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Dedica a cui stai rispondendo

Ti fai domande, ti dai le risposte, talvolta ti contraddici e ripeti le stesse cose, cantilene monotone nella tua disperazione pacata, mesta e debole.
Discuti con te stessa e ricostruisci scenari ovvi ed estremi, complicati e ingenui; riguardi e ripassi il film da ogni lato, al rallentatore. Ti parli ad alta voce, non arrivi a nessuna conclusione perché ti perdi tra mille opzioni e varianti.
Noia, indifferenza, stizza, tutto stona, non hai la forza di reagire e prendere una posizione che ti faccia sentire sicura, protetta dalle alternative e dalle obliquità.
Tutti i sapori, i colori, gli odori che ci danno la presenza nel mondo e che, innamorato in due, con la gioia di vivere, percepivi invadenti e appaganti, non si sa che fine abbiano fatto; ci sono ma li percepiamo distratti e insensibili. Ora che si è soli sono spenti e torbidi d'improvviso, quasi fastidiosi perché turbano la passività della nostra tristezza, l'inedia della nostre pulsioni.
Dove sono le energie positive che frullavano il tuo corpo e ti facevano leggero ed invincibile? Tutto sembra che serva a poco, anzi ti chiedi a che servono tante cose, perché stanno là, forse solo per andare per storto e complicarti ulteriormente l'esistenza, così contratta e aggrovigliata, anche ostile se non piatta. Sei circondata da cose inutili e fatti insulsi; ti arrabatti in una mesta rabbia per quello che ti hanno tolto e che non ti danno più. Tu non hai colpe e se le hai sono meno importanti di tutto il resto.
Si vive in una liberatoria dai comuni affanni esistenziali, un velo copre il mondo. Svogliati, indolenti, sfastidiati dal dover essere a tutti i costi quello che sono gli altri, quelli che non sono innamorati, che non capiscono noi e non sanno di che parliamo; oppure di quelli, maledetti e pochi, che sono felici e che ci dicono di non pensarci e di muoverci di corsa verso nuovi orizzonti.