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Voci.
Sono mesi che ci penso. Sono mesi che penso alle voci, che penso al dolore, che penso alla solitudine. Sulla solitudine noi creature umane siamo portate a ragionare quasi come sull'amore... ed è appena sentiamo la mancanza del calore naturale dei nostri simili che cominciamo ad avere paura, paura seriamente, di morire. Se la solitudine è una condanna, oppure se è una scelta, o una condizione autoinflitta per orgoglio... questo è soltanto un dettaglio. Non riusciamo ad immaginare quanto male possa fare finché non la sperimentiamo. E allora siamo colmi di vuoto. Colmi di freddo.
Ci incontriamo, ci innamoriamo, e la crudeltà che spesso inquina la nostra razza lascia i nostri sentimenti non corrisposti. Eppure tutti meritano di essere amati. Ma non è così che succede. Non tutti lo sono. E precipitano, frantumandosi in pezzi come cristalli scivolati da una mano disattenta. Il tempo non sempre serve; la nostra anima spira.
A volta è la paura a vincerci. Crediamo che l'avvento dell'amore ci possa salvare, crediamo che tutto potrà andare bene, ma un secondo dopo dubitiamo anche di noi stessi. E scegliamo di rinunciare, scegliamo la resa a priori. Il rimpianto è l'unico prodotto di tutto questo. Ma una persona non è un computer, non è una calcolatrice, non è una macchina. Una persona è divorata dai suoi fantasmi.
La maggior parte della gente si nutre di apparenze: molti perché le vogliono, altri perché non riescono a distinguerle dalla realtà. Ma c'è qualcuno, qualcuno in cui chiunque si può immedesimare... anzi, ce n'è più di uno, ci sono una serie di qualcuno che trovano la forza di guardare dove il mondo non è abituato a guardare: oltre le bugie, oltre qualsiasi velo... e questi qualcuno sono i più soli, perché emarginati, perché considerati pazzi, perché additati, derisi, compatiti in continuazione. Sono loro le voci... sono loro che dal profondo, dalle viscere del mondo urlano la loro sofferenza, chiedendo solo di essere notati, ascoltati, compresi. Voci. Voci dal fondo.
Ma le voci non hanno quasi mai successo. E cominciano ad odiarsi, cominciano a sprofondare nel gorgo senza ritorno di una solitudine infinita. Si lacerano, si dilaniano, si spezzano con facilità sotto il peso dell'ignoranza e del rancore. Perché oggi è il rancore la base delle emozioni dei comuni mortali... il rancore, l'ingrediente fondamentale da cui partire per creare più letali ricette come l'odio, l'intolleranza, l'invidia. Ignoranza alimenta paura, paura alimenta nuova paura, nuova paura alimenta... e così via in una spirale verso il basso, una spirale omicida, una spirale suicida. L'oblio è dentro di noi.
Pensavo a loro, a noi, alle voci. Pensavo che siamo gocce, gocce nel mare tremendamente vasto della gente ordinaria... pensavo che siamo sogni interrotti, parole non dette, promesse infranti. Molti che sono come noi non sanno di esserlo. Molti se ne renderanno conto troppo tardi. Molti hanno già un piede nel baratro.
Vi prego, prego voi che leggete, prego voi che credete nell'amore, nell'arte, nei desideri, nelle sensazioni che fanno sciogliere ginocchia e cuore... Non fermiamoci nella nostra ricerca di risposte. Continuiamo ad andare, a lottare, a resistere. Continuiamo a sgolarci, a gridare a pieni polmoni per essere uditi. Continuiamo a ricostruirci, a rinascere giorno dopo giorno, continuiamo a cambiare. Continuiamo a sostenerci a vicenda, senza falsi buonismi, ma senza nemmeno l'egoismo di voltarci le spalle. La pace che molti invocano privi di convinzione, ma solo per banale conformismo e per mettersi la coscienza a posto, deve avere principio in ognuno. A questo pensavo. A questo volevo pensare. A questo penserò anche domani, augurandomi di trovare la mia identità.
Già, identità... che parola interessante. Ma che cosa vuol dire "identità"? Chi sono dopo tutto io? Una m**da come tante altre, sul bordo di una strada, calpestata e poi grattata via da sotto le suole con disgusto... un piccolo omuncolo patetico, che appena vede un bel tramonto lo fotografa, che appena si sente vibrare scrive, che appena percepisce che è giusto si siede al pianoforte e suona... ma è sbagliato, lo so. Probabilmente bisognerebbe solo omologarsi, per non correre rischi, mettendo al bando tutte le illusioni e le utopie.
Ho cambiato improvvisamente idea: quando arrivate alla fine di questa riflessione, dimenticatevela, non fateci più caso. Auguro a tutti la felicità.
Voices88
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