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Seduta in una vecchia altalena cigolante, osservava le ultime foglie del susino cadere a terra...ultimamente aveva lasciato da parte i problemi esistenziali che la stavano accompagnando da ormai molti mesi e aveva deciso di dedicarsi solo al suo presente...odiava la sua vita, l'idea del suicidio la stava seducendo ogni giorno di più. vedeva tutto nero intorno a lei e anche se si sforzava di vedere in tutto un lato positivo, i suoi pensieri continuavano a dirigersi verso quell'idea di imperfezione che aveva di sè...
ogni sera, spogliandosi per infilare il pigiama, evitava timida lo specchio come se fosse un nemico che, se guardato negli occhi, poteva scrutarla nel più profondo dell'anima e colpirla nei suoi punti più deboli...
Non sapeva perchè quello specchio si trovasse lì,eppure i suoi genitori avevano tanto insistito e lei, vittima della sua stessa indifferenza, aveva acconsentito a far occupare quel pezzo di parete da quell'oggetto, ai suoi occhi, così inutile. Negli anni aveva trovato più affascinante proprio ciò che restava nascosto sotto quell'oggetto, quel bianco che i suoi avevano tanto voluto soffocare, eppure era proprio ciò che la rispecchiava di più:un pezzo di parete scomodo ad occhi indiscreti, perchè così vuoto e inutile, costruito per sorreggere l'edificio, per fermare tempeste e attutire terremoti...i muri stanno lì,ci ascoltano e sanno stare in silenzio, vedono più di quanto crediamo, eppure ci appaiono sempre così invadenti...
l'erba era bagnata da un soffice velo di rugiada mattutina...alcune gocce lottavano ancora un pò per continuare ad essere cullate da quelle esile foglie, ma alla fine la forza di gravità vinceva sempre lasciandole cadere ancora dormienti...
Una timida folata di vento le sfiorò alcune ciocche dei capelli, mettendo in vista quel viso dai lineamenti così infantili che da anni nascondevano un animo cresciuto prima del dovuto, fatto di bugie e incomprensioni...
Era sempre rimasta impassibile di fronte alle persone che continuavano a vederla solo come una bambina che passava il suo tempo a giocare ancora con le bambole, inconsapevoli che quella scatola grigia era chiusa da anni, custodia della sua infanzia.
Non aveva mai voluto chiedersi cosa davvero pensassero gli altri di lei, viveva nalla speranza che un giorno futuro, probabilmente molto lontano, sarebbe stata qualcuno, considerata una persona degna di esistere.
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