fisico e nella mente questo stato delle cose: la felicità, la Grande Sconosciuta, abita altrove. Evito di frequentare i luoghi affollati, la naturale ricorrenza delle festività è incombente e spaventosa, colma dei soliti luoghi comuni e slogan da due soldi dei parenti; non ho mai provato la gioia dell'attesa, non ho mai sentito la parola "amore" pronunziata da una amica che nell'attimo si tramuta in fidanzata, non ho mai baciato nessuno al buio accondiscendente di una sala piena al cinema il sabato sera, non ho mai pianto per un lieto evento e adesso anche le lacrime, che sono sempre scense dai miei occhi tristi, sono finite.
Questa tristezza inifinita e melanconia straziante mi sta consumando più velocemente di una candela, ma forse questo è un bene; quando morirò, chiederò al Signore: "Dov'eri quando ti cercavo ed avevo bisogno di te?".
Il silenzio di Dio è la cosa più spaventosa del nostro tempo.
«Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!» (Mt 26, 39)
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