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Oggi il dottor Julian Burton fa lo psicoterapeuta a Los Angeles aiutando le persone a risolvere i loro problemi. La sua tesi di laurea, però, aveva più a che fare col soprannaturale che con la patologia, dato che trattava l'argomento dei contatti spontanei coi defunti. Burton interpellò, nel corso della sua ricerca, centinaia di persone, e apprese che comunicare con amici e parenti trapassati non è affatto insolito. Questo non fu per lui una sorpresa, dato che l'idea del suo progetto di tesi era motivata da sue esperienze precedenti.
La madre di Burton era morta nel 1973 all'età di sessantasette anni in seguito a un attacco di cuore. La sua morte fu un grave colpo per lui, ma egli si sentì meglio quando, a settembre di quello stesso anno, fu certo che il legame fra di loro sarebbe continuato a lungo.
"Una sera, quel settembre", racconta Burton, "io e mia moglie ricevemmo la visita di parenti. Io ero in cucina e mentre tagliavo un ananas ho udito alle mie spalle dei passi che ho scambiato per quelli di mia moglie. Mi sono voltato per chiederle dove fosse una stoviglia, ma mi sono reso conto che si era spostata fuori dal mio campo visivo. Mi sono voltato dall'altra parte e ho visto mia madre, in piedi. Era chiaramente visibile, e sembrava più giovane di quando morì. Indossava un diafano abito azzurro ornato di trine che non le avevo mai visto prima di allora."
La figura si dissolse mentre Burton la fissava, e la mattina dopo egli raccontò per telefono l'esperienza a sua sorella.
"È rimasta sconvolta" continua lo psichiatra "e si è messa a piangere, chiedendo perché nostra madre non fosse andata da lei. Le sue parole mi hanno rattristato, e le ho chiesto se credeva in quello che le avevo detto."
Si scoprì che, due settimane prima del decesso, erano andate madre e figlia a fare compere e l'anziana signora era stata attratta proprio da quell'abito azzurro chiaro. Avrebbe voluto comprarlo, ma non lo fece perché il prezzo di duecento dollari le parve eccessivo.
L'esperienza esercitò una profonda impressione su Burton, che, all'età di quarantadue anni, decise di tornare all?università e laurearsi. "Ho pensato" disse "che probabilmente molte altre persone avevano un'esperienza analoga da raccontare."
La vita, continua, sono i nostri pensieri, i nostri sogni che ci dicono che ci sono altre dimensioni.
Ci vuole pazienza.