Non sono molto superstiziosa eppure ultimamente le mie ferree sicurezze sembrano vacillare.
Le mie vane parole simulano pezze con cui rattoppare un tessuto ormai squarciato.

Oggi, ero seduta in un bar e mentre parlavo mi s'è avvicinato uno zingaro.
Dopo aver rifiutato di dargli l'elemosina, con gli occhi infervorati mi ha detto qualcosa che suonava come una minaccia, una premonizione.
"Qualcuno ti morirà".
Mi sono alzata, dall'alto dei miei tacchi, mi sono alzata dimenticando di essere la ragazza-educata-perfetta, mi sono alzata scordando di essere in compagnia di altra gente e gli ho sferrato uno schiaffo.

Sono rimasta impietrita, forse più di lui.
Ho sicuramente sbagliato eppure non volevo permettere a quel menagramo di non pagare per l'angoscia e la paura che ancora sento pulsare ricordando le sue parole.
La morte di Stè ha plasmato il mio essere, ha modificato il mio Io, ha mutato i miei giorni e ha destinato ai miei occhi colori bui mai visti prima.