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Mi chiamo Federico ed ho 30 anni.
Questa è la mia storia... meglio, uno stralcio sconfusionato di alcune parti della mia vita. Frammenti di una vita non molto dissimili da quelli di molti di voi.
È stato un amico che mi ha consigliato di rendere scrittura le vicende che mi hanno portato ad essere ciò che sono oggi.
Mi sono chiesto: ?Ma scrivere a quale scopo?? ho cercato di trovare una motivazione che avesse un fondo di moralità... ma scrivere per gli altri, mi è parso solo una conseguenza ad una mia egocentrica innata voglia. Forse quel motivo non motiviert che Edgar Allan Poe, nel racconto ?il genio della perfezione?, chiama ?perversione?:... ?impulsi, per effetto dei quali agiamo senza uno scopo comprensibile? ( io cambierei in: apparentemente incomprensibile)... Forse per gioco, forse per disperazione, forse per dimenticare, forse per farmi più forte,... .forse per sperare... .è perversione? Non so! Ma di certo è per me.
Così oggi comincio!
So che vi sembrerà strano ma ho scelto questo ?posto? perchè credo sia il modo più diretto per raggiungere quelli a cui possa interessare una simile ?storia?... e perché è partendo da qui che la mia vita ha preso la piega che ora sto per raccontarvi.
Non so ancora quale tipo di forma avrà questa scrittura ... non so se avrà un ordine esattamente cronologico se sarà romanzato o cosa... Forse sarà più simile a un diario... ma quello che so certamente è che quasi ogni giorno aggiungerò una nuova pagina a questa stranezza, scritta di getto secondo i pensieri e le sensazioni del momento. Un lavoro in procedere che potrete leggere poco dopo o qualche giorno dopo che è stato scritto. Senza che io debba ritornarci sopra... Non so se riuscirò a portarlo a termine ma ci proverò
Non sono uno scrittore... .ma sto scrivendo... .e sto scrivendo in una pagina per annunci... ma a pensarci bene, anche questo forse è un annuncio... ?per sperare? ho appena scritto...
Non so ancora a cosa porterà... ma chiunque lo vorrà potrà leggere e magari mandare un messaggio al mio indirizzo di posta... e magari potrete aiutarmi a dare un titolo a questa storia che provvisoriamente ho chiamato ?io... come voi?!?
Magari mi deriderete, magari ne trarrete dei vantaggi, magari vi piacerà e basta... ma ricordate... c?è un uomo dietro quel computer... c?è un uomo che scrive una verità... anche se sul concetto di verità si potrebbe discutere all?infinito.
Tutti i nomi di persona che qui verranno usati non saranno veri... o lo saranno in parte perché si avvicineranno per assonanza o per iniziale a quelli originali... .questo per rispetto delle persone che fanno parte di queste vicende (anche se qualcuno lo meriterebbe e se lui stesse leggendo, adesso starebbe tremando... ma lui sa che può fidarsi... non l? ho mai tradito, non lo farò ora) e perché mi sarà più facile ricordare e scrivere...
Amavo una ragazza quando avevo 19 anni... anzi! avevo imparato ad amarla. Mi venne per così tanto tempo dietro che alla fine non potei più fare ameno di lei ma come spesso accade, quando decisi di ricambiare, lei ?fece marcia indietro?. Preferì per odiosa combinazione, mio cugino.
So con certezza che amavo Chiara.
Di certo era una situazione strana ma che certamente in molti di voi hanno avuto modo di vivere ... .trovarsi in un ambiguo cosciente stato di dubbio che si ignora volontariamente per timore, deve aver travagliato quasi ogni gay. In sostanza ?tutti sapevamo ma non lo ammettevamo? credo che tutti abbiamo detto questo! E? stato nei giorni dell?accettazione di ciò che siamo che rinunciando definitivamente al dubbio, il nostro io, si è rivelato palesemente a noi stessi, catastroficamente: ?hai smesso di mentire a te stesso? ci ha detto quel nostro io... e le immediate conseguenze, come sempre accade quando di mezzo c?è la verità, ci hanno fatto ?tremare? gettandoci in uno sconforto, uscire dal quale non è stato facile... anche se forse sarebbe più giusto dire che non si può uscire da tale sconforto... .ci si può solo abituare...ci si fa il callo!...
Infatti... . di Chiara amavo la persona e trovavo in lei un certo fascino... .ma dubitavo e sapevo, senza saperlo ammettere che trovavo un certo fascino anche negli uomini... e d?altro canto mi impressionava l?idea di poterla amare anche fisicamente... anche se alla fine con un po di buona volontà, ci sarei potuto riuscire.
La verità è che, sempre senza saperlo ammettere ma sapendo di amarla, speravo che Chiara fosse l?elemento confutante del mio dubbio, la chiave capace di aprire le porte di un futuro ?normale?.
Purtroppo preferì mio cugino e il dolore che ne scaturì, fu tale che giurai che mai più avrei sofferto in quel modo. Stetti male per quasi un anno... Ricordo le lacrime di dolore nel buio della notte, quando nessuno poteva vedermi... ricordo lo sconforto dovuto all?idea di un futuro quanto mai incerto. ?Mai più? mi ero detto... ?mai più!?.
Ancora oggi, quando mi capita di incontrarla, le vibrazioni della sua voce sono capaci di ridestare in me le sensazioni di allora... ? accidenti!? dico fra me e me ?mi piace ancora?!?.
Lei si è sposata con quel idiota. Gli avevo detto che sarebbe stata infelice con lui... perché lui era niente! Ora lei vive a Padova ed ha la depressione... che peccato!... per lei... e forse per me.
Fu così che per circa quattro anni vissi in uno stato che potrei quasi definire ?piatto? quattro anni di duro lavoro... muratore, elettricista, il lavoro della campagna... come unico passatempo la pittura e la conoscenza non approfondita dell?arte. Uno stato che mi portò prima a pensare che vivere fosse inutile poi a reagire per trovare nuovi slanci...ripresi la mia vita in mano e decisi di condurla dove volevo: la mia crescita prima di tutto... Mi laureai con la voglia di un ragazzino... La mia crescita mentale stupiva me stesso... per la prima volta fui ciò che volevo: un uomo libero di essere ciò che vuole... Credetti di essere invincibile... nulla poteva fermarmi. Come in Pico della Mirandola, ero di me ?il libero e sovrano artefice?. Volli pure un lavoro tutto mio e ci riuscì.
Volavo alto e al di sopra di tutti... nessuno poteva fermarmi: volevo e facevo con successo... .ma non dovete pensare a me come un ipocrita egoista... anzi! I miei sentimenti per i miei cari, l?educazione e il rispetto per gli altri facevano e fanno parte di me. La mia sensibilità risulterebbe noiosa ai più di voi. Dispiacere gli altri mi dispiace ancor più dello stesso dispiacere... non so far male senza starci male a mia volta... e non sono un cattolico... ma cristiano forse si.
Il mio lavoro è un successo e mi ha permesso di raggiungere una certa sicurezza economica. Non potete immaginare da quale misera condizione venivo: non avevo mai un soldo in tasca.
E controvertere la verghiana idea che è la stessa condizione degli umili a non permettere nessuna possibilità di riscatto agli stessi umili, era una delle mie priorità. Ero riuscito anche in questo.
Ma non si possono fare i conti senza l?oste. Egli ti dice cosa avevi sul tavolo e se poi non lo hai consumato o hai dimenticato, devi comunque pagare.
Negli anni della mia ripresa non avevo voluto mettere in conto la mia sessualità... la osservavo su quel tavolo, ma me ne tenevo lontano... . Ma l?oste è arrivato... e mi sono reso conto di non essere invincibile!!
Un giorno, appena ho potuto, ho comprato un computer...l? avevo sempre desiderato.
Avevo 29 anni, lavoravo come un matto... ed ero all?apice di un obbiettivo raggiunto: potevo programmare la mia vita con margini di errori accettabili!
Mi capita spesso di dire: ?Maledetto il giorno in cui ho voluto fare il collegamento ad internet? (ogni volta che ne vedo un apparente motivo) perché è così che sono arrivato a ?toccare il fondo?.
Mi venne voglia di comprare casa, ma era solo un idea e mi trovai a ricercare su internet. Fu qui che mi imbattei in quella dicitura che voi tutti trovandovi qui a leggere, conoscete bene: ?uomo uomo?.
La curiosità sembra sempre innocente e sempre è da stimolo per la crescita... .ma la mia era qualcosa di più!...volli vedere... e per la prima volta mi affacciai su di una strada che non avevo mai percorso... non avevo mai voluto percorrere!
Spensi presto il computer... ma ora conoscevo l?imbocco di una nuova via... bastava un clic... .
O se devo ritornare ad usare la metafora dell?oste, diciamo che misi il dito in quella pietanza che tenevo a distanza e dopo averlo portato alla bocca ne sentì il sapore... ?era piacevole... faceva venir voglia di mangiarne?.
Per qualche giorno ho evitato di tornare sulla dicitura ?uomo uomo? ma il pensiero e la voglia smoderata di indagare e di sapere... per me perversa... mi tormentavano la mente e cedetti una prima volta, una seconda, una terza... Sin qua nulla di male: mi limitavo ad essere spettatore passivo... stavo solo osservando. Sapevo che il giorno in cui avrei cambiato posizione e cioè, fossi diventato attore, non sarei più potuto tornare indietro.
Ma la mente umana è perversa e sa autoconvincersi del contrario di ciò che è vero... e fu così che qualche settimana dopo, il mio annuncio campeggiava su vivastreet: ?Bisex alla prima esperienza?, tutto qui... .ma già sentivo sensazioni nuove quanto strane... anche se gli davo i toni di un gioco!
Non sapevo cosa mi aspettava, non immaginavo... Non avevo saputo calcolare le incredibili conseguenze di quel gesto.
Non credevo che tutte le mie certezze, i miei progetti, la mia vita,... sarebbero crollati come uno splendido, grande castello di carte al quale qualcuno aveva voluto dare una manata alla base riducendolo ad un incomprensibile mucchio di carta. ?vallo a ricomporre!?.
Continua... .
?Io..come voi?!? seguente
Alcuni risposero a quell?annuncio... ?che idioti? dicevo, ?depravati maniaci senza il senso della morale ne della ragione? insistevo; ma ne telefonò uno che mi incuriosì: era simpatico e forse intelligente... ?male che vada me ne torno a casa e saluti a tutti? pensavo. Ci demmo appuntamento il giorno stesso alla coccianella, un bar all?uscita dell?autostrada di Palermo...
Salì in macchina ma stentavo ad accenderla, come ogni qualvolta sono preso dal nervosismo, mi passavo lentamente una mano sui capelli... partendo dalla fronte sino alla nuca e viceversa... .gli occhi persi nel vuoto e il pensiero rivolto alle sole inspiegabili sensazioni... poi lo sguardo dinuovo attento... porto la mano sinistra sul volante, quella destra sulla chiave dell? accensione... un sospiro... ? andiamo!?.
In continuazione, per la strada che mi avrebbe condotto al luogo dell?appuntamento, mi dicevo: ?Ma che ca**o sto facendo?ma per via di quell?incomprensibile perverso percorso mentale, andavo avanti... .e mi innervosiva, mi faceva tremare... ma continuavo ad andare avanti.
Ricordo che per non dare retta alla mia coscienza, in autostrada, accesi la radio su una frequenza che dava quella canzone che in quel periodo era di gran voga... ?Crazy?... la canticchiavo senza conoscere il significato delle parole: ... .era il motivo che sarebbe diventato la colonna sonora della mia sconvolgente estate.
Era l?inizio di agosto, credo il 2 agosto del 2006. Sino a qualche giorno fa, non sapevo che quella canzone diceva: ? Tu mi fai diventare pazzo?!!.
Arrivai al luogo di destinazione... solo 10 minuti di macchina da casa mia. La coccinella si trovava in fondo ad un grande piazzale con davanti un?area di servizio. Erano le prime ore del pomerigio e c?èra caldo, il cielo leggermente velato. Di tanto in tanto qualche automobile sfrecciava ad alta velocità al di la della carreggiata sull?autostrada... sembrava volessero sottolineare il precipitare dei tempi! Ed io ero arrivato... .e la macchina di quello era già li: una renault grigio metallizzato.
Mi accosto cercando di scrutare il tizio che ci stà dentro... ? ha i capelli rasati... .ma che ca**o stò facendo? mi ripeto... .stringo i pugni... quello mi fa un gesto... come per dire: ?sei tu??... io gli faccio capire di si... e poi ancora un gesto per invitarmi ad entrare nella sua macchina... mi faccio fortè... .gli faccio di no con il dito e con il movimento ripetuto della mano, invito lui a venire da me.
Quello si decise(ricordo perfettamente il movimento dei suoi occhi prima verso destra come chi ha da pensare un istante da solo, poi subito verso sinistra accompagnato dal movimento del capo e un accenno imbarazzato nel sorriso che è tipico di chi vuol dire: ?va bene!?)... ancora un attimo... . scese.
In quel frangente, mi guardai intorno per timore di non so cosa o forse per timore di vedere qualcuno di mia conoscenza o forse per ritardare ancora un po l?incontro di uno sguardo che sapevo mi avrebbe messo in imbarazzo.
Alzai il capo e guardai alla mia destra... vidi lui aprire lo sportello dell?automobile, guardarmi attraverso il vetro che da quel lato era chiuso e poi entrare con lo sguardo volto verso il parabrezza. Chiuse lo sportello e con il capo si volse verso di me che sino a quel momento non avevo fatto altro che osservarlo... A quel tizio che non conoscevo, per la prima volta in vita mia avrei detto per la prima volta che ero gay!... lo osservavo perché quella sarebbe stata la prima persona a sapere di me!... di me... gay...
?Ciao? disse... e già mi piaceva un po. ?Ciao? risposi.
Non ricordo tutti i discorsi che facemmo ma ricordo la sua titubanza a credere che per me fosse la prima volta che ?incontravo qualcuno?. Seguirono una quantità di reciproche domande che avevano come scopo quello di indagare le nostre rispettive vite. Istintivamente, sapevo già che in quelle immediate circostanze, avrei dovuto mentire in alcune cose e sapevo che l?avrebbe fatto pure lui.
Lui era architetto, io laureato in lettere... io dissi la verità... lui credo mentì... Sapevo che essere diplomati in una scuola nazionale di designe, non conferiva il titolo di architetto o dottore...
Erano discorsi e riflessioni piacevoli e ad ogni passaggio mi interessava un po di più.
So che sul mio volto c?èra un sorriso di soddisfazione ma c?èra anche sul suo.
A primo acchito non mi era sembrato un così bel ragazzo ma alla fine ne ero entusiasta: era si senza un capello, ma aveva un volto armonioso, occhi brillantemente verdi... e una bella abbronzatura... ora mi sembrava bello ma aveva un difetto che me lo rendeva più simpatico e unano: denti da coniglio che in piu davano al suo tono di voce una certa simpatica pacatezza alla ?S?.
Io avevo cercato di vestire come meglio potevo... ma il mio era l?abbigliamento di uno che doveva andare a lavorare e che pesava 84 kg (nostante i miei 180 come mi facevano un po di pancia!!)
Mi sentivo in difetto ma mi ero accorto che avevo avuto un certo impatto su di lui... avevo dalla mia parte, simpatia, cultura, capacità di parlare con convinzione e di trasmettere il senso della verità... .
Badate bene a questa parola ?verità? perché ritornerà spesso nei miei discorsi... ?la verità rende liberi? dice un verso del vangelo ed io ergo la verità a padrona della mia vita.
Mi piaceva quel ragazzo che non mi aveva voluto dire il suo nome e al quale per riflesso, non avevo voluto dire il mio... mi piaceva... non lo dicevo... ma lo sapevo!
Dopo una mezza ora circa venne il momento di lasciarci... Ci dicemmo le nostre rispettive impressioni: ? mi colpisci molto? disse e aggiunse che per lui avremmo potuto vederci ancora... Io ero palesemente soddisfatto e aggiunsi: ?mi fai una buona impressione... non so garantire ora per me... però credo che ci vedremo?.
Uscì dalla macchina mentre continuavo a seguirlo con lo sguardo... richiuse lo sportello e chinandosi, attraverso il finestrino che ora era aperto per via del caldo eccessivo, mi lanciò un ultimo sguardo seguito dall? accenno di un sorriso... sorrisi pure io. Accesi il motore volsi lo sguardo e ripartì.
Nella strada del ritorno, un fremito del tutto nuovo si era impadronito di me, non l?avevo mai provato prima... era di gioia, di paura, di dubbio, di diffidenza, di voglia... era una valanga che mi piaceva... non mi piaceva e mi piaceva! e non la controllavo... ?Miiinchiiia... ? subdolamente sussurravo in macchina... e tornavo a canticchiare quel motivo.
Non sapevo ancora che quello che mi sembrava un bravo ragazzo, nascondeva una personalità quasi diabolica (dico ?quasi? perché di stupidità si deve invece parlare)... e che a farne le spese sarei stato io.
Tornai a lavoro... Lavoravo come un automa: la mia mente era tutta impegnata a fare il resoconto dell?accaduto: ero completamente incapace di raccapezzarmici... mi sentivo come colui che aveva commesso un reato sapendo di averlo fatto ed era soddisfatto di questo... .e non era da me... Non potevo essere contento di ciò che mi pareva sbagliato! Ma sul mio volto un sorriso ?trasverso? si era fissato... con gli occhi persi nella mia mente e quel sorriso, chiunque scrutandomi, avrebbe potuto accorgersi che c?erano pensieri subdoli dentro la mia testa.
Da quel giorno in poi non sarei più stato lo stesso; da allora mille volte mi sono sentito dire: ? ma mi ascolti... mi stai sentendo!!? da allora mille volte ho pianto... da allora mille volte sarei voluto non nascere... da allora!... da allora!
Fu così che continuò la mia giornata: una parte di me si dedicava ai miei clienti, l?altra parte a quel tizio che tanta curiosità aveva suscitato in me: la sua persona prima e il desiderio dopo... desiderio di rivederlo... non potevo fermare la mia mente... andava avanti senza che la mia ragione potesse arrestarla; anche quando ?rinvenendo? mi dicevo: ?ohhh... basta? perché subito riprendeva nel suo anomalo percorso... desiderio era si di rivederlo ma anche di poterlo... toccare... si!...toccar imbarazzo a dirlo... ma lo volevo. E più pensavo, più mi abituavo all?idea e più l?idea mi era familiare più volevo... un pensare perverso... un vortice che mi spingeva verso il suo centro senza possibilità di fuga!
Ci risentimmo il mattino seguente e ci ridemmo appuntamento. Ero consapevole che sarebbe successo qualcosa di più, mi condannavo per quella consapevole voglia di andare avanti... ma non volevo saperne... volevo andare morbosamente ?avanti?.
Molte volte ?sentirete parlare? di questa volere e non volere...di questo continuo ciondolare tra il mio essere ed il mio agire..laddove ?essere?, è ancora molte cose... Sebbene il mio agire risulta essere una sola cosa, l?essere è qualcosa di veramente incomprensibile: come il senso dell?arte, non è una sola cosa ma molte cose che convivono insieme pur se spesso tali cose sembrano essere in contrasto tra loro: un infinito puzle che non può essere composto perche infinite sono le tessere!
Chi sa dare una definizione completa di arte? Chi di voi sa dire con certezza cosa siete?...dubiterete sempre di ogni certezza! Se poi domando... ?siamo anche quello che facciamo?... cio che facciamo è sempre conseguenza di ciò che siamo??... sarà difficile venirne a capo!! Troppe variabili!!
Ho voluto sottolinearlo sin dalla prefazione, quando ho parlato di perversione così come la intendeva Edgar Allan Poe. Questo perché credo sia l?unico modo di pensare che possa in qualche modo scusarmi o possa farmelo credere! Di certo una ?ragione irragionevole?.
Dunque andai all?appuntamento... ancora valanghe di sensazioni: piacere... voglia... condanna... auto andai comunque... !
Arrivai in ritardo... ma era ancora li. ?Stavo per andare via? mi disse (oggi dico... .magari lo avesse fatto... anzi no! Forse alla fine è stato un bene... forse mi sarei perso nell?immenso squallore che esiste nei tipi di una sera... in quei tipi che tendono a ghettizzarsi come facenti parte di una categoria ... un coglione sessodipendente e poi magari ?assuefattoamorfosessodipend ?questo li conosce!...? ne ho conosciuto qualcuno!!ma non vi anticipo nulla ora)... ero contento che non lo avesse fatto.
Ci recammo, stavolta con la sua macchina, in un luogo più appartato. Consigliai io il posto... vicino un antico cascinale abbandonato che io conoscevo perché li vicino avevo lavorato quando facevo il contadino... ed era bellissimo quel cascinale... ad un architetto sarebbe dovuto piacere...!
Era ancora il primo pomerigio... e fu durante questo breve tragitto che ci dicemmo i nomi... Dovetti insistere ma almeno non mentì questa volta... ?Francesco?, lo disse ma stentando... ?ed io mi chiamo Federico? aggiunsi. Ora potevamo chiamarci per nome senza dover ricorrere ad appellativi o a frasi e parole impersonali.
Ci fermammo nei pressi dell?edificio e scendemmo perché potesse vederlo... Cercavo di raccontarglielo... ma sia io che lui, fingevamo di interassarcene. Dei cani abbaiarono... con mio e suo disappunto... ?sarà meglio tornare in macchina? consigliò lui... ?Sarà meglio? dissi io.
In macchina volle ritornare sul discorso della mia prima volta... stentava ancora a crederlo... ed io cercavo di sdrammatizzare la mia situazione ( che sicuramente a lui non dispiaceva) con frasi quali ? pultroppo si... ma ne sono fiero? oppure ? mi sono preoccupato di altro nella vita... ? Ma l?imbarazzo cresceva e lui si faceva più allegro... poi più vicino... ? e se provassi a baciarti? disse ad un certo punto... ?ecco!...lo ha detto? pensai... sapevo che lo avrebbe detto! ?Non so come reagirei... potrei evitarti?... e lui ?quindi non posso provarci? ... ed io ?non so?. Era un gioco al rimpiattino... che alla fine decisi di condurre io ? fallo e vediamo?. Provò ad avvicinarsi... io rimasi fermo... ma sentivo il mio respiro aumentare di intensità... e sentivo il suo, più vicino alle mie labbra... sentivo l?eccitazione del momento... e il formicolio delle mie parti più... (è imbarazzante doverlo dire) del mio... che cresceva in eccitazione... Attimi lunghi... eppure così incredibili... desiderati... ora morbosamente... uno sguardo alle sue labra... uno agli occhi... un istante ancora...(un finto dubbio?)un fremito... un brevissimo slancio... Un bacio... .
Labra morbide... respiri caldi... il mio... il suo... una breve pausa... un breve distacco... ancora uno sguardo negli occhi... ancora il contatto. Ci stringiamo... le nostre braccia ci avvolgono gli uni gli altri... le nostre bocche si sono aperte e le nostre lingue si sono sfiorate... ora si toccano... Diventa troppo impetuoso... .ritorna la lucidità della ragione... ?devo lasciare?... e riecco l?imbarazzo... Improvvisamente è come se mi vedessi da fuori ... Lo guardo nel volto mentre egli è preso dalla pulsioni... continuo ancora... ma con la sola volontà, non con i sensi... ora nessuna emozione... nessun sentimento... ?la sua lingua esagera?... mi infastidisce... lascio... mi sposto... lo osservo... ?cosa c?è? mi dice con il tono di chi vuol rassicurare. Le sue mani erano già quasi arrivate al ?punto?. Mi ricompongo ? basta così per oggi? ... ? Va bene? disse lui ? ti capisco... ricordo la mia prima volta... ? lo ascoltavo... e fingevo di interessarmi ma in realtà ero semplicemente confuso! Confuso... Avevo baciato un uomo!! Mi era piaciuto sino ad un certo punto quel bacio... ma poi ne sentì la nausea... ovviamente quando c?è ne andammo gli dissi solo che mi era piaciuto! A sua volta, non mi lasciò prima di avermi detto: ?mi piaci?...
Quelle due parole risuonarono in me come assordanti squilli di tromba... per un attimo mi resero sordo a me stesso... ma per i giorni appresso, mi resero sordo a tutto ciò che mi stava intorno!
Come era drammaticamente bello quello che mi stava accadendo... mi prendeva ma mi stordiva, ero come in uno stato di beatitudine che di tanto in tanto lasciava il posto al dubbio e el rimorso... ma più le sensazioni vissute riaffioravano più queste rimanevano... .lasciando sempre meno sapazio alla ragione e alla capacità di questa di dominarle.
?Mi piaci?... che idiota che sono! Avrei dovuto lasciare insinuare il dubbio... e non lasciare il minimo spazio al sentimento così presto... ?mi piaceva?... ma non me ne spiegavo il perchè.
Credetemi se vi dico che la mia ingenuità era assolutamente autentica.
Continua...
F così che cominciammo a sentirci attraverso il cellulare... ?Ciao sono io? cominciavo...mantenendo un formale tono... Lo faceva pure lui... ma era più... ?propenso?, più spedito... più affettuoso?
In qualche giorno eravamo entrati in una fase decisamente confidenziale... ?non vedo l?ora di vederti... mi piace come pensi... hai ragione... hai degli occhi bellissimi... ti stimo... mi piaci... .?, divennero frasi comuni a entrambe... ci volle pochissimo tempo... Alla fine di una di quelle lunghe telefonate... per salutarmi, mi disse: ?un bacio!? ed io di riflesso ?due... baci?... per i restanti tre mesi di ?conoscenza?, quello divenne il nostro modo per chiudere le nostre chiacchierate telefoniche... ?un bacio? diceva lui... ?due? rispondevo io... Se qualche volta per broncio, non rispondevo al ?un bacio? o dicevo semplicemente ciao, me lo ripeteva... ?un bacio!? e aspettava e allora cedevo ?due?... chiudevo il telefono e sorridevo... Non potete immaginare quanto male faccia ricordarlo... ed ora dovreste vedermi... piango a dirotto... mi trema il respiro... le lacrime mi solcano il viso giungendo sino al collo... è un tremendo piacevole dolore ricordare!
Ci rivedemmo tre o quattro giorni dopo il nostro primo bacio e ancora ci spingemmo oltre... non un bacio... ma molti ... intensi... ma più ancora lo erano i nostri sguardi, credevo di poterlo guardare nell?anima quando le mie pupille si fissavano nelle sue e credo che lui potesse fare lo stesso.
Mi piacque quando per prima cosa mi chiese il permesso di toccarmi la mano... sapeva che chiederlo era opportuno visto che nessun uomo mai lo aveva fatto prima... lo guardai con stupore e glielo concessi... mi parve pieno di sentimento quel suo modo di fare. Lo osservai muovere la mano verso la mia che stava sulla leva del cambio della mia automobile, sino a quando non mi toccò... e mise le sue dita fra le mie... che sensazione forte era sentirne il tocco morbido e liscio... ! Il palmo della sua mano sul dorso della mia... , strinse... di istinto la feci scivolare via per poterla girare al contrario... e permetterci una stretta palmo a palmo... dita fra dita. Alzai lo sguardo lo guardai negli occhi... brillavano... ma credo che i miei lo facessero di più... e furono baci, sguardi... sorrisi quando le sue mani si infilarono sotto la camicia a carezzare prima il ventre, poi il petto. Avvinghiati continuavamo ed io facevo lo stesso che lui. Le mie mani erano su di lui... il respiro più intenso... ingoioavo... , quando per gualche istante ci separavamo le bocche solo per guardarci negli occhi e ancora sorridere. Ci guarammo ancora ma ora, ero incredulo mentre stavolta le sue mani slacciavano la mia cinta... infilò la mano dentro i miei pantaloni sopra gli slip,... e strinse sentì un fremito di piacere... seguito da un sospiro. Lo guardai... mi guardò... tolse la mano e andò a slacciare la sua di cinta... .non me lo chiese... gli infilai io la mano nei pantaloni... e risi... Con quel sorriso il mio atteggiamento cambiò... divenne attivo! Continuammo per qualche istante ancora... oltre gli slip! tra baci e carezze... non ci denudammo... ma ci volemmo e ci piacemmo in quei momenti... godemmo l?uno dell?altro.
Nei giorni precedenti i sensi di colpa si erano scontrati con la mia voglia di andare avanti ed erano scomparsi del tutto nei giorni successivi l?ultimo incontro... come scomparsi... ! la verità e che non gli era rimasto ?spazio? in mezzo a tutto quel turbine di emozioni. Era un? apparente quiete destinata a diventare una tempesta dopo i primi veri incontri sessuali, quelli che a ragion veduta mi resero un uomo incapace di controllate le vele di una nave che in preda ad una tempesta improvvisa, si trova allo sbando... una tempesta che ancora oggi non si è placata del tutto... diciamo che la nave tende ad avere una incerta rotta sotto un cielo non sereno e un mare ancora molto agitato... spero che si rassereni... ma non so se succederà! Non so se potrà mai essere ?bonazza?... per usare un termine da navigatori.
Continuavamo a sentirci per telefono... ma ora ne sentivo il bisogno, ci cercavamo e ci parlavamo... di me e di lui... della mia vita, della sua vita... Mi dava piacere sentirlo.
Il pensiero di lui era diventato il mio primo interesse... tutto il resto, il lavoro, le persone, le cose, erano il contorno di una vicenda che prendeva quasi ogni istante del mio pensiero quasi ogni istante della mia giornata: da quando cominciava a quando finiva... e glielo dicevo!
Avrò scritto decine e decine di messaggi al cellulare... ?sei il mio ultimo pensiero oggi... vorrei che tu fossi anche il primo domani...mi sveglieresti con uno squillo?... . ?vederti e come quando in un giorno freddo ti affacci fuori e inspiri per sentire la freschezza dell?aria dentro, è come quando in un giorno di pioggia alzi il volto al cielo per sentire la pioggia bagnarti il volto, e come quando in un giorno di inverno con un tiepido sole alzi la testa e stringi gli occhi per sentirne il tepore? ... di quest?ultimo, in particolare ricordo il giorno seguente di sera quando venendo al lavoro con il cellulare in mano senza neanche farmi parlare, prima ancora di salutarci, per prima cosa, volle rileggermi quel messaggio: avreste dovuto vedere il suo volto, era irridescente di piacere... mi imbarazzò tanto da farmi sentire un ragazzino.
Il mio giorno di riposo era il lunedì. Decidemmo di uscire insieme. Ovviamente sapevo ancora che questa volta sarebbe stato vero sesso...non completo... come dicono quelli che vogliono evitare di dire sesso anale...ma sesso... e d?altro canto la sola idea di ?dare? il ?sedere? per usare un termine non eccessivo... ad un uomo mi inorridiva... Ad essere sincero mi dispiacerebbe ancora ora... Secondo il modo di pensare comune gay, almeno come ho imparato dalla scuola fattami da un caro amico di nome Michele, dovrebbe significare che sono un ?attivo?.Termine che io detesto perché credo che a me piacerebbe un uomo esattamente come me... in sostanza mi piacerebbe che insieme al mio altro si potesse essere uomini insieme... darsi reciprocamente sarebbe conseguenza del comune amarsi: dare e darsi sarebbe il giusto modo di essere ?uomini insieme? ... se conosceste come credo, il gergo dei gay, si dovrebbe dire... ?versatile? ma non mi piace nemmeno questo di termine. Preferisco sempre dire che mi do se amo, pretendo che si dia chi mi ama.
Già! ?uomini insieme?... potrebbe essere il giusto titolo di questo racconto! Che idea.
E comunque non ho ancora ?dato? a nessuno il ?sedere?, neanche a Francesco che tanto insistette nei tre mesi di frequentazione... lo avrei fatto il giorno in cui avesse imparato a dirmi, ed io avessi saputo che era vero senza alcun dubbio, ?ti amo?. Solo una volta lo disse... a mezza voce, piano, e non lo ripetè più... ma vi raccontero dopo di questo... vale la pena dedicargli uno spazio degno del bellissimo momento che fu per me.
Continua
5à parte
Dunque, l?appuntamento era per lunedì. Io tremavo e godevo all?idea di potermi trovare corpo a corpo con un uomo... con quell?uomo...
La mattina e il pomeriggio del lunedì passarono in maniera strana: furono lenti e veloci allo stesso tempo; veloci nei momenti in cui non mi rendevo conto di non aspettare altro che la sera arrivasse e lenti nei momenti in cui invece me ne rendevo conto... .e in più ero scombussolato dalle ancora molteplici sensazioni... ma con a capo l?eccitazione.
Ci sentimmo nell?ora di pranzo: il momento in cui lui faceva la pausa a lavoro. Non rammento cosa ci dicemmo oltre il ribadire l?ora e l?appuntamento ma ricordo che i nostri discorsi erano pieni di entusiasmo, gentilezza e parole quasi sussurrate... trasmettevano gioia... e sentimenti appena accennati, con il pudore di chi non vuol mettersi troppo ?in luce?. ?Ciao... ci sentiamo dopo? era da me detto lentamente e con un piacevole sorriso sulle labbra. Ci sentimmo ancora la sera, prima di vederci. Non vedevo l?ora di incontrarlo, fremevo e avevo imbarazzo all?idea di quello che sarebbe dovuto succedere. Mi imbarazzava l?idea di dovermi e doverlo spogliare: uomo con uomo! Mi imbarazzava l?idea di una... del sesso orale... mi imbarazzava l?idea di stringerlo con foga... mi imbarazzava e mi faceva paura l?idea di stare nudo sopra il corpo di un altro uomo nudo... petto a petto... pene con pene... ca**o con ca**o! (scusate... ma era la vera mia veemenza)... sesso con un uomo!... Con un uomo!! Mi dava imbarazzo, ma mi piaceva. Erano fantasie erotiche che mi dominavano completamente... istintivamente un gatto in calore, non ero padrone dei miei impulsi. Come un gatto in calore-davanti all?idea di fare sesso con Francesco... che mi piaceva-non miagolavo soltanto... , ruggivo!
Anche se mi faceva paura, non vedevo l?ora che la fantasia si incontrasse con la realtà... che la fantasia diventasse realtà. Con la consapevolezza di tali istinti... lo volevo!
Dovevamo mangiare ?fuori?. Di lunedì è difficile trovare un locale aperto, ma io ne conoscevo uno di sicuro effetto: aveva il terrazzo con la veduta sul golfo di Palermo, i muri in tufo originali e le candele accese sui tavoli in delle nicchie scavate appositamente; una rete da pesca in bella vista su uno dei muri, tra due grandi piante,... un bonsai su un muretto più basso e sui tavoli in legno di noce, bicchieri, posate e dei bellissimi piatti bianchi con un perfilo azzurro bordato oro.
Uno dei proprietari era un mio caro amico (etero... non ne avevo ancora amici gay!) e la considerazione che questo avrebbe avuto per me vedendomi, avrebbe fatto ancora più effetto su Francesco.
Andammo con la mia macchina. Per la via mi parve ancora più piacevole: aveva un pacifico, direi, tenero sorriso... sempre, ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo, ne era accompagnato, ed io non potevo far altro che contemplarne la pudica bellezza.
Per un po? i miei istinti da ?gatto? mi abbandonarono! Tornai ?calmo?!
Gli piacque il locale. Appena in terrazzo si guardò intorno compiaciuto... ?che bello? mi disse. Subito venne a salutarmi Mariano, il titolare: ?Ciao Federico... come stai?? ... ?non c?è male... tu?... e lui ?di tanto in tanto ti fai vedere?... io ?quando posso? e passai alle presentazioni, ?lui è Francesco... un mio vecchio amico... e lui è Mariano... uno dei titolari?. Si dettero la mano. Mariano si divertì a dirgli che ero un insopportabile... .e Francesco ovviamente fu simpaticamente d?accordo. Anche io dissi la mia e tutti e tre ci ridemmo sopra.
Non c?era molta gente e prendemmo posto in un tavolo che stava tra la balaustra con la vista sul mare e il vecchio tetto in coppi del torrione della scala che scendeva sino all?altezza del tavolo nel quale stavamo noi. Mariano tornò con il blocchetto per gli appunti... Io non ricordo cosa presi, ma lui volle un panino e una birra che poi volle mescolare ad un po? della mia aranciata.
Mariano gli era simpatico: ?Simpatico il tuo amico... vi conoscete da molto...? ed io ne ero ovviamente contento. Tutta l?atmosfera era bella: l?ambiente circostante sembrava volesse cucirci attorno uno scenario soft capace di placare gli animi, di dare una piacevole serenità. Pure le nostre voci mi apparivano ?limpide e morbide?. Più in la il mormorio allegro di un gruppetto di due o tre coppie di fidanzati, rendevano tutto più armonioso e gli interventi di Mariano-che di tanto in tanto si avvicinava, rimanendo in piedi, per poter dire una qualche simpaticheria mentre noi lo osservavamo con i gomiti sul tavolo-non facevano altro che dare un tocco in più alla già piacevole sera.
Aveva fame Francesco... e mangiava di gusto... ingoiava e parlava. Io non ero da meno, ma di tanto in tanto senza volerlo, smettevo di ascoltarlo, mi fissavo stranito su quella figura che si muoveva piacevolmente davanti a me... senza un vero pensiero da elaborare... ?Che c?è?? mi chiedeva allora lui che si accorgeva del mio silenzio... ed io ?niente... ti sto ascoltando? e riprendevamo.
Ero sereno, nessuna paura... solo una quieta sensazione di benessere... come quando lo sguardo di un uomo si perde negli infiniti orizzonti dei mari o delle distese dei campi di grano: danno piacere e pace. Candidi sorrisi ne sono la conseguenza.
Cazzo!... Quanto mi piaceva!... Già lo sapevo.
Ora mi rodo... e mi fa rabbia... e mi chiedo: ? ma in tutta quella menzogna, durata tre mesi, lui di vero... cosa c?ha messo?? Ancora ora, nonostante le certezze, nonostante tutto quello che so di lui, non posso capacitarmi. Non posso credere che tutte le cose fatte, dette... volute è cercate... che il brillare dei suoi occhi, il suo volermi sentire, le sue risa, le sue gesta, il suo volermi bene... il suo volermi... forse ... bene... , fossero il risultato di una grande menzogna. Non so credere che mentisse... eppure tutti gli indizi, tutte le cose sapute, il suo non volermi più sentire, sembrano provarlo. E il non sapere è un vero grande dolore, inferiore solo al dolore dato dalla mancanza di lui... al dolore dato dall?impossibilità forzata di amare e di essere amato. Mi fa rabbia! Digrigno i denti per questo... perché non capisco... non ci riesco... una grande falsa... tre mesi di recita su un palcoscenico che si chiama... vita, ma nel quale recitare significa comunque fare sul serio. Anche se sei un grande attore, su quel palcoscenico si fa sul serio... le conseguenze dello spettacolo sono sempre vere... perché è vero il palcoscenico!... non fingevo io! Non fingo, nemmeno adesso che il mio orgoglio dovrebbe costringermi a farlo. Getto la maschera... sono questo... e sto male... perché fa male... .anche se a lui non importa, fa male lo stesso... anzi peggio!
Finita la cena, rimanemmo ancora un po? a discutere, poi andammo via...
Era ovvio, avevamo bisogno di un qualche posto dove stare un po? da soli. Non avevo programmato nulla e pareva non lo avesse fatto nemmeno lui ma mi venne in mente un posto della periferia di Bagheria che io conoscevo per via del mio vecchio lavoro. Doveva essere bello di sera: la vista sulla conca di Palermo tutta illuminata, lo sfondo delle rupi irte a strapiombo sulla piccola piazzola sulla quale ci saremmo fermati e il buio rischiarato dalla quasi luna piena, avrebbero dovuto rendere il luogo adatto a quel ?momento? che ardentemente, durante il pomeriggio avevo desiderato.
Fu lì che andammo. Non so dirvi, non so spiegare le sensazioni che precedettero i momenti... della mia prima volta...
Si tratta di chimica! e non me ne intendo, ma di certo tornai ad essere quel ?gatto in calore? succube degli istinti, incapace di dominarsi, capace solo di andare avanti alla ricerca del piacere... e cercare tale piacere, mi piaceva a sua volta...
Il panorama era splendido: un formicolio di luci che guardavamo insieme immagginanando le migliaia di persone che non potevamo vedere... non li vedevamo, ma sapevamo che esistevano... loro invece, non potevano sapere di noi che li stavamo per... fare sesso.
Spensi la macchina e con quella anche le luci... .fu buio d?argento.
Nella chiara luce della luna i nostri volti erano appena visibili... ma via via che i nostri occhi si abituavano alle tenebre, ci facevamo più chiari. Osservammo e commentammo la vista di Palermo, poi abbassammo la voce: potevamo sentire il respiro di ognuno di noi che accompagnava le nostre parole... poi una pausa interminabile... ?e ora?? chiesi. Chissà cosa rispose! Non lo rammento, ma ricordo che si spinse avanti verso di me... respirò con il naso... ed io pure. Un lieve imbarazzo dominava l?espressione del mio volto, ma lo osservavo... ingoiai... si avvicinò ancora ... io mossi solo il capo verso di lui... si fermò... mi guardò negli occhi...subito nelle labbra...poi ancora negli occhi. Feci lo stesso: gli guardai le labbra... gli occhi... mi avvicinai... lo baciai...
Mi spinsi su di lui con più forza... .lui non fu da meno...
Ci baciavamo con foga... avvinghiati ... ci lasciavamo e ci guardavamo... ci riprendevamo... ci ribaciavamo... Le mani andarono ?oltre?, giunsero sui... al punto... sui pantaloni ... le strusciavamo e stringevamo e poi ancora e ancora e ancora... .
Respiri intensi...la salivazione aumentava: ingoiavamo e riprendevamo... Gli baciai il collo, mi morse l?orecchio... lo ribaciai... ci mordemmo le labbra... Ci fermammo... abbassammo i sedili... con fretta, scomposti... ma con il sorriso di chi vuole!
Mi spostai su di lui... un bacio veloce... lasciai... , poggiai le mani sullo schienale del sedile, mi sollevai, lo guardai negli occhi e spinsi il bacino sul suo... inspirai godendo della pressione del mio... ca**o... sul suo... (è imbarazzante dire ?ca**o? ma è il termine giusto, non posso dire pene... non rende l?idea!)
Mi guardò con uno sguardo diverso... di propensione! Alzò le mani verso i bottoni della camicia e cominciò a sbottonarli. Guardavo le sue mani e ritornavo a guardarlo negli occhi ... .finì e tirò la camicia sulle spalle... mi mise le mani sul petto... e mi carezzò. Mi abbassai un po? e tornai a baciarlo, più lentamente ma con gli occhi chiusi e con respiri meno intensi ma più lunghi ?spingendo di tanto in tanto?. Le sue mani erano su di me... sul mio petto... poi sui fianchi... poi sulla schiena... sotto la camicia... .
Volevo fare lo stesso: mi misi in ginocchio su di lui e cominciai a sbottonargli la camicia. Mi guardava, mi fermò le mani... si levò... mi strinse e mi baciò al petto con gli occhi socchiusi... con lo sguardo tipico di chi gode di sensazioni forti.
Gli tenevo la testa, mentre lo faceva ed io ne godevo. Si risdraiò, tornai ad aprirgli i bottoni... finì... lui aprì quelli dei polsini... e gliela tolsi del tutto. Poi tolsi la mia... e mi riabbassai su di lui... petto a petto... pelle a pelle... Ancora baci sul collo, poi scivolando, con le labbra raggiunsi il seno... lo baciai... inclinai la testa e roteandola, vi scivolai sopra con la guancia sino al mento e poi di nuovo a sentirne la morbidezza, a sentire il setoso liscio del petto villoso.
Erano baci e ancora sorrisi... , erano respiri... , erano strusciamenti... , era toccarci...nei pantaloni... ! erano spinte... , era saliva... , era sudore... , era lingua... , erano dita... , era unghia... , erano strette... , era ingoiare... , era sentirci... , era goderci... , era sempre di più!
?Mi piaci? disse ad un certo punto... ?mi piaci? ripeté tra un sospiro e l?altro. Pure quelle affermazioni mi piacevano! ?pure tu mi piaci? risposi io... tra i mie di sospiri.
È quasi incredibile come nel tentativo di ricordare, ritornino immagini che credevo di aver scordato. È incredibile come tali immagini riescano a farmi rivivere quei momenti e me ne facciano risentire le sensazioni... gli odori, i sapori. Persino un movimento particolare degli occhi... il movimento di una mano... o quello di una carezza... ricevuta o data, possono ritornare: sino a quando le stò pensando posso goderne... sino ad eccitarmi... ma non appena mi accorgo che sono solo ricordi, una sorta di amarezza riesce a impadronirsi di me, per farmi tornare ad avere rabbia... Allora mi dico: ?forse è per questo che mi hanno consigliato di scrivere... perché la rabbia riesca a soffocare il sentimento... perché il sentimento diventi odio... anche se non di odio sarebbe giusto parlare ma di amore sotto mentite spoglie... amore travestito da odio... sotto è comunque amore... ma che cerca di farsi forza travestendosi. Bisogna mentire a se stessi se si vuole uscirne? O forse scrivere è un modo per incallire il nostro essere: ricordare per non dimenticare cosicché ci si abitui alla vista dei ricordi che pure ci piacquero... e provarne sdegno??. Non so, ma se il risultato, qualsiasi sia la causa, anche non conosciuta, è l?annullamento o lo smorzamento della sofferenza, allora davvero spero di portare a termine questo ?lavoro?. Anche se la ragione dice questo, ma i sentimenti vorrebbero altro.
Torno a godere del ricordo: ?Aspetta? disse Francesco... ?mettiti tu al posto mio? continuò... io ?che vuoi fare?... ?mettiti al posto mio? insistete. Cambiammo di posto: io fui sotto, lui mi fu sopra. Scese giù, sino ai pantaloni, sfibbiò la cintura... apri i bottoni dei pantaloni. Io me ne stavo fermo con le braccia poggiate al sedile della macchina... sapevo cosa voleva fare... Sdraiato tenevo il capo alzato, volto verso di lui... .Lo osservavo, mentre mi abbassava i pantaloni. Rimasi in mutande... prima le mani poi ci poggiò le labbra... mi guardò... prese gli slip ai fianchi e li portò giù... ero eccitatissimo! Me lo prese con le mani... mi guardò ancora... e ?spinse giù?. Che piacere mi dava... e mi piaceva che fosse lui a farlo. ?Ti piace?? disse... ?ohhh... siiihh? risposi... abbassò gli occhi e lo prese in bocca...andò giù ancora... tutto dentro... Chiusi gli occhi, abbandonai la testa indietro sullo schienale...e inspirai di piacere... Lui continuava ed io non facevo che godere con intensi respiri. Godevo dei sensi, ma la consapevolezza incomprensibile che fosse un uomo... e fosse lui a farlo mi facevano godere di più... Era bravissimo! Chissà quante centinaia di volte deve averlo fatto, ma non me ne preoccupai allora. Si fermò, venne verso di me ? vai tu giù ora? mi chiese...lo guardai... mi imbarazzava l?idea, anzi non mi piaceva, ma non potevo solo volere e non dare a chi si era dato... e ora mi chiedeva di darmi...
Cambiammo di posto, gli sfibbiai i pantaloni... glieli tirai giù... mi fermai. Poggiai la guancia sulle sue mutande e chiusi gli occhi per godere mentalmente di quel contatto... li riaprì... via le mutande.
Un pene per niente bello... Ora sembra strano doverlo dire ma anche un pene può piacere o no... sempre per via delle capacità contorte della mente di non saper mai andare, nei momenti immediati, oltre le apparenze. ?Dimensioni normali? pensai... ma curioso: largo alla base stretto in punta, piegato verso un lato e verso l?alto e anche un po? ?rotante?. Non mi piaceva, ma mi bastò riguardarlo in faccia e negli occhi per poter andare oltre... feci come lui... solo per meno tempo...
perché era un fare troppo consapevole, non istintivo, per di più con sensazioni di sgradevole fastidio. Ma lui mi piaceva e terminato il ?fare? tornai su di lui. Ora eravamo corpo a corpo... ci sistemammo i... peni... i ca**i... (dite come vi pare!) l?uno su l?altro. ?Aspetta... aspetta?... ?spostati un po? più in qua?... ?mettiti così?... qualche riso... qualche ?ahi? tra respiri che si andavano facendo affannati... e poi spingemmo... spingemmo... sbagliam riprendemmo... ci riaggiustammo... rispingemmo... di più... .di più... Ritornammo ai baci... più intensi... più violenti... ricambiammo posto... ci rifacemmo... con la bocca... ci stringemmo... ci strusciammo... ci toccammo... ci masturbammo... godemmo... .suda Era bello: un tripudio di sensi che mai sino ad allora avevo provato... . La differenza era dovuta al fatto che con me per la prima volta, c?era un uomo... un uomo come me!
Quanti... ?ahi... mi fai male?... ?non così?... ?cosi...così?... ?fermati... altrimenti?... ?ricominciamo? ... e i ?mi piaci?... ?sono stanco?... Quante risa...
?Tu ridi sempre mi diceva? quando, con il passare dei giorni diventammo più ?intimi?... ?Mi piace quando ridi? qualche volta mi ha detto. E? bello ricordarlo... ma allo stesso tempo fa male.
Era ora di ?finirla?. Era già tardi e andavamo avanti da circa un?ora e mezza. Rimanemmo per qualche istante abbracciati... sudati... ?mi piace l?odore del tuo sudore? gli dissi... mi piaceva davvero... un piacere che per certi versi deve essere simile a quello che i cuccioli degli animali e forse degli stessi uomini, hanno nei confronti degli odori delle madri... Un piacere innato, che forse Dio stesso volle perchè servisse da protezione... .perchè i piccoli non si allontanassero dal seno materno...un odore capace di agire da stimolo ai sensi e che forse rimane in noi per sempre.
Decidemmo di ?venire? fuori dalla macchina. Uscimmo... in pantaloni, ma apertiùe a torso nudo. Mi poggiai sulla macchina ... mi venne sopra... mi strinse le braccia attorno... lo feci pure io... ci baciammo... ci strusciammo ancora, poi uno affianco all?altro e prendemmo a masturbarci reciprocamente. Ansimavamo... , io più ?dignitosamente? lui era più ?rumoroso?... e più ci avvicinavamo alla fine, più morbosamente ci baciavamo... sino quasi al termine, quando ormai per ?venire? ci ?lasciammo? per raggiungere il massimo del piacere... fianco a fianco... .Strinsi gli occhi... respirai forte... e ?venni? lui ansimò rauco...eccessivamente... e ?venne?.
Un attimo... una pausa brevissima... ci guardammo, ci ricomponemmo... un mezzo sorriso...
Che imbarazzo provavo ora: il tipico imbarazzo, ma anche rimorso che seguiva immediatamente, quasi sempre ogni mia ?sega?... Una sensazione ancora una volta non controllabile, risultato di una qualche reazione chimica del mio cervello. Una sensazione di sdegno che è sempre durata, a scemare, qualche minuto e che c?è quasi sempre stata...
Mi sono accorto che questa sensazione nei miei ?incontri? con Francesco, è durata solo per poche altre volte: ad un certo punto è scomparsa del tutto. Credo nel momento in cui quello che facevo non era più per la gran parte solo sesso ma anche e soprattutto amore. Quando dopo ogni ?volta?, potevo guardarlo e pensare: ?Credo di amarlo?... , quando cominciai a sentire lui come parte integrante di me. Fu da allora che non sentì più quella sensazione di imbarazzo... di sdegno. Rimaneva solo uno stato di benessere dettato da un dolce sentimento: quello che, finito di fare sesso (vorrei dire l?amore, ma non credo di potere), ci spingeva a rimanere abbracciati nella nudità senza alcun imbarazzo o timore.
Rientrammo in macchina e alzammo gli schienali dei sedili. Ci rimettemmo le camicie e mentre lui si riabbottonava mi chiese: ? Ti è piaciuto?... con lo sguardo basso e perso, mentre anch?io tentavo di richiudere i bottoni nelle asole che erano troppo strette e mi davano difficoltà, ancora in preda a quella sensazione di smarrimento e con la voce non fermamente netta, dissi, senza mentire sapendo che in quei momenti lo era stato davvero ? si... mi è piaciuto... e a te? guardando verso di lui... ?si... .mi è piaciuto?rispose annuendo con la testa. Non ne ero entusiasta ora, ma mi stavo rasserenando.
Poi d?improvviso, senza dir nulla, si mosse e si sdraiò sulle mie gambe aspettando che io lo sostenessi con le braccia... proprio come avrebbe fatto uno che si aspetta di ricevere una qualche carezza o un tenero abbraccio, come farebbero una madre e un figlio o come farebbero due persone che si amano. Rimasi di sasso! Non me lo aspettavo, ma lo sostenni con il braccio sinistro, mentre con il destro non sapevo cosa fare. ?Che fai??... gli chiesi, ? mi metto comodo? rispose. Cercò una posizione più comoda, inspirò profondamente e mi guardò nelle pupille con gli occhi di chi cerca riposo e conforto tra le braccia di chi ama. Non ressi lo sguardo... e mi volsi. Guardai fuori dalla macchina attraverso i vetri bagnati del nostro respiro, guardai il luccichio delle mille luci della città come per cercare una qualche risposta ad una domanda sconosciuta ... Mi piaceva quel suo fare... pareva dirmi teneramente: ? ti va di volermi bene?...
?Tienimi? mi disse... tornai a guardarlo e allora alzai un po? di più le gambe perchè stesse più comodo con la testa che stava sul mio braccio vicino al mio volto e poi con l?altro lo strinsi un po? più a me. Mosse la testa come per cercare un po? di calore nel mio braccio inspirò ancora, chiuse gli occhi e disse sussurrando: ? sto bene? o qualcosa di simile. Lo guardavo... senza sapere cosa pensare... solo una domanda senza testo, solo un punto interrogativo e un immenso piacere... Non ci capivo nulla!
?È incredibile? dissi... ?cosa?? rispose lui riaprendo gli occhi ?io e tu qui... non lo avrei mai immaginato... mi sembra tutto così irreale... .è troppo bello?... .sorrise. lo guardai negli occhi, mi guardò... alzò la testa e mi diede un morbidissimo bacio sulle labbra... e si riposò sul braccio, ma senza mai distogliere lo sguardo dal mio... Era tutto troppo bello per essere vero! ?hai degli occhi bellissimi? gli dissi con il tono di chi era teneramente soddisfatto... Sorrise ancora, come un ragazzino e richiuse le palpebre. Quanto mi piaceva in quel momento! Alzai la mano, la accostai al suo volto senza che lui se ne avvedesse, ma non osavo toccarlo. Lo scrutavo, ne osservavo i lineamenti: le labbra, il naso, gli zigomi... , le sopracciglia... già mi piacevano le sopracciglia, volevo accarezzarle, ma non mi permettevo. Riaprì gli occhi e mi osservò... capì che si stava interrogando sul perché gli fossi così vicino... con il volto e con la mano... ?posso toccarti il sopracciglio?? gli chiesi... fece di si con la testa e richiuse, aspettando.
Posai lievemente il palmo della mia mano sulla sua guancia e feci scivolare lentamente il pollice sul sopracciglio. Lo rifeci, ma ora lui mosse la testa, prima per cercare la carezza della mia mano sul suo volto poi per baciarmi il pollice... Provate ad immaginare quanta tenerezza in quel gesto.
Mi prendeva quel suo modo di fare... mi estasiava e quando riaprì gli occhi, non potei fare ameno di dargli il più tenero bacio che io abbia mai dato: fu lento il movimento per raggiungerne le labbra, nonostante i nostri volti fossero a soli quindici centimetri di distanza. Fu lentissimo, esitato, ma voluto... fatto di soli sentimenti... un bacio appena accennato... ma il più bello... perché dato di cuore.
Chissà se lui pur facendo ?mente locale? sarebbe in grado di ricordarlo? Se davvero recitava, dovrebbe essergli difficile... un ricordo solo mio!... ma fatto di due persone... che strano!
A pensarci bene, non deve essere normale che una persona si conceda in un modo così schietto a chi conosce appena. Non credo sia normale che qualcuno possa volere subito manifestazioni di intimo affetto da chi non conosce... deve esserci un qualche problema di carattere psicologico in un tipo del genere... specie se si pensa, col senno di poi, che a tale persona, che forse stà recitando, non gli importa molto di chi ha davanti... perché con troppe persone ha fatto la stessa cosa. Anche nel tempo che frequentava me. Di cosa ha bisogno uno che sa che amare una sola persona, è la cosa moralmente corretta, ma che nonostante questo, preferisce gettarsi tra le braccia di chiunque e magari con più persone simultaneamente? È solo perversione? non credo! Forse è ricerca di affermazione al fine di nascondere la mancanza di autostima. Forse è colmare carenze di affetto familiari. Il fatto che fosse come si è mostrato dopo, quasi un egocentrico narcisista, dimostra questo? Si può scusare chi è come lui? Si può scusare chi non sa rispettare, consapevolmente, i sentimenti degli altri? Ha colpa? È sola stupidità? Sapere che essere belli complessivamente è meglio che esserlo solo fuori e nasondersi a tale verità, è stupidità? Dove comincia l?essere colpevoli? Cosa pensa realmente di se stesso colui che si fa sordo al suo io morale, alla sua coscienza? Di certo non deve essere felice! Fingerà di esserlo... e questo forse gli basterà sino a quando nessuno passati gli anni, vorra più dargli le conferme e l?affetto che egli forse, non è mai stato autenticamente capace di ricambiare... ma forse non è o sarà esattamente così... non mi piace pensarlo. Chi può capire l?essenza di un uomo? Non sta a me giudicare... non ne ho le capacità... non sono Dio.
Ma come Dio spero nella bontà e nella capacità di redimersi degli uomini... non per me... ma anche per me. Ma dicendo questo, ho già giudicato? Si! E sbaglio.
Rimanemmo ancora un poco in quel posto in quella tenera posizione, lui con gli occhi chiusi, io con lo sguardo perso tra lui e la città che continuava a vivere la sua vita incurante di noi che su quella altura vivevamo un?esperienza unica... almeno per me lo era...
?Che ora è?? chiese... ?è tardi ... sarà meglio andare? risposi... Riaprì gli occhi, rimase ancora un momento, poi si levò e tornò al suo posto... sentì il calore del suo corpo svanire, mentre si alzava... si sgranchì il collo facendo roteare la testa, mentre mugugnava di piacere. Mi guardò ancora... ancora un bacio... mi misi composto guardai avanti, accesi il motore, le luci che ci diedero fastidio agli occhi ormai abituati al buio e ripartimmo.
Quanta tenerezza in quell?abbraccio... ma la tenerezza è conseguenza di un sentimento? Se si, allora: quanto sentimento in quell?abbraccio! Ma era vero?
Non credo che potrò mai dimenticare.
Edon78
continua
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