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Ciao a tutti, anch'io come tanti qui conosco e vivo l'esperienza dolorosa della solitudine e scrivo le righe che seguono come spunto di riflessione, rivolta a tutti, su questa dimensione esistenziale che ci accomuna.
Credo che, per coloro che non si trovino nella solitudine per circostanze contingenti, il problema sia pressochè irresolubile;i buoni consigli da circostanza prospettati tante volte non credo che approdino a nulla; a certe altezze il problema finisce di essere di tipo psicologico e diventa qualcosa che trascende le soluzioni-ricette sociali.
La condizione esistenziale della solitudine (intesa come assenza-separazione dal prossimo)deriva dalla difficoltà-impossibilità di comunicazione con chi ci interessa, sembra quasi che manchi nell'anima un recettore che ci faccia riconoscere come affine a chi ci rivolgiamo;
ohh..ho provato il filo della lama più tagliente, lo sguardo del "Tu sei come se non esistessi".
Il perchè di questo stato di cose?
Semplicemente non esiste una ragione "completa" che corrisponda alla profondità del nostro dolore, tutto si riduce a dire banalmente che è capitato così,non diversamente, per esempio, dalla circostanza favorevole, di chi scrive, di avere in atto ancora tutti i capelli in testa contrariamente a tanti altri.
Dinnanzi tutto ciò non resta, nè può restare altro che un ammutolito silenzio..
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