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Lettera mai spedita
Papà,
i fantasmi sono corpi sbiaditi, come te.
Non mi hai spiegato niente:come si nasce, come si muore, come si tiene caldo un amore, come si diventa stupidi quando si aspetta una telefonata, un messaggio, un segno;come si litiga con la vita, quando non ci rispetta.
Non mi hai detto niente di te e io non ti detto di me:ho ripiegato il silenzio con il silenzio, non volevo debiti.
Hai dato tutto per scontato e io ho imparato da solo.
Ho imparato da uomini che non sei tu, da case lontane dalla nostra.
Io sono figlio del mondo.E tu chi sei?
Ricordi quell'inverno?Sul lungomare di Ostia tirava la tramontana.Avevo la punta del naso anestetizzata dal freddo e i capelli seminati da vento.Le mie mani cucciole di bambino cercavano di tenersi al tuo cappotto, mentre la corrente mi soffiava contro.Non vedevi i miei sforzi per raggiungerti e aggrapparmi:camminavi tranquillo, stretto nel tuo loden e attento che il tuo cappello non volasse via.
Sai, ancora oggi mi capita di stare controvento.
E, come quel giorno, non ho un cappotto al quale tenermi, non ho prese.E, come quel giorno, ho paura.
Eccoti la mia storia, senza la tua in cambio.
Fa niente.Ti rispondo con la vita in silenzio
Giulia Carcasi - Ma le stelle quante sono
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