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Ciao ragazzi,
è la prima volta che racconto la parte ?drammatica? della mia vita. Ognuno ha la sua parte più brutta e qua non c?è distinzione né di sesso né di razza né di niente perché tutti siamo uguali.Allora mia madre aveva un negozio alimentari di quelli grandi, con tanti scaffali e con tanti prodotti. Sopra c?era e c?è la mia casa. Un negozio alimentari dove ti ritieni fortunato perché quando uscivo a giocare con gli amici gli altri avevano i soldi per comprarsi le merendine, le cingomme. Io no. A me bastava entrare in negozio per prendere ciò che volevo... se poi di notte avevo voglia di qualcosa bastava scendere in negozio e prendere quello che volevo gratis perché come mi dicevano ?il negozio è tuo?. Molti mi invidiavano per questo. Ricordo con piacere quando arrivava la merce, e non andando a scuola, davo una mano a mia madre e a mia zia per sistemarla negli scaffali; quando andavo dietro la cassa per fare gli scontrini, quando la bestemmiavo (il registratore di cassa) perché si rompesse in modo da prenderne un?altra nuova, di quelle con tanti tasti, anche se poi non si è rotta (un segno del destino?); quando mettevo da parte i soldi per prendere un registratore di cassa e arrivavo a malapena a 100euro ed invece ne servivano 3500; quando passavo dietro il banco salumi per aiutare mia madre che però mi cacciava via perché non ero iscritto al registro dei commercianti (ci credo avevo 11 anni!); le vacanze di Natale, Pasqua passate ad abbellire il negozio con fiocchi colorati ed alberelli; quando imbustavo la spesa ai clienti; quando rubavo le cingomme per darle ai miei amici; quando, il negozio chiuso, mi mettevo dietro la serranda per sentire ciò che dicevano i passanti fuori; quando ho fatto l?esame di quinta elementare e rientrato in negozio mi ho aperto un enorme pacco di dolciumi; quando ho aiutato a cambiare i prezzi da lira ad euro; quando ?sparlavo? dei clienti; quando la gente diceva che il mio negozio faceva schifo e io attaccavo le persone da infittirle; quando giocando a nascondino mi nascondevo in negozio ed ero quello che non venivo mai scovato; insomma la mia infanzia con il negozio. Purtroppo, come nelle favole più rispettose, accade qualcosa e qua il 15 Marzo 2003 il negozio è stato chiuso per colpa del marito di mia zia. E mia zia, anche se non lo ammette tutt?oggi, non lo accetterà mai. Io ho preso nel modo più drastico la notizia in quanto circolavo nel locale da quando ero nato e dopo 11 anni abbandonarlo è dura, anzi durissima. Ora il negozio è aperto però è in mano ad altre persone in affitto, sta di fatto che il locale è intestato a mia madre e quindi in futuro vendendolo potrò pagare Università, Campus di Giornalismo e tante altre cose. Da piccolo sognavo di fare il cassiere, ma forse per un segno del destino, il negozio chiudendo ha voluto dirmi che il cassiere non dovevo farlo perché io meritavo ben altro dalla vita e non fare semplicemente un cassiere dalla mattina alle 8.00 alla sera alle 20.00. E ora, a 15anni e mezzo, mi ritrovo a fare progetti per il mio futuro: infatti vorrò fare il giornalista professionista, tanto che sto collaborando già con un sito e non molto tardi mi trasferirò a Milano per studiare alla facoltà di Scienza della comunicazione. E ora, a distanza di quasi cinque anni, mi chiedo: ma se il negozio non sarebbe stato mai chiuso io avrei scelto lo stesso di fare il giornalista oppure avrei voluto fare ancora il cassiere? Molto probabilmente avrei voluto fare ancora il cassiere, ma il destino ha detto di no. E da questi mesi sto capendo che le cose che ti programmi non servono perché il destino sceglie per te. Anche se il negozio resterà per sempre nel mio cuore legato alla mia infanzia. E concludo ringraziando ancora il negozio perché senza di lui non sarei mai diventato né giornalista né cassiere e chissà poi se sarei mai esistito. Ciao Negò, come ti chiamavo io da piccolo in quanto non riuscivo a pronunciarlo.
Ps: so che il negozio non va ringraziato in quanto non è vivente ma a me mi ha fatto cambiare il futuro
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