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I buoni e i cattivi
Sto tornando a casa. Finalmente arrivato nella mia regione, mi fermo all'autogrill di Teano. Parcheggio. Mentre chiudo la portiera, un primo omino mi propone dischi tarocchi di Giggidalessio. Un secondo, più anziano, ha già alzato i tergicristalli e sta lavando il vetro. A pochi passi dall'entrata, un capannello di sfaccendati autostradali si raduna attorno ad un tavolino dove puntano sulle tre carte. Pochi metri più in là, serafici, due poliziotti fumano una sigaretta.
Io non ho ancora letto Gomorra. Come raccontavo nei commenti a questo post, ho la coda di paglia. Sono il tipico meridionale che ha gettato la spugna. Che se n'è andato, seppur da poco, al nord a cercare fortuna. Io sono colpevole.
Bastano otto mesi fuori per tornare all'autogrill di Teano e guardare questa scena con fastidio. Per rendersi conto dell'assurdità del tutto. Basterebbero pochi giorni di nuovo a casa per farmela nuovamente accettare, per trovare nuovamente normale il parcheggiatore abusivo e lo scendi per il centro storico con pochi soldi in tasca, il chi prende la macchina più scassata per andare a Napoli stasera e il non rispondere allo sguardo del bulletto che cerca la rissa.
Eppure, io sono fortunato. Nato e vissuto in una città dove la camorra non spara e non rapina. Nato e cresciuto in una città dove, la camorra, investe. Una malavita con i guanti bianchi, imprenditoriale, fatta di mastodontici negozi sempre vuoti che durano una sola stagione e di megadiscoteche che cambiano nome quasi ogni mese. Di assessori che finiscono inquisiti e di forze dell'ordine che guardano romanticamente il mare mentre passano davanti al bar che da decenni è centrale dello spaccio.
Sono nato fortunato. La mia, è una città tranquilla.
Sono nato fortunato. Ma non innocente. Perchè so, e accetto, che ci siano della attività a me precluse. Ruoli che mai potrei rivestire. Movimenti sui quali non devo curiosare.
Se un motorino mi sfreccia sul marciapiede, rimango zitto. Se sono pacifico sulla corsia di destra dell'autostrada, ed un bolide mi arriva dietro lampeggiando a centostraca**oall'ora, mi sposto a sinistra e lo lascio passare. Se vedo scene strane, anche io sto zitto.
E' quieto vivere. E' accondiscendenza. E' mancanza di protezione. E' mancanza di coraggio. E' che sono colpevole. E' che sono meridionale.