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Scritto da Giacomo, uno di quelli che erano, che sono e che saranno i migliori amici di Stefano.
"... spesso nella mia vita ho cercato di scrivere.Ad una ragazza, a mia mamma, ad una prof ma ogni volta mi trovavo perso nei miei pensieri ed il foglio rimaneva bianco.
Questo, non succede quando si tratta di Stè.
Per lui le parole escono velocemente ed io mi trovo a rileggere di ricordi, di pensieri, di sentimenti di cui non gli ho mai parlato.
L'amicizia maschile è diversa, orgogliosa.
Io e Stefano abbiamo vissuto insieme le tappe più importanti della nostra vita, abbiamo condiviso gioie, dolori, felicità eppure la prima volta in cui gli ho detto di volergli bene è stata il giorno del suo funerale, davanti a fiori che facevano lacrimare ancora di più gli occhi.
Non ricordo niente o quasi di quel giorno, probabilmente la mia mente l'ha voluto in parte rimuovere perchè il solo pensiero di aver visto quella bara, quella gente, quelle lacrime mi uccide all' istante.
La verità è che preferisco ricordare la vita di Stefano.Una vita breve ma vissuta al cento per cento.
Una vita di progetti, di sogni, una vita invidiata da tutti, una vita di lussi, belle donne (anzi, negli ultimi due anni con un' unica bellissima donna),una vita di speranze.
Una vita che, senza tanti giri di parole, non doveva finire.Non così.
Ho sempre pensato che tutti i discorsi fatti con Stefano si sarebbero realizzati.Ora invece del progetto della nostra Estate in America, del nostro Inverno a Cortina, di aprire un ristorante insieme non rimane nulla.Nulla.
Il mio amico, il mio migliore amico, mi manca sempre.Ero talmente abituato ad averlo sempre intorno che ogni singolo giorno sento la sua mancanza.
Ad ogni festa, ad ogni cena l'unico pensiero fisso è che lui non c'è,che non ci sarà.
All' inizio quasi mi giravo per dirgli qualcosa, per giurargli che prima o poi gli avrei tolto dalle mani quella perla di ragazza che ha, per versagli un bicchiere di vino che "a venezia si drinca eccome".
Non riesco ad esprimere ciò che sento, non sono un bravo scrittore, ma credo di essere un buon amico.
Ogni giorno, accanto alle rose rosse che la sua Sabisse gli regala, c'è sempre una margherita, o una violetta, o un giglio.
Qualsiasi cosa, anche il fiore più semplice.
L'importante è passare a dare un saluto a quel maledetto che mi manca da morire e che no, non doveva andarsene così.
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