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Dedica a cui stai rispondendo

Il Sabato sera di nuovo, per la millesima volta, è arrivato. Incredibile quanto la solitudine dopo una lunga sofferenza riesca a convincerti che sia giusto così, che è meglio se le cose vanno così, che è tutto giusto, che devo stare tranquilla. La mia però è una tranquillità che non mi dà pace, che mi tortura. La solitudine mi sta trascinando ormai da un pezzo ed io mi sto consumando piano piano, non sta rimanendo più niente di me. All'inizio mi ribellavo, ma ora ho smesso, che faccia di me quello che vuole. In molti mi desiderano vedere debole, piangente, triste e distrutta come ai tempi, quando passavo i giorni a scuola con la testa appoggiata al muro e gli occhi lucidi e gonfi. Quando mi sembrava che io non fossi quella giusta, quando pensavo che il suicidio fosse l'unico rimedio alla mia solitudine. Ora debole non mi vedono nè mi vedranno più, perchè ho imparato a nascondere tutto, a sostituire le lacrime con le grandi risate. So benissimo come vengo guardata e come vengo giudicata, ma non dimostro come mi fa stare questa situazione, darei solo troppa soddisfazione agli altri. Essere soli. Ci sono tanti modi di essere soli. Anche l'uomo più ricco del mondo può sentirsi solo. Anche chi di solito è "il capo" del gruppo può sentirsi solo, anche chi sembra fregarsene di tutto e di tutti potrebbe essere solo, basta guardare i suoi occhi che di solito sembrano non portare nessuna sofferenza, in alcuni momenti sembrano arrendersi a tutto per poi ritornare a sembrare impenetrabili, irraggiungibili, impermeabili. Noi, in realtà, portiamo sempre, in qualunque momento, una maschera. Ne abbiamo una con i genitori, una con i professori e gli amici, una con gli sconosciuti poichè se fossimo veramente noi stessi, se facessimo veramente sempre ciò che ci passa per la testa, saremmo pazzi, ci prenderebbero per pazzi. Pazzi, vuol dire essere liberi, vuol dire fare ciò che pare e piace, vuol dire non portare una maschera. Le maschere sono l'unico modo per resistere, per andare avanti. Penso.