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Spesso, quando sono da sola, mi fermo a pensare a tutte le cose che mi sono capitate nella mia seppur breve vita.
Tra 11 mesi compirò 18 anni e non sempre sono stata felice e tranquilla... anzi direi che non lo sono stata quasi mai.
Ripensando a tutte le cose che mi sono successe, adesso,mi sembra che siano accadute a qualcun'altro.
Fin da quando sono nata è stato tutto sempre troppo difficile per me.
A otto anni mi sono ritrovata ad accudire una donna di 77 anni, mia nonna, malata terminale.
Mia madre non ce la faceva a starle dietro, ebbe un crollo nervoso...passava le sue giornate a piangere e strillare che succedeva sempre tutto a lei.E mi chiedeva lei stessa di accudire mia nonna.
Ricordo che nonna fu una dura lotta... aveva perso la ragione, non si reggeva in piedi e aveva bisogno di moltissime attenzioni:cateteri, flebo,os a me lavarla, cambiarla,darle da mangiare, pensare alle flebo ed ai cateteri.E lei mi ripagava sempre tirandomi qualche oggetto e urlando "chi sei tu?vattene, non ti conosco".
Era doloroso e andò avanti per 3 anni.
Alla fine morì nel suo letto e mia madre, distrutta dal dolore, cominciò a prendersela con me, a dire che era solo colpa mia se era morta, perchè non ero stata in grado di accudirla come avrei dovuto.
Io non mi lamentai mai:nè durante la malattia di mia nonna, nè dopo la sua morte.
Ascoltavo mia madre inveire contro di me e mi convincevo che avesse ragione lei, che fosse davvero solo colpa mia.
Crescevo con tanta rabbia e stanchezza dentro che non potevo esprimere in alcun modo, non volevo che mi si vedesse fragile e stanca.Mia madre si appoggiava sempre su di me e se io fossi crollata lei come avrebbe fatto?
Successivamente cominciai a non avere più problemi simili...stavo male con me stessa ma non successe altro che peggiorò la situazione.
Finche, alle scuole medie, non mi ritrovai in una classe che non sopportavo.
Conoscevo tutti quanti ma non mi erano mai stati molto simpatici.
Cominciai ad isolarmi e tutti presero l'abitudine di farsi gioco di me e di mettermi a disagio.
A forza di prese in giro, scherzi di cattivo gusto, offese e boicottazioni mi fecero diventare insofferente.
Prima soffrivo quando vedevo i loro sguardi di disprezzo, vedendo che ogni volta che si doveva fare un lavoro a coppie o a gruppi nessuno voleva mai stare con me.
Ma poi grazie alla loro cattiveria cominciai a fregarmene, anzi ad esserne orgogliosa.
Pensandoci adesso, a mente fredda, probabilmente io sbaglia a non provare ad inserirmi nel loro gruppo.Ma neppure loro fecero il minimo sforzo per cercare di capirmi, di capire almeno perchè fossi così chiusa, introversa,asociale.
non avevo passato la mia infanzia a giocare tranquilla con gli altri bambini...per questo mi sentivo fuori luogo con loro.
Fu in questo periodo che trovai un tagazzo straordinario... credo che, nonostante fossi piuttosto piccola, fossi davvero innamorata di lui.Eravamo felici, sembravamo le coppiette da telifilm...finchè una notte non mi telefonò un suo amico per dirmi che si era schiantato con la moto e che era morto.
LA mia vita crollò in quell'istante... ero distrutta e ancora di più lo fui quando al suo funerale la sua famiglia mi cacciò dandomi la colpa della sua morte...
TAgliai i ponti con chiunque potesse ricollegarmi a lui, volevo solo dimenticare... sì dimenticare di essere stata in paradiso e poi essere sprofondata all'inferno...
Finalmente arrivai in prima superiore.
Pensai trionfante che da quel giorno in poi tutto sarebbe stato diverso, che sarei riuscita ad avere qualche amico.
Infatti riuscii a trovare davero qualcuno che cercò di essermi amica ed io, memore dell'esperienza passata, cercai di chiudermi il meno possibile.
MA durò ben poco... dopo neanche un mese dall'inizio della scuola conobbi un ragazzo più grande di me di due anni che non prometteva niente di buono.Ma io non me ne resi conto in tempo.
Ci conoscemmo sull'autobus della mattina per andare in città.Mi squadrava da giorni finchè,per una mia frase su un gruppo musicale, non cominciò a parlarmi con la scusa di un dibattitto sulla musica.
Da quel giorno cominciammo a vederci spesso, e poi finimmo col metterci insieme.Inizialmente andava tutto bene, stavo bene con lui, era bello, mi sembrava che non fosse neanche vero di poter essere così felice.
Ma piano piano tutto andò rovinandosi...
Io sono una persona che tiene molto alla propria libertà.Mi definiscono spesso uno "spirito libero",senza legami, senza catene, senza limitazioni di sorta.
Quando ll mio ragazzo cominciò ad intromettersi nella mia libertà cominciai a non sopportarlo.
Ogni giorno DOVEVO uscire con lui, ogni sera DOVEVO stare con lui, mi era VIETATO uscire con le amiche (che persi completamente dalla prima all'ultima),mi era VIETATO persino andare in vacanza con i miei genitori.
Non so perchè iniziò a comportarsi in quel modo... in ogni caso io abbozzai, non dissi niente, non mi lamentai e lo lascia fare nella speranza che si rendesse conto del suo errore.Invece prese a drogarsi... e di conseguenza anche a usare violenza su di me.
Mi piacchiava dalla mattina alla sera, spesso cercò di violentarmi, mi portò all'aborto a suon di calci nella pancia... tutto questo andò avanti per circa due anni...
Due anni d'inferno, in cui io ero sola, perchè i miei amici si erano dileguati e la mia famiglia mi aveva liquidata dicendo "tu non sei nostra figlia, ci fai schifo...sei nata per sbaglio, non ti volevamo e si vede che non sei tanto normale",depressa, ferita ed umiliata.E molto spaventata.-Non sapevo come reagire, non sapevo cosa fare... non lo lasciai prima di due anni perchè avevo paura.Lui mi veniva a cercare anche a scuola per picchiarmi, per minacciarmi.Se dicevo di volerlo laciare lui minacciava di vendicarsi sui miei familiari e su i miei amici... non volevo che facesse niente a loro e così non lo lascia.
Poi un giorno, non so come e perchè,dopo l'ennesima scarica di botte che mi portò a svenire per due ore durante le quali lui abusò di me, mi decisi a denunciarlo e a farlo sparire dalla mia vita.Fu difficile e molto doloroso, perchè lui non sparì affatto, anzi...peggiorò.Ma piano piano si rassegnò e si limitò a guardarmi male, offendermi e spargere voci inverosimili e assurde sul mio conto.
Ero rimasta talmente traumatizzata da quell'esperienza che ebbi un crollo nervoso e psicologico.Andai giù di testa e dovetti farmi curare...
Ma anche dopo la cura spesso mi svagliavo la notte urlando e piangendo... crisi isteriche e attacchi di panico diventarono il mio pane quotidiano.
Rimasi solo per un pò di tempo, ero troppo spaventata per pensare a un altro ragazzo.
Avevo paura di qualunque essere umano di sesso opposto al mio che mi si avvicinava.
Poi, l'anno scorso, lui...
Credo che sia stata la mia àncora di salvezza...
A gennaio del 2006, scesa dall'autobus e sulla strada di casa mi sentii chiamare da una voce maschile dietro di me.
Mi fermò con una scusa veramente stupida ripensandoci, ma quello che più conta è che io mi fermai.
Non tirai a dritto come facevo di solito, spaventata all'idea che potesse ferirmi in qualche modo;non gli risposi in modo brusco per farlo andare via.
Mi voltai e gli risposi in tutta tranquillità,mi mostrai anche fin troppo gentile per quella che ero allora e da quel giorno in poi cominciai a conoscerlo meglio.Uscivamo di tanto in tanto, ci sentivamo spesso e scoprii che i suoi nonni abitavano proprio a due passi da casa mia.Ecco perchè quel giorno scese alla mia stessa fermata e mi parlò.
Da maggio dell'anno scorso stiamo insieme.Non sempre le cose sono andate come speravo ma mai più ho passato momenti infernali come quelli che ho già raccontato.
Abbiamo litigato, a volte anche pesantemente, ma lui mi ha sempre rispettata.
Ci siamo lasciati e ripresi 3 o 4 volte per motivi vari, tra cui anche un altro ragazzo che si era messo tra noi, ma alla fine siamo ancora qui, insieme.
Ed io non ho più intenzione di litigare con lui o di farlo soffrire... sto cercando di cambiare per poterlo accontentare e spero davvero di riuscirci.
Ma spesso e volentieri mi domando se sia giusto:in fondo lui non fa altro che criticarmi e trovare ogno motivo per discutere con me.
Non gli vado mai bene ma resta comunque con me.
Non so cosa pensare, mi disorienta il suo comportmento e mi ferisce anche moltissimo... ma voglio stare con lui... e non me lo impediranno neanche il mio orgoglio e il mio senso di libertà.
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