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C'è tanto silenzio, fuori e dentro me.
Un silenzio in cui le ore sembrano uguali l' una all' altra, senza distinzioni. I giorni nascono a piccoli passi e muiono senza lasciar traccia, quasi come se non volessero farsi sentire. Non ci sono colori, solo penombre e chiaroscuri.Non ci sono nemmeno più lacrime o forse semplicemente sono talmente quotidiane da non accorgersi nemmeno di star piangendo.Non ci sono nuovi attimi da ricordare, non ci sono speranze a cui aggrapparsi.
Però, ci sono parole. Tante parole.
Capaci di riempire almeno in parte il vuoto che ho dentro, capaci di riempire fogli, quaderni interi.
Ci sono lettere per Lui, scritte nell' assurda speranza che lui possa in qualche modo sapere di vivere ancora nel cuore di chi ricorda.
Ci sono poesie, dettate una dopo l' altra dal pianto della mia anima e raccolte giorno dopo giorno, notte dopo notte come un rituale da non interrompere.
In tutti i miei fogli, nelle mie agende, parlo di Stefano.
A volte farnetico, i discorsi sono confusi e rileggerli è ancora più triste perchè in loro ritrovo tanta sofferenza, tanto dolore.Quasi folle.
è proprio così che denomino la prima fase di dolore che ho vissuto immediatamente dopo la morte di Stefano:folle.
Si, perchè la sofferenza che non sai spiegarti, di cui non conosci il limite ma solo le cause che ti provoca, di cui non comprendi la natura ma la cui intensità ti strazia il cuore,è per forza folle.
Ci sono state tante fasi diverse di dolore, dopo Stefano.Ad ognuna reagivo in maniera diversa, ad ognuna associavo canzoni, parole diverse.Da nessuna però non ne sono mai uscita vincente, a testa alta.
Il mio dolore l' ho guardato in faccia,è vero, perchè da sempre ti insegnano che devi scrutare il tuo avversario per conoscerlo e riuscire a batterlo.Così,io l' ho fissato, analizzato,descritto senza però riuscire mai a trovare una formula, un antidoto.
Il dolore è una bestia, un animale che io per quanto mi sforzi, non riesco ad addomesticare.
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