Quando vado in vacanza, molte notti, mi sento come una fuggiasca. Controllo che tutti dormono, cammino silenziosamente, a piedi scalzi, fino alla porta, la apro senza fare rumore ed esco di casa; scendo le scale e mi ritrovo davanti una tavola piatta:il MARE.
Il mare, quell?enorme distesa quieta e trasparente, sì, perché il mare non è azzurro, riflette soltanto ?l?umore? del cielo: se ?lui? è ?triste? o ?arrabbiato? allora il suo ?specchio? diventa cupo; se invece è ?felice? e ?sorride?, il mare diventa azzurro: come negli uomini gli occhi sono lo specchio dell?anima.
Mi piace il rumore del mare, l?infrangersi delle onde sugli scogli quando è irato, e stare a fissare l?avanti e indietro dei suoi movimenti, guardare i suoi colori tramutare ogni ?passo? fatto avanti.
Quando è mosso passo le ore a fissarlo quasi mi perdessi nella sua infinita ?magia?; mi dà un grande senso di solitudine, quella solitudine piacevole in cui ti fermi a pensare di tutto; dalla cosa più stupida a quella più complessa e intricata.
Quando è calmo rivela tutti i suoi segreti: dal piccolo pesce che se ne sta tranquillamente sul fondo a cercare qualche ?avanzo? perso da un pescatore al grande sasso affondato per il suo enorme peso; dalla piccola pianta che si nasconde tra le pietre ogni qual volta viene sfiorata, alle cozze attaccate alle corde delle boe.
Tutto ciò è semplicemente fantastico, non di certo un urlo di gioia nel cuore, il mio cuore non è entusiasta quando sono sola ma piuttosto è la mente che sogna; fa viaggi lunghissimi e bellissimi senza contare le volte che il ?viaggio? per la tranquillità si trasforma in un sogno, ma nel vero senso della parola: mi addormento non per noia, semplicemente perché è talmente bello che sognato sembra quasi vero.Quella parola
mi raffigura di tutto e di più, quella parola formata dall?accostamento di quattro lettere: MARE.