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Con una giornata così, mi chiedo come si possa essere tristi! Il cielo di un azzurro intenso, nemmeno l?ombra di una nuvola, un sole splendente, quasi più grande del solito, l?arietta fresca che accarezza la pelle e quel vocio animato di giovani che scappano dai libri con la scusa di un?altra sigaretta, ma che poi rimangono ore a chiacchierare e godersi il sole.
Un?altra primavera sta arrivando prepotentemente per spazzare via un inverno che non è nemmeno stato tale. Un?altra primavera che mi trova così, con il cuore pieno di affanni e colmo di tristezza e l?anima in tumulto e sembra quasi un sacrilegio sentirsi profondamente inadeguati in una giornata simile, in una giornata in cui la bellezza del mondo rende vano ogni affanno e nullo ogni pensiero inutile per riportarci alla vita quasi come per miracolo.
Io, invece, mi sono persa tra i miei tormenti, percorrendo ormai a memoria i sentieri di quell?abisso dove la luce è solo un ricordo come tanti altri, per trovare un po? di serenità soltanto a fine giornata, a sera ormai inoltrata, quando il caos giornaliero comincia a svanire e tutto è avvolto da una strana pace.
E così di fronte a quelle mura spagnole in attesa di un tram che mi riportasse a casa, mi sono ritrovata a guardare il cielo in cerca di quelle costellazioni che a casa hanno accompagnato ogni sera della mia vita. Ma le stelle qui sono pressoché invisibili, solo qualche aereo falciava l?aria notturna creando il bagliore di una stella inesistente e la mia si è rivelata una vana ricerca.
Una canzone accompagnava la mie riflessioni mentre sul tram provavo a immaginare i dialoghi degli altri passeggeri sovrastati dalla mia musica: una giovane madre persa nel sorriso del suo bimbo i cui occhi sgranati guardavano al mondo con innocente curiosità ed entusiasmo, una vitalità indescrivibile e gioia pura sembravano trasudare da quel corpicino, da quella bocca che non smetteva di parlare. Una coppia si teneva per mano e si guardava come se al mondo non esistessero altri che loro. Due anziane donne discutevano amabilmente di qualcosa di sostanzialmente inutile, ma formalmente indispensabile. E poi la marea di gente che esce dagli uffici, uomini e donne in carriera che si ritrovano a parlare nuovamente del loro lavoro, ma che in realtà vorrebbero essere già a casa senza pensieri seduti sulla poltrona davanti alla tv.
Lasciandosi cullare dalla musica il mio cuore aveva ricominciato a pulsare normalmente. Un soffio leggero di aria fresca entrava dal finestrino di fronte a me e mi colpiva in pieno viso. Ho chiuso gli occhi e ho respirato profondamente sentendo ogni muscolo finalmente rilassato e chiedendomi se nella voce del vento è davvero possibile trovare delle risposte, se quello sbuffo d?aria possa sussurrarci la verità, ma io forse non so ascoltare il mormorio del vento perché quella sera nessuna risposta è giunta alle mie orecchie, nessun problema ha trovato soluzione, il quesito è rimasto tale, quella sera non ho avvertito niente di rivelatorio.
E poi davanti casa un ultimo sguardo a quel manto scuro e, tra lo stupore e la gioia, scorgere finalmente Orione, li come sempre, più bello che mai e per un attimo non mi sono sentita più sola.
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