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Dedica a cui stai rispondendo

Vengo da un paese minuscolo (le cartine lo rappresentano solo se ad una certa scala), in cui almeno una volta al mese qualche bar brucia perchè ha pagato poco o per nulla. Il più delle volte la sera la gente preferisce rimanere a casa o si iscrive a qualche associazione/congrega/gruppe perchè è sola e sente palpabile e sicero il senso della vulnerabilità. Non ci sono librerie, non ci sono biblioteche. Nel paesino da cui vengo e in cui vivevo, piangevo, soffrivo e amavo non c'era nulla perchè valesse la pena costruire qualcosa: c'era la paura di volare -difatti il primo volo l'ho fatto a Napoli per Bologna- e credere. L'unica fede consisteva nell'accettazione del dato attuale, solo (solo!) questa trasformava i problemi in cose che "accadono perchè devono accadere"; i sacerdoti erano e sono i vecchi e le comari che di questa religione sono anche i martiri e i diavoli: questa religione è totalizzante, non ti lascerà mai un'alternativa (valida) e, soprattutto, non ti lascerà mai qualcosa per cui combattere e direzionare i giorni, i minuti, i secondi... a volte sembra di affondare nelle clessidre e di morire imbottigliati nel tempo, nelle lunghe attese.
C'è, però, chi crede nell'Amore (nota bene: non nell'amore dei cinema il sabato o quello delle parole forti e senza senso. C'è chi crede nell'Amore della solitudine, nel sacrificio per Amore). Ed è per questo, solo per questo, che accetto la lontananza dal quel nido che in fin dei conti era comodo per chi non parlava e "accettava" di lasciarsi scucire le ali e l'anima. Era comodo perchè sei lì dentro: quando non ci sei più diventa una zavorra, diventa scomodo (non puoi fare finta che non esista). Io sono ancora le mie radici. Io sarò ancora le mie radici: ed è per questo che amo, che lotto, che credo. Quei sacerdoti (glielo si legge negli occhi, tra le rughe) vogliono una nuova religione (forse). Lo so, perchè sto diventando vecchio.