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Dedica a cui stai rispondendo

" La vita di una persona sensibile è un sentiero in salita fra le montagne, quella di una persona normale è una larga via in discesa ; ma solo la salita porta a vedere il cielo ". Ho letto alcune delle tue dediche e ho visto che ti piace molto leggere, mi sembrava carino scriverti qualcosa di mio, questa è una mia frase e mi sembrava molto simile a quello che hai detto tu sulla salita per le persone come noi. Sul ritrovarci, hai avuto capacità profetiche :) Sinceramente poche volte mi sono sentito vuoto come stasera, non sento neanche dolore, non sento niente, a volte mi capita. Ho smesso qualche giorno fa di scrivere un mio diario, perchè riflettere continuamente sul dolore mi stava logorando nel fisico e nel cuore. Ora sto sicuramente meglio. Ecco, la cosa principale che vorrei dirti è : grazie. Spengo la musica così posso scriverti meglio. Ti ringrazio moltissimo di avermi risposto, ben due volte, di interessarti a me. A me non piace molto parlare della mia solitudine, perchè spesso quando ne parlo finisco per ricevere i soliti consigli : " Esci, trova amici " oppure per esser trattato male : " non vuoi uscire dalla solitudine sennò usciresti, il tuo non è vero dolore il vero dolore è di chi muore di fame o ha un tumore ". Però con te ne parlo volentieri perchè so che non sei così. La solitudine fisica è nata cinque anni fa, quando ho iniziato le superiori in una classe in cui non conoscevo nessuno. Essendo molto timido ho faticato ad ambientarmi, inoltre la mia classe è composta soprattutto da ragazze e non hanno perso tempo per prendermi in giro, per il mio aspetto e per il mio modo di pormi verso gli altri. Io ero timido e gentile, loro erano cattive. Fino a quel momento era sempre stato a scuola che avevo conosciuto i miei amici, i due delle medie li avevo persi, e alle superiori non ne ho trovati. Così mi sono ritrovato solo. Però credo che la mia solitudine fisica sia solo un riflesso della mia solitudine sentimentale, e credo di aver notato la mia solitudine sentimentale solo quando è divenuta anche fisica perchè, in quel modo, la solitudine sentimentale si è manifestata in modo più evidente. E alla mia solitudine sentimentale non saprei dare un inizio vero e proprio, la sento come se l'avessi sempre avuta. Uno dei motivi potrebbe essere che, quando ero piccolo, mio padre era molto severo con me e spesso lo sentivo distante da me. Mio padre è stato fino all'adolescenza la figura che ho preso ad esempio, e se ci penso forse è per questo che mi sento così incompreso, perchè la persona nella cui immagine sono cresciuto non mi capiva. Un altro motivo è che, sin dalle elementari, gli altri bambini e poi col crescere dell'età ragazzi non sono mai stati molto gentili con me, ricordo molte prese in giro e alcune erano abbastanza cattive. Queste riflessioni in buona parte le sto elaborando in questo momento stesso, mentre scrivo, perchè la tua risposta mi ha fatto riflettere molto su una cosa che avevo un pò tralasciato : l'origine della mia solitudine, cosa c'è dietro. Avevo spesso pensato all'origine della mia solitudine fisica, ma solo ora sto riflettendo sulle cause della mia solitudine sentimentale. E ripenso che spesso, uscendo con degli amici, stavo sempre o quasi in silenzio, perchè non venivo ascoltato se parlavo, oppure parlavano sempre loro e mi emarginavano dalla conversazione : ecco, ripensandoci sono sempre stato emarginato dall'età delle scuole medie in poi. Alle elementari c'erano episodi in cui venivo emarginato, ma erano pochi e non posso lamentarmi della mia infanzia. Diciamo che è andato tutto abbastanza storto dalla pre-adolescenza ad oggi, ho 18 anni. Però se mi chiedi i motivi di questa mia emarginazione non saprei cosa dirti : potrei dire timidezza o insicurezza, ma se devo essere sincero non lo so. A me verrebbe da dire perchè la maggior parte delle persone sono egoiste, e se tu ti trovi in difficoltà nel rapportarti con loro cercano un'altra persona e ti emarginano. Però, come dire, sento troppo lontane e remote queste cause, a parlarne adesso mi sembra di parlare di un'altra vita, non della mia. Quindi non so dirti Sabry : però forse c'è una cosa che ci accomuna e può aiutarci a capirci. Ho letto della tua infanzia, mi dispiace molto, e mi sembra di aver capito che senti dentro un costante vuoto di protezione e d'affetto : ecco, questo costante vuoto lo sento anche io. Per ragioni diverse, in modo molto meno grave, perchè non oso neanche paragonare la mia sofferenza alla tua, so che la tua è molto più grande e ha radici molto più gravi. E ho un rispetto immenso del tuo dolore. Però credo che il nostro senso di vuoto, di mancanza di qualcosa che non riusciamo neanche a definire, credo che questo lo abbiamo entrambi. Stasera non sento sofferenza, sento vuoto, non riesco a emozionarmi, a provare qualunque sentimento, mi sento come se stessi vivendo la vita di qualcun altro, o come se non stessi vivendo affatto. Spero che sia una conseguenza della solitudine e che, quando passerà la solitudine, non avrò mai più questa sensazione. Questo te lo dico perchè avrei voluto scriverti che ti voglio bene, ma direi una bugia perchè stasera non voglio bene a nessuno : stasera non sono. La prossima volta che ti scriverò starò senz'altro meglio, e spero che saprò donarti la dolcezza che meriti. Ti chiedo una cosa però : ho l'impressione che stiamo facendo discorsi troppo complessi, girando troppo attorno a quello che è il nocciolo ; ci ho messo un'infinità di righe per dirti che mi sono sentito solo da piccolo. Ti chiedo di cercare, tu ed io, di essere più diretti quando scriviamo, e fare discorsi meno mentali e più sentimentali : ho l'impressione di aver fatto un'analisi logica della mia vita, invece vorrei parlare con il cuore. E soprattutto vorrei ringraziarti con il cuore perchè ti interessi a me. Un abbraccio col cuore, ci provo
Ciao Sabrina