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Dedica a cui stai rispondendo

Questa dedica é per chi ha un cuore forte veramente, non sto scherzando, consiglio la lettura di questa dedica dai 18 anni in poi,(é la prima dedica vietata ai minori,)é un racconto vero trascritto da un medium, ripeto é per chi ha una mente non impressionabile,..quindi non come la mia!
Io, Robert Schmidt Humbert, sono passato nello spazio all?età di ventisette anni in modo violento, durante la guerra mondiale del 1915-18.
Con precisione: sono stato ucciso da una cannonata nel 1917 sul San Michele a quota 149, cioè sul fronte Carsico.
Mi trovavo su di un camion con dei miei uomini quando una cannonata, colpendoci in pieno, ha buttato per aria uomini e macchina.
Io ed i miei uomini ci siamo trovati a fare un grande salto nel vuoto.
Nel vuoto non ho trovato la mia giubba e questo fatto mi diede una grande preoccupazione tanto da portarmi a cercare sempre, sempre la mia giubba, senza trovarla.
Mi sono guardato attorno per unirmi ai miei uomini ma non li ho più ritrovati attorno a me.
Cercando ne ho trovati taluni pallidi come morti ed altri seduti con ferite sanguinanti: chiesto loro cosa avessero, ho cercato di aiutarli a rialzarsi ma inutilmente, i poveretti non potevano muoversi.
Allora ho chiamato in aiuto altri compagni ma nessuno venne al mio richiamo.
Tutto il mondo che mi circondava era profondamente buio, non di un buio nero bensì di un buio denso, fatto di silenzio.
In preda ad uno spiegabile orgasmo mi sono chiesto: dove sono?
I compagni, pallidi in volto, mi hanno chiesto: ?dove ci porta tenente? Cosa facciamo? Andiamo via di qui perché vengono altre cannonate?.
Infatti altre cannonate ci raggiungevano ed allora siamo corsi via come si può correre per sfuggire un pericolo.
Siamo andati lontano, lontano senza mai incontrare nessuno. Ho detto ai miei compagni:
?Fermiamoci, fermatevi?, ma essi mi hanno detto: ?non ci è possibile fermarci perché i nostri corpi sono diventati leggeri, leggeri?.
Lungo il cammino ho incontrato uno e gli ho detto: ?Che fai tu qui? Non vedi? C?è la guerra?. Ed egli: ?No, non c?è guerra qui, non siamo sulla terra?. ?Dove siamo allora?? chiesi io, ?siamo morti??.
?Sei morto, sì?. ?Io morto? No!?.
Allora quello mi disse: ?Cerca la tua giubba se non sei morto!?. Risposi: ?Io l?ho cercata ma non l?ho trovata?.
?Allora guarda i tuoi uomini? mi disse, ?essi sono qua?.
Infatti uno piangeva, l?altro cercava il suo vestito gridando forte forte: ?dove sono? dove sono??.
Quello che figurava a me vicino come un fantasma mi disse:
?Vieni con me, ti porto a cercare la tua giubba?.
Andai infatti ma la trovai lacerata in mille pezzi. Allora mi sono detto con convinzione:
?Sì, sei proprio morto?.
Un grande dolore si impossessò di me ma non mi rendevo conto ancora della realtà della situazione perché gli uomini della terra mi avevano sempre detto che morire era un grande dolore mentre io niente avevo provato di tutto questo.
Solo un grande silenzio ed un grande buio mi avevano avvolto, un buio denso come nebbia entro al quale non scorgevo nessuno.
Il fantasma che avevo incontrato e che mi faceva da guida, mi accompagnò con i miei uomini ed istantaneamente ci trovammo vicini altre figure inconsistenti ma di un volume più nero dell?atmosfera che ci avvolgeva.
Tutti questi all?unisono piangevano, parlavano, creando una vera baraonda.
Ognuno però esprimeva il suo grande dolore, ognuno gridava un nome, chiedeva qualcosa a tutti, me compreso, avevamo grande paura del posto in cui eravamo e non sapevamo se andavamo o se si stava fermi, pur essendo in movimento.
Questa sensazione faceva gridare tutti, uomini e donne; coi volti stravolti come pazzi tutti quanti. In tutti poi vi era il dolore dell?anima di sapersi morti.
Mi vennero alla mente tutti i miei cari: mia madre, mio padre, la mia bambina, mia moglie... Tutto questo stato d?animo, unito al paesaggio, creava una cosa strana che confondeva l?anima.
Provavo le più strane sensazioni, mi pareva di essere uomo mentre alle volte avevo la sensazione di essere bambino ancora; alle volte mi sembrava di essere già da tempo in quel luogo ed in quello stato mentre altre volte mi sembrava fosse questione di un attimo. Così era per tutti.
Una grande Luce venne su di noi per un attimo. Allora, come per incanto ognuno ha trovato qualcuno dei suoi, così come avviene alle stazioni ferroviarie all?arrivo dei treni, in cui c?è gente che attende persone in arrivo.
Chi di noi ritrovò la madre, chi il padre, la sorella, la sposa, il figlio, l?amico ecc.
Grande, immenso questo tramestìo di gente nell?ansiosa ricerca di persona cara. Anch?io trovai dei miei parenti.
Il mio primo grido fu: ?Sono morto! La mia giubba è tutta rotta, come faccio a ritornare sulla terra senza giubba??.
Mia nonna mi disse: ?Oh, Roby, sei con noi nella tua vecchia casa, ora ti faccio vedere la tua bella bambina?.
Mi sono incamminato ma intanto che andavo ho trovato un luogo in cui vi era tutta la gente che gridava e bestemmiava. Ho guardato un momento ed ho chiesto a qualcuno: ?Quella gente chi è ? ? ?Ha bestemmiato Dio?.
Poi ho detto: ?Dov?è Dio?? . ?In Cielo? uno ha detto.
?Ed io dove sono?? ?Fuori del corpo? mi rispose l?altro.
?Che cosa vuol dire?? chiesi.
?Vuol dire che sei anche tu in Cielo ma vestito di una veste che non è più la tua carne ma neppure il tuo spirito?. ?Ed allora cosa sono io??. ?Un anima vestita del suo fantasma?.
?Cos?è il fantasma?? domandai.
?E? il tuo vestito di ora, fatto di camice; è un vestito di libero arbitrio?.
?Come è fatto?? replicai io.
?Io non so... è fatto di tutto il tuo carattere e del carattere, energia del tuo pianeta, cioè di forza fluidica-magnetica che è la prerogativa del tuo pianeta dentro tre forme delle quali la prima è quella della tua carne. Questa l?hai lasciata sul piano della terra pesante, ove l?elettricità forma un?energia compatta, intelligente. Adesso tu hai un vestito di eterico che è una cosa come nebbia che prende tutte le forme delle cose che hanno vissuto dentro la terra, sono state animate e fatte, azioni ed opere che hanno avuto vita.
Quando tu avrai questo labirinto, ti troverai col vestito più celeste e più leggero perché fatto di aria magnetica, di tutte le sostanze fluidiche che sono intorno alle tue opere?.
?Perché ? ho detto io ? questa gente bestemmia??.
?Perché ? mi ha detto ? non riconoscono nessun Dio, nessuna forza, nessuna grande potenza che regge, sia il mondo della terra che il mondo dello spazio?.
Intanto camminavamo e camminando arrivammo in un posto in cui esalava un odore fetido che mi soffocava. Mi guardai attorno e vidi che i miei parenti non soffocavano come me mentre, tra i compagni, alcuni non soffocavano ed altri sì e cadevano dentro a questo luogo puzzolente e lì si fermavano.
Ci affrettammo a scappare da quel luogo, ma alcuni vi restarono. Erano essi coloro che avevano amato il piacere della tavola, del denaro. Cioè troppo mangiato, troppo bevuto, troppo legati all?interesse, troppo egoismo umano.
Tutto questo aveva creato loro una veste di eterico troppo pesante per la qual cosa la Legge li aveva fermati nel luogo a loro adatto.
Ecco perché io allora compresi come io mi muovessi, pur avendo la sensazione di non muovermi.
Giunti a questo punto provai la sensazione di essere a notte, cioè nella grotta terrena e mi dissi: ?Debbo pur mangiare?.
Mia nonna mi venne in aiuto dicendomi: ?Pensa, Roby, di mangiare quello che più ti piace e col pensiero tu ti troverai sazio?. Ribattei: ?Ma questo non basta, non va bene; facendo così non mangio con la mia bocca e come posso allora trovarmi sazio??.
Fui subito preso da angoscioso dolore ed il mio pensiero corse alla mia situazione, alla mia bambina che tanto amavo e domandai alla nonna: ?Nonna, dov?è ora la mia bimba??.
?Vieni, ti accompagno da lei? mi risponde subito la nonna, ?E? a casa, andiamo a vedere?.
?Se dobbiamo ripassare da quel luogo che abbiamo ora passato, nonna, no, non vengo?.
?Vado io? ? mi disse allora la nonna. Ma io non volevo trovarmi solo in mezzo a tutta quella gente.
?Guardami? disse la nonna, ed io riconobbi in mezzo a quella gente molti amici sia civili che militari. Questo fatto mi portò ad uno strano stato d?animo, cioè mi sentivo felice pur non essendo tale. Alcuni miei parenti vennero a me portandomi notizie dei miei cari. Mi dissero che, sia la mia bambina che mia moglie stavano bene, così pure mia madre e mio padre.
Tutte queste emozioni mi portarono ad essere stanco ed avere tanto sonno. ?Non puoi dormire? mi dissero, e mi trovai a continuare il mio cammino?.
Mi trovai in un luogo in cui sembrava vi fosse un gran temporale ed in mezzo a questo molta gente doveva salire l?erta di un monte con grande fatica.
Taluni riuscivano nella salita ma molti no, cadevano e restavano giù. Subito mi sono detto: ?Io non vado là?, ma mia nonna mi dissuase subito e mi convinse che dovevo assolutamente tentare la salita.
?E se..? dissi. ?Non so?, rispose la nonna. Andai subito a tentare la salita e, come per incanto, in un momento mi sono trovato sulla cima del monte.
Da lassù vidi molta gente che andava da una parte all?altra, dove andassero non so spiegare.
Una moltitudine di gente si presentò ai miei occhi: un?angoscia grande per la mia morte mi prese, nel vedere tutta quella gente avvolta in una grande nebbia ed in essa scomparire come fuscelli di paglia.
Chiesi a mia nonna cosa fosse tutto questo ed essa mi assicurò che non era nulla e che anche noi dovevamo passare di là.
?No, no, non ci vengo io? dissi; ?Voglio andare a vedere la mia bambina?.
Ho cercato intorno a me i miei uomini ma non ho trovato più nessuno; tutti erano spariti, anche i miei parenti. Mi trovavo completamente solo e quella solitudine mi fece enorme spavento. Per la prima volta innalzai a Dio una grande preghiera.
Dissi: ?Signore, io non ti conosco, io non so cosa io sia; se sia vivo o se sia morto, ma sono una creatura tua. Tu sei qui sul monte ed io non sono niente mentre tu sei tutto. Non mi fare più paura. Ho sposato una donna in terra, mi è venuta una bimba, ho dovuto fare la guerra... .?.
Non ho finito di dire tutto questo che il vento mi faceva andare e mi ha trasportato in un attimo in un luogo di gran gelo, ma di gelo terribile. Subito dopo in un luogo di terribile caldo, ma tale da bruciare l?anima.
Ho avuto la sensazione di cadere da un?altezza vertiginosa, verso il basso senza farmi alcun male, dentro ad una luce lunare.
Una quiete grande si impossessò di me e mi fece stare subito bene senza pensare più a niente, senza vedere più nessuno. Mi sono trovato sempre solo pur sentendo intorno a me la presenza di altre anime.
Queste mi guardavano così, con bontà come se fossero da famiglia. Una di esse però mi disse di andare più lontano ove la luna splendeva di più.
Ho obbedito, vi sono andato ed ho veduto all?istante tutta la mia vita passata davanti a me.
Da uomo ero tornato bambino. Ho visto la cannonata, mi sono rivisto vestito da militare in partenza da Vienna, ho vissuto il distacco della mia donna, il saluto ai miei colleghi d?ufficio, la nascita della mia bambina, il mio matrimonio.
Mi sono rivisto giovanetto, giovanotto, ho rivisto infine la mia anima: come anima avevo un viso contento ma quello di Robert di terra non era contento, no.
Il primo disse allora al secondo: ?Guarda ora tutto quello che hai fatto durante il tempo che sei stato lontano da qui?.
Ho guardato e nel frattempo è venuta una gran Luce. Sono caduto allora in ginocchio ed ho pregato nuovamente: ?Signore, dammi la tua conoscenza perché io possa capire cosa io ho fatto?.
La Luce si fece ancora più grande, più viva e mi permise di vedere tutto quello che di bene e di male avevo fatto. Così bianca e così viva era quella Luce che non era possibile nascondere la più piccola cosa.
(continua)se volete leggere il seguito e il sito me lo permetterà,domani leggerete ancora il seguito della storia di Robert.